Foto Stefano Cavicchi / LaPresse

Brokeback Lega

Michele Masneri

Da "Los Padanias" alla corrente Mykonos, da Bossi a Morisi, la saga del celodurismo 

La corrente Mykonos, va detto, è una di quelle definizioni perfide e geniali che sono già lì pronte a rimanere nella storia (come la corrente thailandese del Pd). Quella Mykonos però, cioè la componente gay in seno alla maschissima Lega, deriva dalla famosa battuta di Salvini (battuta felice: “Mi è dispiaciuto solo che non l’abbiano fatto a Rapallo, tenendo i soldi in Italia”) quando Alessandro Zan, nel suo libro, rivelò di aver visto dei leghisti baciarsi tra loro. Cioè, tra maschi leghisti: in un certo senso, il trionfo del sovranismo. La corrente Mykonos è stata evocata ieri su questo giornale dal senatore Pillon, con quella faccia da frate cattivo del “Nome della Rosa”. 

 

Ma si sa che la fisiognomica non è scienza esatta; e però con quella faccia e con quella frangetta il Morisi sembra un fraticello in vacanza a Rapallo, più che a Mykonos. Ma comunque: qui siamo nel campo degli outing: quello che ha detto ieri Pillon, col suo grido disperato, è: qua, nella Lega, sono tutti gay. Siamo circondati (anche un po’ “io so i nomi”, pasoliniano). Ma andiamo con ordine: l’outing, pratica disdicevole e discussa anche in seno alla comunità lgbt, è giustificata soltanto in rarissime occasioni. Meno dell’uso della pistola (sicuramente meno dell’uso della pistola da parte di assessori leghisti). C’è tutta una vasta letteratura americana di integerrimi e superciliosi conservatori che poi con cadenza più o meno regolare vengono sorpresi in bagni pubblici a consumare fugaci rapporti alla Sandro Penna. Dunque, sputtanati e assolti. 

 

Però adesso la corrente Mykonos è allarme sociale. Per Franco Grillini, “Pillon minaccia di fare i nomi di tutti i gay della Lega, Salvini minaccia di fare i nomi dei politici importanti e dei loro amanti gay, siamo al festival dell’outing”, e sembra davvero una colossale nemesi storica. Mentre si sta compiendo quell’altro snodo importante, già preconizzato da alcuni, “si arresteranno tra di loro”, nella Lega e nel Parlamento sempre molto insospettabile e maschio, sta avvenendo il “si faranno outing tra di loro”. 

 

Nel caso Morisi c’è l’aggravante del Ghb o forse Gbl, si sta indagando, comunque “droghe dello stupro” secondo la pubblicistica deamicisiana, in realtà diffusissime anche tra consenzienti (e anche tra padrone di casa accorte, come la sorella di Ornella Muti che sostiene di usarle per levare le macchie dall’argento). Droghe che compaiono anche in delitti bruttissimi come quelli dei Foffo-Prato romani poi magistralmente documentati nel libro di Nicola Lagioia “La città dei vivi”, dove i genitori di assassini poi suicidi tenevano soprattutto a precisare che “mio figlio non è gay”, però assassino sì. Ma il Morisi, l’allevatore della Bestia, la brüta bestia, che ci avrà fatto, se è vera la storia, con tutti questi liquidi? Feste e festini, commerci, pulizia dell’argenteria, o solo per tirarsi su dopo le lunghe giornate di lavoro? Pappandosi il Ghb come il suo capo o capitone si pappava, a favore di diretta Instagram, bariloni di Nutella? Se ci fosse un’attenuante, qualsiasi magistrato di qualunque corrente (anche non Mykonos) applicherebbe, è chiaro, uno sconto di pena: per lavorare accaventiquattro col capitone qualche sostanza serve.

 

Però, pensiamoci, davvero: l’outing-fine-del-mondo nella Lega, maschia maschissima, proprio mentre Bossi compie 80 anni, sarebbe un bellissimo film o meglio un musical (meglio di quello sognato da Nanni Moretti sul pasticciere trotskista). Nata coi suoi “la Lega ce l’ha duro”, col suo “Boniver,  bona!”, rivolto a una signora comme il faut. E poi la canotta, le barbe, i sax di Maroni, come in un sogno erotico omo molto boscaiolo, da “Brokeback Mountain” però a Paderno Dugnano. Come si è arrivati da tutta quella maschilità al grido di dolore di Pillon? Il Papilloma virus della Lega quando è cominciato? E pensare che agli inizi, lo ha ricordato Zan su questo giornale, in seno alla Lega “c’era pure una cellula lgbt”. E’ vero: si chiamava “Los Padania”, che non è un gruppo di mariachi brianzoli ma significava “Libero orientamento sessuale” Padania. Associazione che arriverà a contare una cinquantina di membri e che insieme a Gay Lib, vicina ad An, si batteva dal centrodestra per i diritti gay verso la fine degli anni Novanta. Si pensava addirittura che in un fantomatico stato padano, una specie di sogno da Ayn Rand, la scrittrice americana libertaria amata dai magnati della Silicon Valley, si sarebbe potuto introdurre il matrimonio gay. Tutto ciò svanì però negli anni Duemila, quando Bossi decise di riavvicinarsi a Berlusconi e al centrodestra.

 

I Los Padania finiscono nel cassetto (anzi, nel closet). “Abbiamo scelto di partire dall’acqua, dalle cose semplici e naturali. Famiglie naturali, figli naturali, una Padania naturale”, dice Bossi nel 2000. Chi va contro questo pantheon a filiera corta sono “nazisti rossi alleati con i banchieri”, le “lobby omosessuali”, i “mondialisti”. In breve, gli “sporcaccioni”, i “porci”. Lì finì il sogno. E chi poté scappò a Mykonos. Gli altri, almeno, a Rapallo.