Il tour e le elezioni
Effetto Conte: piazze piene, urne vuote. Ecco i dati dopo il tour
Il leader M5s ha battuto l'Italia da sud a nord con oltre 70 appuntamenti elettorali nell'ultimo mese. Ma dei bagni di folla per l'ex premier restano solo le foto: i risultati delle amministrative, per i grillini, sono stati in molti casi peggiori di cinque anni fa
Quel che resta alla fine è il dato iconico. Solo quello o poco più. Le foto che, al netto di qualche sapiente e tecnologico taglia e cuci, tornano buone per la campagna elettorale, documentando i bagni di folla per l’avvocato del popolo. Quel Giuseppe Conte che per oltre un mese ha battuto in lungo e in largo l’Italia, oltre 70 appuntamenti dalla Calabria al Friuli-Venezia Giulia, per lanciare il nuovo corso pentastellato. Il problema è arrivato quando, lunedì pomeriggio, gli scrutatori si sono messi all’opera, restituendo una realtà ben diversa da quella raccontata dai social, dove alle piazze piene, e alle migliaia di pollici alzati, corrispondono le urne vuote.
L’effetto del Conte tour? Non pervenuto, non ancora almeno. E non si parla dei grandi centri, non soltanto di Chiara Appendino e Valentina Sganga a Torino, o di Virginia Raggi a Roma. Il flop dell’itinerario elettorale del nuovo leader grillino trova conferma nei dati che arrivano praticamente da ogni parte d’Italia, con la lista M5s 2050 relegata spesso a ruoli di contorno, anche quando è parte della coalizione con il Pd, e i 19 sindaci eletti nel 2016 ormai sono solo un ricordo.
È il caso per esempio di comuni più piccoli, come Chioggia in Veneto, dove cinque anni fa era stato eletto al ballottaggio Alessandro Ferro, un sindaco a 5 stelle, la cui lista al primo turno aveva raccolto quasi il 21 per cento. Qui Conte c’è passato il 7 settembre, una sortita non troppo efficace, visto che questa volta il movimento si è fermato al 7,9 per cento. A Cattolica, in Emilia-Romagna, altra tappa del tour, l’avvocato sosteneva il sindaco uscente Mariano Gennari, che ci proverà al ballottaggio. Ma intanto la lista M5s è più che dimezzata: era quasi al 26 per cento cinque anni fa, oggi si attesta al 9,87 per cento. È andata meglio, si fa per dire, a Pisticci in Basilicata dove, rispetto alla scorse amministrative, i grillini perdono solo un terzo dei consensi, dal 21 al 14 per cento. Con un piccolo dettaglio: la sindaca uscente, la grillina Viviana Verri, è stata ricandidata, ma si è piazzata solo terza e non arriva dunque al ballottaggio.
Ma anche volgendo lo sguardo ai centri più grandi, o a quelli dove il movimento si è presentato per la prima volta, dell’influenza di Conte non c’è traccia. A Rimini i grillini raccolgono appena il 2,45 per cento, mentre a Ravenna, all’interno della coalizione di centrosinistra che ha portato alla rielezione di Michele De Pascale al primo spoglio, il M5s arriva al 3,9 per cento. Un risultato simile a quello di Trieste, una delle ultime uscite di Conte prima delle elezioni: 3,62 per cento – meno della lista No vax –, in caduta libera rispetto al 17,6 del 2016. Curioso è poi il caso di Savona, dove “andiamo convinti da soli”, diceva l’ex premier, e accanto alla lista stellata è nata la lista civica “Con te”: la prima è arrivata al 6,4 per cento, la seconda all’incirca al 2,7. Nella scorsa tornata qui un elettore su quattro votava 5 stelle.
E non è andata meglio nemmeno in Campania, il feudo grillino di Di Maio e Fico, a cui pure Conte ha dedicato parecchie energie: il M5s regge solo a Napoli, trainato dalla coalizione che ha eletto Gaetano Manfredi, dove conferma la percentuale delle scorse amministrative vicina al 10 per cento, mentre va male o crolla un po’ dappertutto nel resto della regione: a Salerno e a Battipaglia, per la prima volta alle amministrative, il M5s arriva al 4,4 e al 2,17 per cento. Mentre sono dimezzati i voti a Eboli, da 8,16 al 4,51 per cento. E a Frattaminore, da 4,13 a 2,77, il partito meno votato nella coalizione che ha sostenuto Giuseppe Bencivenga, confermato sindaco. “Il nuovo corso si è insediato da poco e non ha potuto dispiegare in pieno le potenzialità”, è stata la difesa d’ufficio del nuovo capo grillino, subito dopo la chiusura delle urne. E sarà pure così, ma intanto il segretario del Pd Enrico Letta sembra già guardarsi intorno in cerca di nuovi (e vecchi) interlocutori, al centro. Perché per il momento l’effetto Conte, se esiste, funziona solo per i fotografi.