Passeggiate romane
Il partito per Draghi al Quirinale si rafforza. Mappa con notizie
Dopo averlo per lungo tempo escluso, nel Pd finalmente ci si convince all'idea di portare Mario Draghi sul Colle. E nel quadro politico, tutti i pianeti si stanno allineando per rendere possibile l'operazione
Parrebbe proprio che dopo tanti tentennamenti, ripensamenti, tentativi di strategia finiti in malo modo e un turbinio di personalissime ambizioni di più di uno dei suoi dirigenti, il Pd si sia alla fine convinto che la strada inizialmente tracciata da Goffredo Bettini sia l’unica, e non include necessariamente le elezioni anticipate. Si sta parlando, ovviamente, dell’idea di eleggere Mario Draghi alla presidenza della Repubblica. Pensa che ti ripensa anche al Nazareno hanno compreso che non c’è altra via, se non ci si vuole incartare in un numero infinito di votazioni a vuoto, entrando nel tunnel di defatiganti quanto snervanti trattative.
Draghi al Quirinale, il Pd si è convinto
Se davvero questo metodo dovesse imporsi, la preoccupazione del Partito democratico diverrebbe una e soltanto una su questo fronte: abbandonare l’idea di un maggioranza Ursula per eleggere il capo dello stato e adottare il cosiddetto metodo Ciampi. Cioè eleggere al primo voto Draghi al Quirinale. Sondaggi sono in corso. Con la premessa che poi per un motivo o per l’altro – che sia il Pnrr da concretizzare o che sia una qualsiasi legge elettorale da realizzare – non si andrà al voto anticipato, in modo da tranquillizzare l’enorme massa di peones (e non solo loro) che, tanto più dopo il referendum che dimezza il numero dei parlamentari, temono di dover tornare a casa anzitempo senza la speranza di rivedere mai più i loro seggi.
Forza Italia ci sta. Silvio Berlusconi, al di là delle ambizioni e degli annunci, sa benissimo di non poter andare al Quirinale e vuole avere una parte da protagonista nell’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Le malelingue dei palazzi della politica, sempre molto attive in questo periodo, sostengono addirittura che nell’ultimo colloquio telefonico con Draghi, Berlusconi abbia detto al premier che intende adoperarsi in ogni modo per vederlo sull’alto Colle.
Ci sta, obtorto collo o meno, anche la Lega. Matteo Salvini lo ha detto pubblicamente e non può più rimangiarsi quelle parole, perché i suoi puntano proprio a questo obiettivo. Ci sta anche Matteo Renzi, perché l’elezione di Draghi non equivarrebbe allo scioglimento anticipato della legislatura, cosa che lo metterebbe in grande difficoltà. D’accordo anche Carlo Calenda che ha bisogno di tempo per provare a lanciare un soggetto politico nuovo, dentro il quale, però, nelle sue intenzioni non dovrebbe entrare il leader di Italia viva. Di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni, a dire il vero, nessuno si è preoccupato. Se la leader di FdI è della partita bene, sennò pazienza.
L’ultimo nodo da sciogliere riguarda il Movimento 5 stelle, che è sempre più ingarbugliato. Giuseppe Conte, che aspira a qualsiasi carica, ha compreso che il Quirinale non fa per lui (sì: ci aveva pensato) e pur di mantenere buoni rapporti con il Pd, è orientato a dare il suo via libera all’operazione. Luigi Di Maio, che è in procinto di soffiargli il posto, è d’accordo. Ma… C’è un ma grande come una casa: chi è in grado di controllare i parlamentari del Movimento 5 stelle? Il ministro degli Esteri è forte nel gruppo della Camera, ma non in quello del Senato. Conte non sa di chi fidarsi. E tutti non sanno che cosa vuole fare Beppe Grillo. C’è addirittura chi pensa che voglia buttare in pista, tanto per fare confusione, la candidatura di Romano Prodi. Ma chi conosce bene l’elevato è convinto che alla fine anche lui sarà della partita. Sempre parlamentari 5 stelle permettendo…