Giorgetti benedice Calenda (che ringrazia). La guerra nel centrodestra per le amministrative prosegue
Il ministro dello Sviluppo fa uno strano endorsement al leader di Azione. Che apprezza: "Sono contento e lusingato". Anche su Milano, il numero due della Lega stronca le speranze di Bernardo. Ormai l'autosabotaggio sovranista verso i propri stessi candidati è una strategia collaudata
C'è chi dirà che lo stupore è solo relativo, nel senso che sotto il fuoco amico degli alleati e dei supposti sostenitori, già molti candidati sindaco del centrodestra sono caduti in queste settimane di campagna elettorale in vista del voto del 3 e 4 ottobre. E però stavolta il messaggio è di quelli clamorosi, perché a mandarlo è Giancarlo Giorgetti. Il quale, in un colloquio col quotidiano La Stampa, nel giro di due battute liquida prima Enrico Michetti e poi Luca Bernardo, arrivando così a pronunciare un mezzo endorsement, neanche troppo mascherato, per Carlo Calenda, che confessa di esserne lusingato, e un elogio di fatto a Beppe Sala.
"Chi vince le amministrative a Roma?", chiedono al ministro dello Sviluppo. E lui, anziché esibirsi nel solito pronostico motivazionale a favore del proprio portacolori, risponde: "Dipende da quanto Calenda riesce a intercettare il voto in uscita dalla destra. Nei quartieri del centro penso che sarà un flusso significativo". E ancora: "Se Calenda va al ballottaggio con Gualtieri ha buone possibilità di vincere. E, al netto delle esuberanze, mi pare che abbia le caratteristiche giuste per amministrare una città complessa come Roma". Un attestato di stima che non lascia indifferente il diretto interessato, e infatti il leader di Azione, interpellato sul punto, confessa di avere "molto apprezzato" l'endorsement di chi oggi dirige quello stesso ministero guidato da Calenda anni fa. "Sono contento. Stimo Giorgetti", ci dice. E aggiunge: "E' importante ricevere apprezzamento da chi, nello schieramento di centrodestra e nella Lega in particolare, rappresenta l'anima governista. Uno che conosce la fatica dell'amministrare".
In ogni caso, neanche una possibilità di vittoria per Michetti sembra intravedersi nelle parole di Giorgetti. Che infatti aggiunge che, qualora al ballottaggio andassero il candidato di centrodestra e l'ex ministro dell'Economia del Pd, l'esto sarebbe scontato: "Vince Gualtieri". Stesso copione a Milano. Dove, a giudizio del vicesegretario della Lega, "Sala può vincere al primo turno". Non esattamente quel che si dice tirare la volata al proprio capitano. Del resto, si premura di aggiungere Giorgetti con l'aria di chi vuole mettere le mani avanti, "i candidati non li ho scelti io".
E così si aggiunge una nuova puntata alla saga un poco farsesca del centrodestra in vista di queste amministrative. Perché, prima ancora che ci pensasse Giorgetti, nella poco nobile arte di azzoppare i propri stessi candidati si sono cimentati in parecchi, nelle scorse settimane. Il primo, e con sincero gusto della provocazione, fu Vittorio Feltri. "Bernardo non è all'altezza, vincerà Sala al primo turno", disse a metà settembre il direttore editoriale di Libero. Solo che lo disse da capolista di FdI per il Comune di Milano, ruolo che Giorgia Meloni gli aveva proposto con grande entusiasmo. Poi toccò a Paolo Damilano, candidato del centrodestra a Torino che, forse per rinnovare la sua fama di civico trasversale e non di parte, pensò bene di far sapere che, fosse stato a Milano, lui avrebbe votato per Sala.
Quindi, a confermare le perplessità di larghe fette di centrodestra sulle candidature proposte per questa tornata delle amministrative, sono arrivati Giovanni Toti e Luigi Brugnaro, leader del movimento Coraggio Italia. E come loro, anche Gianfranco Rotondi. Il quale, intervistato dal Foglio, analizzando la candidatura di Bernardo a Milano ha parlato di una scelta che "umilia la capitale morale del centrodestra". E del resto, Gabriele Albertini, ex sindaco del capoluogo lombardo e a lungo corteggiato da Salvini per una ricandidatura che avrebbe forse potuto mettere in ansia Sala, ha spiegato a questo giornale che lui neppure si scomoderà per tornare dalla sua villeggiatura di Merano e votare un candidato che non lo convince affatto. “Noto con dispiacere - ci ha detto - che dopo il mio gentile no a Matteo Salvini, per la candidatura a Milano, nel centrodestra è iniziata una strana corsa. Non tanto a vincere, ma a intestare a qualcuno la possibile sconfitta". E forse non vale solo per Milano.