Il caso
Casa Meloni e il problema Michetti: sospiri e affanni per il parente acquisito
Il tribuno non risponde agli input e sembra gestito da un circolo di avvocati e giornalisti di Radio Radio. E ora non si sa come e con chi chiuderà la campagna elettorale
Giorgia se ne fa carico con iniziative a tappeto, la sorella Arianna ha la responsabilità di averlo lanciato per il Campidoglio e il cognato Lollobrigida lo difende dagli attacchi di Forza Italia
A casa Meloni c’è un parente acquisito che ne combina di tutti i colori. Sospiri e affanni. E’ Enrico Michetti. Più passa il tempo e più Giorgia ne prende contezza. Nelle ultime settimane la “capa” di Fratelli d’Italia è passata da tre uscite settimanali tra mercati, piazze, palchi della capitale a cinque. Fa gli straordinari. Ovunque l’accoglienza è da Madonna pellegrina. Scendono dai palazzi anziane in ciabatte per stringerle la mano e abbracciarla. Sono baci e complimenti.
Ma poi dietro c’è Michetti: timido, in disparte, remissivo. Spesso lei lo deve riprendere: “Vieni qua, fatti vedere”. Altro che tribuno.
A casa Meloni c’è anche Francesco Lollobrigida che è il capogruppo del partito alla Camera. E’ colui che risolve i problemi. E’ la voce tenorile di Giorgia. Sa essere duro e cinico.
Michetti ogni giorno sta in mezzo a una polemica (il programma scopiazzato, la storia del voto a Gualtieri alle Europee del 2019). “Lollo” gli consiglia di attaccare, di ribaltare la narrazione. L’esperto di diritto amministrativo dice sempre “sì, sì”. Ma poi tira dritto e va per i fatti suoi. Vallo a prendere. A casa Meloni c’è anche Arianna, la sorella più grande di Giorgia, passione politica purissima seppur dalle retrovie. E’ la moglie di Lollobrigida. E’ stata lei a portare, con il deputato romano Paolo Trancassini, il prof al cospetto della sorella leader. Anche lei, Arianna, inizia a essere preoccupata. Michetti è impossibile da gestire. Non funziona. Risponde a un altro cerchio magico. Sospiri e affanni tra le pareti di casa Meloni.
In pubblico Michetti è difeso con la baionetta alzata e argomenti banali: è competente, è forza tranquilla, vedrete. La coalizione frigge. Maurizio Gasparri di Forza Italia dice: “Speriamo che le scelte di Giorgia siano fortunate. Ma se dovesse andar male non tiriamo fuori le sorelle, i cognati e i deputati. Lei lo ha imposto, lei è la leader”.
Nella Lega ieri hanno dato a Matteo Salvini un sondaggio pessimo: Michetti butterebbe giù così tanto la coalizione da riaprire tutti i giochi.
Sarà vero? “Tra Milano e Roma non si sa dove stiamo messi peggio”, dicono da Via Bellerio.
Tocca dunque a Lollobrigida difendere il candidato che si sono messi in casa, il cugino acquisito: “Gli alleati sostengano i candidati condivisi, noi lo facciamo”. In privato, i dubbi dentro al condominio di Fratelli d’Italia si fanno pesanti, stratificati. Ma non si possono dire. Guai. Anche chi, come Fabio Rampelli, aveva espresso qualche dubbio sul nome dell’ “avvocato meravijoso” adesso dice che vincerà, che Gualtieri sembra un funzionario del Pci e che insomma le gaffe in fin dei conti fanno parte della tappezzeria. Nel partito di Giorgia Meloni non può passare che qualcuno abbia remato contro. Nemmeno il sospetto ha cittadinanza.
E però che fatica. Nessuno cintura il centurione Michetti. Che al contrario dà retta ed è gestito da un circoletto particolare. Al vertice c’è Valentina Romani della famosa Gazzetta amministrativa, poi un altro avvocato: Stefano Renzini. E infine: Furio Focolari e Ilario Di Giovambattista di Radio Radio.
Sono i punti cardinali del candidato. Romani gli consiglia di non andare ai confronti, poi in radio ne difendono la scelta. In mezzo: c’è Paolo Trancassini, deputato eletto a Rieti, ma titolare del ristorante “La Campana” a due passi dal Pantheon. Si mischiano i piani e le agende, non si sa bene chi dia le direttive. E come uscire da questo pantano. Almeno organizzativo.
Tanti comizi di Fratelli d’Italia nei municipi finiscono così: “Votateci alle comunali se volete Giorgia premier”. Omettendo il passaggio intermedio: il nome del candidato sindaco. Michetti chi? Tutti nel centrodestra lo danno per spacciato al ballottaggio, salvo cataclismi. E temono che possa far scendere FdI sotto il 20 per cento.
L’altro giorno il timido tribuno per fermarsi a un’iniziativa della fondazione di Adolfo Urso, Farefuturo, ha dato buca a tre cene elettorali. Qualche settimana fa Salvini lo aspettava, ma lui stava giocando a paddle. Adesso sta per scoppiare un altro problema: non si sa come e con chi far chiudere la campagna elettorale di Michetti. La Lega lo fa oggi, Forza Italia il 29 settembre (Cav.day ). Non rimane che citofonare a casa Meloni. Di nuovo. Quanta pazienza.