Il caso
Delega fiscale, la rappresaglia di Salvini: la Lega si oppone. Ma Zaia prende a schiaffi il leader
Tensione a Palazzo Chigi, il Carroccio si sfila prima del Consiglio dei ministri
I ministri del Carroccio abbandonano la cabina di regia. La ritorsione del leader dopo la disfatta alle comunali è iniziata. Ma dal partito il governatore del Veneto boccia la sua strategia: "Il segretario pensi al partito, al governo ci pensano gli amministratori"
La batosta è stata forte, la rappresaglia non si è fatta attendere. Mentre a Palazzo Chigi era convocata la cabina di regia che precede il Consiglio dei ministri sulla delega fiscale, Matteo Salvini muoveva le truppe contro il governo. Perplessità, una delega da approfondire. Con questo alibi il leader della Lega ha chiesto ai ministri di prendere tempo. Tanto che circolava questa voce: la delegazione del Carroccio non avrebbe votato la delega fiscale in consiglio dei ministri, andando così verso un'astensione. Un film già visto, la scorsa primavera, sul coprifuoco alle 23.
E così è stato: il Cdm ha approvato poco fa il provvedimento con l'astensione della delegazione leghista all'interno dell'esecutivo.
Salvini è in difficoltà: il tracollo elettorale lo starebbe spingendo a valutare tutte le possibilità. A partire da quella più clamorosa: uscire dal governo. Intanto, si diverte a far ballare l'esecutivo di Draghi. E non è, appunto, la prima volta. Intanto i ministri hanno abbandonato la cabina di regia.
Eppure, all'interno del suo partito, non tutti sono d'accordo sulla decisione. Tra i "governisti" all'interno del Carroccio, il governatore del Veneto Luca Zaia ha rivendicato il successo della Lega alle amministrative nella sua regione e gelato il leader della Lega: "Salvini? Il segretario deve fare il segretario, e gli amministratori gli amministratori. Quando le dimensioni si sommano si fa gran confusione".