L'intervista

Rifiuti, prima grana del nuovo sindaco di Roma: si dimette l'ad di Ama

Il dirigente annuncia il passo indietro senza aspettare di essere sostituito dalla nuova giunta. Per il futuro inquilino del Campidoglio ci sarà un problema in più. Da subito

Simone Canettieri

Zaghis al Foglio: "Il mio ciclo nella municipalizzata è finito". E lancia l'allarme: "Da lunedì non escludo una nuova emergenza rifiuti per via degli impianti in sofferenza"

Lunedì sera il futuro sindaco della Capitale dovrà subito mettere la testa fra i rifiuti. L’amministratore unico di Ama, Stefano Zaghis, annuncia al Foglio che si dimetterà appena si insedierà in Campidoglio il successore di Virginia Raggi. L’ad della municipalizzata non è riuscito a chiudere il ciclo dei rifiuti, ma reputa terminato il suo ciclo ad Ama.

 

Insomma, Zaghis: perché molla prima di essere sostituito: gioca d’anticipo?

“Mi sembra corretto istituzionalmente, ma soprattutto sono convinto che si sia concluso un ciclo. Quello che è importante per Roma, dopo quanto abbiamo fatto in questi due anni, è che l’azienda continui a crescere, evolvendosi dal punto di vista industriale per raggiungere quella dinamica che l’economia circolare richiede oggi”.

 

Lo dica: ha ricevuto un’offerta migliore e si arrende davanti alla possibilità di vedere una Roma pulita.

“Ho compiuto da pochi mesi cinquanta anni e Warren Buffett ama ripetere che lui assume solo manager ultra cinquantenni, conosco perfettamente i miei limiti e fra Ama e la Berkshire Hathaway c’è un vasto mare in cui poter navigare”.


Lascia una missione completa a metà. Roma è una città sporca dove i cinghiali fra i cassonetti sono diventati parte del presepe urbano. Di chi è la colpa se non dell’Ama che lei ha guidato?

“Gigi Proietti chiudeva un suo sonetto intitolato “La monnezza di Roma”  dicendo: “Mo’ de tutto quanto er male bisognerà  trovà er capro espiatorio”. Essendo Proietti un genio ci ricordava con ironia che vanno trovate le soluzioni non i colpevoli e le soluzioni sono negli impianti che devono essere costruiti utilizzando tutta la tecnologia disponibile oggi”.

 

I risultati davanti agli occhi dei romani non l’hanno premiata: i rifiuti hanno preso per mano la campagna elettorale: fa mea culpa?

“Il piano industriale, che abbiamo elaborato nel corso del mio mandato, prevede la costruzione di otto impianti di cui due già autorizzati che andranno a ridurre il deficit impiantistico del Lazio del 20 per cento, ma sarà di oltre il 50 per cento se si considerano le quantità trattate. Quindi è necessario che le istituzioni territoriali competenti si siedano ad un tavolo per lavorare assieme anche utilizzando strumenti come gli accordi di programma al fine rendere più veloce l’attuazione degli investimenti previsti nel piano Industriale di Ama”.

 

Dunque siamo alle solite.

“No, personalmente credo molto nella leale collaborazione fra istituzioni per il bene comune”.  I numeri le sorridono, almeno. Apriamo una parentesi positiva. “Sono stato chiamato a ottobre 2019 per salvare un’azienda che era a un passo dalla liquidazione: c’erano 2 bilanci non approvati, 2017 e 2018, e un terzo che si doveva approvare di li a poco, 2019, una situazione finanziaria disastrosa, i rapporti con l’azionista compromessi e una credibilità verso gli stakeholders incrinata”.

 

Questa è la premessa: e poi?

“In 24 mesi abbiamo messo a punto e approvato un piano di risanamento da 700 milioni di euro, che comprende un piano industriale da 340 milioni di euro, di cui 178 milioni di euro già messi a terra con mezzi e attrezzature operative o che lo saranno nei prossimi 6 mesi, è stata fatta una ricapitalizzazione da 256 milioni di euro, 100 dei quali destinati esclusivamente agli investimenti. Abbiamo riconciliato con Roma Capitale partite creditorie e debitorie per circa 1 miliardo di euro e infine abbiamo onorato fino all’ultimo euro il contratto di finanziamento con le banche che risaliva al 2009, ma il cui debito si era formato fra il 2003 e il 20007. Ora AMA è un’azienda sana, sufficientemente patrimonializzata che può guardare con fiducia  alle sfide industriali che l’attendono”.  

 

Dunque Raggi ha fatto anche cose buone?

“Conosco Virginia dal 2012: grande coraggio, grande energia, capacità lavorativa enorme. Ma per usare un paragone calcistico che a Roma sarà chiarissimo è necessario evolversi da Ancelotti a Falcao”.

 

Serve un termovalorizzatore?

“Le rispondo con un paragone: Milano e Bologna non portano quasi più nulla in discarica, visto che nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma è opportuno che anche Roma si evolva”. Lei si dimette, d’accordo. Ma è vero che da lunedì Roma rischia di trovarsi con l’ennesima emergenza rifiuti per strada? “Non lo posso escludere. A breve ci sarà una nuova riunione convocata dal prefetto poiché ci sono fattori estranei ad Ama che rischiano di causare nei prossimi giorni una nuova emergenza, come la chiusura di un impianto per il trattamento dell’indifferenziato a Latina dal 16 ottobre  e la chiusura della discarica di Civitavecchia dal 20 ottobre”. 


Roberto Gualtieri ha già in mente una soluzione per i vertici di Ama: gira il nome dell’ex consigliere regionale del Pd Fabio Bellini.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.