Perché la contiguità tra Meloni e Forza Nuova è una mistificazione

Luciano Capone

Un video di Report che mostra l'allora ministro della Gioventù accanto a Castellino ad Acca Larenzia. La questione dell'affitto dell'immobile di via Paisiello. Perché la realtà è più complicata di così. FdI dovrebbe condannare la matrice fascista dell'assalto alla Cgil, ma con Forza Nuova c'entra poco

L'idea è che, in fondo, ci sia connivenza o quantomeno contiguità tra Fratelli d'Italia e Forza Nuova, tra Giorgia Meloni e gli squadristi che hanno assalito la sede della Cgil. E le prove che alcune testate, come il Domani e Report, portano a supporto di questa tesi sono due: la sede di Forza Nuova in un immobile della Fondazione Alleanza Nazionale; e un video risalente al 2009, rilanciato da Report, che mostra il dirigente di Forza Nuova Giuliano Castellino (arrestato per l'assalto alla Cgil) accompagnare l'allora ministro della Gioventù Giorgia Meloni alla commemorazione di Acca Larenzia.

 

Partiamo da quest'ultimo aspetto. Innanzitutto bisogna capire il contesto di questo incontro, una pagina dolorosa nella storia della destra italiana. Il 7 gennaio 1978, davanti alla sede di via Acca Larenzia, due giovani militanti del Msi, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, furono uccisi da un gruppo armato e poco dopo, durante gli scontri con la polizia, morì un altro giovane missino: Stefano Recchioni. La strage di Acca Larenzia rappresenta quindi una pagina nera nella storia non solo della destra, ma della violenza politica nel nostro paese. Nel 2009 Castellino era un militante della Fiamma Tricolore, il partito che all'epoca gestiva l'ex sede del Msi, tanto è vero che è anche presente in un documentario della Rai sulla violenza politica come narratore della dinamica della strage sui luoghi in cui è avvenuta (sarebbe assurdo, sulla base di quella puntata di “La storia siamo noi”, ricavare una contiguità tra la Giovanni Minoli e il fascista Castellino).

 

Quindi era del tutto normale che, per poter commemorare i morti di Acca Larenzia, la destra istituzionale – all'epoca Alleanza Nazionale – dovesse coordinarsi con chi gestiva la sezione. Anche per evitare scontri con le frange neofasciste che non avevano del tutto accettato il “tradimento” di Fiuggi. La Meloni in quell'occasione non era andata a manifestare insieme all'estrema destra, anche perché come ricorda Fabio Rampelli, dirigente di FdI che in quell'occasione accompagnava la ministra della Gioventù, esistono due momenti distinti per la commemorazione che si tiene il 7 gennaio: “La manifestazione della sera dove confluiscono tutte le sigle extra parlamentari e la deposizione dei fiori in delegazione la mattina, inaugurata proprio per non avere contiguità.  E' ovvio che chi ha le chiavi della sede debba essere avvisato. Fiamma tricolore, Forza Nuova, CasaPound o chiunque altro. È solo una necessità tecnica”, spiega Rampelli. E' pertanto mistificatorio, come fa Report, tentare di accostare Giorgia Meloni al percorso politico e criminale di Castellino sulla base di 5 secondi di video in cui l'allora padrone di casa accoglie l'allora ministro in visita per una commemorazione.

 

E veniamo alla questione della sede di Forza nuova. Il partito di Roberto Fiore e Castellino ha avuto sede in un immobile di via Paisiello a Roma di proprietà della Fondazione Alleanza Nazionale, la cassaforte che custodisce i beni del partito disciolto. In un'inchiesta recentemente rilanciata da Report, Fiore afferma di essere in quello stabile sulla base di un regolare contratto. Mentre il Domani afferma che tra il partito della Meloni e quello di Fiore non ci sarebbe un vero contratto ma solo un tacito e informale accordo: Forza Nuova occupa sì abusivamente l'immobile della Fondazione An, ma la Meloni non lo ha mai fatto sloggiare perché le farebbe comodo avere rapporti cordiali con l'estrema destra. Insomma, Fratelli d'Italia “ha tollerato l’occupazione dell’immobile della fondazione da parte di un condannato per banda armata e di un sorvegliato speciale” che seminano odio e violenza. Ma anche in questo caso la realtà pare essere un'altra.

 

Secondo la ricostruzione della Fondazione Alleanza Nazionale, il locatario dell'immobile di via Paisiello a partire dal 2017 era “Il giornale d'Italia” - quotidiano fondato da Francesco Storace – che però non pagava l'affitto e pertanto è stato messo in mora. "Ma l’ufficiale giudiziario che ha provveduto al primo accesso ha trovato l’immobile chiuso - spiega il presidente della Fondazione Alleanza Nazionale Giuseppe Valentino – mentre al secondo accesso ha potuto constatare che l’immobile era occupato senza titolo da Forza Nuova. Successivamente, sono stati richiesti ben altri tredici accessi dell’ufficiale giudiziario, tutti rimasti senza esito. L’ultimo accesso fissato il 23 aprile 2020 non è stato effettuato per le note restrizioni causate dall’epidemia Covid 19 che hanno condotto, come noto, alla sospensione dell’esecuzione di sfratti fino al 30 giugno 2021”. Successivamente, spiegano al Foglio fonti della Fondazione AN, prima di un inevitabile sgombero forzoso Forza Nuova è stata convinta a lasciare l'immobile dopo che la Fondazione ha fatto capire  che non era intenzionata a tollerare l'occupazione né a trasformarla in un contratto di locazione “perché c'è incompatibilità tra gli obiettivi previsti dallo statuto della Fondazione Alleanza Nazionale e quelli di Forza Nuova”. Dopo aver tergiversato ancora un po', Fiore e camerati hanno lasciato la sede per evitare un intervento dell'ufficiale giudiziario accompagnato dalle forze dell'ordine.

 

Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia avrebbero sicuramente fatto meglio a denunciare la matrice fascista dell'aggressione alla Cgil e potrebbero tracciare un solco più netto alla propria destra, ma trasformare queste mancanze in una contiguità, o peggio, in una connivenza con Forza Nuova è mistificatorio.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali