Tra dpcm e proteste di piazza
Il caos green pass spiegato dai sindacati di polizia
Su 97mila agenti, in 70mila hanno aderito alla campagna promossa dall'Arma, altri 11.500 hanno già contratto il Covid. "Rischio discriminazione anche per chi è vaccinato", dice il segretario della Silp Cgil Tissone. Paoloni, numero uno del Sap: "Timore che non sia garantita la possibilità di fare i tamponi. Momento preoccupante, ma Lamorgese latita"
Lamentano i sindacati che la circolare con le linee guida sia arrivata sulle loro scrivanie solo stamattina, a meno di 48 ore dall'entrata in vigore delle nuove norme sull'obbligo di green pass al lavoro. Una questione che riguarda anche la polizia e che assume una rilevanza particolare pochi giorni dopo l'assalto squadrista alla Cgil guidato da Forza Nuova e alla vigilia di un weekend che si preannuncia caldo sul fronte dell'ordine pubblico, con i blocchi portuali e manifestazioni annunciate in più parti d'Italia. Quando le forze dell'ordine saranno chiamate a un nuovo sforzo, al netto delle defezioni di quanti non saranno in possesso della certificazione, il cui numero non è facile da ricostruire.
“In base alla normativa sulla privacy, non si può determinare chi è vaccinato o meno, gli unici dati certi sui quali si può ragionare sono il numero di agenti, intorno ai 97 mila, e quello dei poliziotti che hanno aderito alla campagna promossa dall'Arma, circa 69-70 mila”, le indicazioni sono sono quelle della Silp Cgil, la sezione del sindacato confederale che si occupa di forze dell'ordine. A questi, spiega al Foglio il segretario generale Daniele Tissone, si sommano “11.500 che hanno contratto il Covid”. Ne viene fuori una stima, per cui i poliziotti sprovvisti che rischiano di non poter prestare servizio sarebbero più o meno 18 mila, su cui secondo Tissone conviene andarci cauti. “Perché alcuni, tra chi si è infettato, potrebbero essere ancora coperti o aver fatto la dose al di fuori dei circuiti della polizia. E quindi il numero dei vaccinati – assicura - è più alto”.
Sulla base di questi dati viene allora da chiedersi se la tenuta dell'ordine pubblico e delle piazze possa risentirne: “È una situazione che scopriremo solo il 15 di ottobre. Il problema non è tanto la percentuale nazionale, quanto quella relativa ai singoli uffici”. L'Ansa riporta intanto che in città come Firenze e Torino, nei reparti mobili, i non vaccinati sarebbero circa il 30 per cento, mentre a Roma e Milano la percentuale si muove tra il 15 e il 20. E poi c'è un altro tema: “le discriminazioni – spiega ancora Tissone - che potrebbero toccare a chi si è immunizzato. Perché se i non vaccinati non si presentano a lavoro, c'è il rischio che i carichi ricadano su chi ha il green pass”.
Un rischio che si ritrova anche nelle parole di un altro segretario generale, quello del sindacato autonomo di polizia, Stefano Paoloni: “Tra le preoccupazioni più grandi c'è quella che non sia garantito a tutti coloro che ne hanno bisogno, di poter effettuare i tamponi. Con ricadute sui servizi e anche su chi ha aderito alla campagna vaccinale. E credo che questo sia inaccettabile”. Per il capo del Sap, se oggi ci si ritrova a parlare di questi problemi è perché la politica e gli apparati si sono rivelati troppo lenti, o poco ricettivi, considerato che le nuove norme sono state approvate già a metà settembre: “All'indomani del decreto abbiamo immediatamente chiesto al capo della polizia Lamberto Giannini e al ministro Luciana Lamorgese di poterli incontrare, per riuscire a chiarire tutti gli aspetti che avrebbero potuto avere ripercussioni negative”.
E invece? “Solo ieri abbiamo avuto notizia che ci incontrerà il 21. Quando i buoi sono già scappati, chiudiamo il cancello”, commenta ancora Paoloni, con amara ironia, prima di volgere lo sguardo ai giorni che verranno: “Auspico che non ci siano defezioni ma ogni volta che ci troviamo a confrontarci con questi servizi difficili, che possono sfociare in episodi di violenza, ho una certezza: che la politica non ha svolto la propria funzione e non è stata in grado di intercettare e gestire il dissenso in modo adeguato”. Un compito che ricade sulla polizia, come successo sabato scorso a Roma: “Alla fine tocca a noi cercare di contenere i disordini e garantire a coloro che vogliono manifestare la propria idea in modo pacifico di poterlo fare. Questo ci è costato 38 feriti, nonostante già alla vigilia i timori ci fossero”.
Come a dire, seguendo le parole del segretario Sap, che qualcuno ha sottovalutato la portata di certi estremisti, mettendo a rischio l'incolumità del personale e non offrendo le dovute garanzie. “Che non ci si senta tutelati dal sistema e dall'apparato, è fuori discussione: registriamo in media 8 aggressioni al giorno”, conclude Paoloni, con uno sfogo: “Il momento è assolutamente preoccupante, servirebbero misure adeguate. Ma purtroppo il nostro ministro latita”.