il dopo mattarella
Quagliariello lancia per il Colle l'idea di un patto del Nazareno 2.0
Il senatore di Coraggio Italia dopo l’incontro del suo partito con il premier: “Draghi come De Gaulle? Entrambi dotati di una leadership non eminentemente politica. C’è spazio per una politica liberale e popolare. L’obiettivo è un Casa comune tipo Cdu/Csu”. E per il Quirinale ipotizza un percorso inverso rispetto all’elezione di Mattarella
“Con il premier si respira la stessa aria. E’, come diceva Pannunzio, un atlantista: uno che crede nel mercato in economia, moderato in politica e conservatore nei costumi, soprattutto quando per costumi si intende buona educazione e buona politica”: Gaetano Quagliariello, vicepresidente di Coraggio Italia, sintetizza così l’incontro a Palazzo Chigi tra il gruppo dirigente del partito centrista (c’erano anche Giovanni Toti, Luigi Brugnaro e Marco Marin) e il presidente Mario Draghi. I moderati stanno riprendendo lo spazio perduto? “Questa area dà segni evidenti di risveglio, con la performance di Calenda a Roma, il nostro 6% in Calabria e il prevalere in Fi delle spinte non fusioniste. Tutto questo può trovare uno sbocco nell’elezione del presidente della Repubblica”.
Dalle comunali al Quirinale. “Lasciamo da parte i nomi. Siamo - chiarisce il senatore - in una situazione più simile a quella che portò alla seconda elezione di Giorgio Napolitano che a quella di Sergio Mattarella, presidente che - a scanso di equivoci - apprezzo molto”. Il rimando è al 2013: “Il Parlamento è liquido come in quel frangente, e come allora non c’è un king maker, mentre per Mattarella, nel 2015, fu decisivo Palazzo Chigi e Renzi. Quella elezione, però, portò al tramonto di un progetto politico avviato, per dare una stabilità al sistema attraverso un accordo “sul sistema”, siglato da un Pd moderato e dai moderati del centrodestra: il Patto del Nazareno. Sul Quirinale questa strada si interruppe perché si pensò di poter costruire sul Presidente una maggioranza diversa da quella di governo e da quella delle riforme. Si vanificò la possibilità di dare una nuova stabilità al sistema”. C’è una nuova chance di un nuovo patto bipartisan? “Oggi se i moderati sanno coordinarsi, mettendo da parte le gelosie e la tentazione del 'centrino', si potrebbe innescare il processo inverso rispetto al 2015”. Un Nazareno 2.0: “Intorno all’indicazione del capo dello Stato - argomenta lo storico della Luiss - si può costruire un processo di tenuta del sistema. Il Recovery richiede grande stabilità fino al 2026, che può essere assicurata anche attraverso l’aggregazione di un nuovo soggetto politico e una razionalizzazione delle istituzioni, indispensabile dopo la riduzione dei parlamentari”. “Draghi come De Gaulle? C’è un solo elemento di affinità - chiarisce Quagliariello -: entrambi esprimono una leadership non immediatamente politica, ma che si riverbera in politica. Draghi nasce in ambito economico, De Gaulle nel mondo militare. Le differenze tra i due, però, mi appaiono maggiori degli elementi comuni”. Tornando alla corsa per il Colle, Quagliariello individua un percorso politico da anteporre al totonomi: “E’ il momento della progettualità che poi condurrà a ipotesi di candidature. La sintesi: la nostra meta dovrebbe essere una casa comune tipo Cdu-Csu e un sistema fondato su coalizioni rivisitate”.
Coraggio Italia potrebbe puntellare il centrodestra alle prese con i sussulti della fine della stagione populista? “Cosa si intenda per populismo - puntualizza - non si è mai ben compreso. A volte la distanza tra popolare e populista non risulta immensa… Le comunali confermano che è cambiato il vento: c’è un maggior bisogno di competenza, e c’è bisogno di costruire una forza popolare, liberale e cristiana che non sia un residuo dell’Ancien Régime, con un percorso dal basso”. I liberal-cristiani potrebbero puntellare la legittimazione internazionale del fronte conservatore: “Le alleanze non sono dei riferimenti etnici e nemmeno somme algebriche. Vivono se ci sono programmi di governo. E a destra bisogna ricostruire un programma, che al momento non si vede”. La chiosa: “Se non c’è la componente liberal-cristiana c’è difficilmente il programma e certamente non c’è il governo…”.
Dalle amministrative una lezione per il centrodestra: “Bisogna cercare di far proprio il più possibile il lavoro del governo, che ritengo il più liberalconservatore dai tempi del governo Berlusconi. E’ necessario evitare il gioco scoperto dei nostri avversari, ovvero di farsi estremizzare per tornare a uno schema di Union sacrée contro un pericolo eversivo”. La conclusione di Quagliariello è un sms sibillino a Giorgia Meloni e Matteo Salvini: “Se stiamo insieme ci sarà un perché e vorrei scoprirlo stasera…”.