La manifestazione a roma

Calenda: “Cgil scorretta: usa una piazza unitaria per fare lotta politica”

Luciano Capone

“Pensavo fosse antifascismo, ma era Quota 100”, dice il leader di Azione. Che ha deciso di non partecipare alla manifestazione dei sindacati "contro i fascismi"

Carlo Calenda non parteciperà alla manifestazione dei sindacati “contro i fascismi”, a meno che non arrivino chiarimenti da Maurizio Landini. Calenda era stato tra i primi a manifestare solidarietà alla Cgil dopo l’assalto squadrista di sabato guidato da Forza nuova e ad aderire alla manifestazione dei sindacati, ma ha cambiato idea dopo aver visto la piattaforma della manifestazione pubblicata dalla Fiom, di cui ha parlato ieri il Foglio: oltre alla lotta al fascismo e alla violenza, anche lotta alla precarietà, alle disuguaglianze, “redistribuire il lavoro” e ridurre l’età pensionabile (con Quota 41 o una nuova Quota 100).

 

Cos’è che non va? “Sono tutte cose di una superficialità enorme. Cosa vuol dire ‘redistribuire il lavoro’? – dice Calenda – E poi ridurre l’età pensionabile, quando in realtà il problema è opposto: mancano soldi su istruzione e sanità perché spendiamo troppo in pensioni e rischiamo di avere un sistema che tra 20-30 anni diventerà insostenibile. Ma il vero problema è un altro”. E cioè? “E’ di metodo. Sono stato subito al presidio della Cgil, perché il sindacato è un’istituzione democratica che non può essere attaccata dai fascisti o da chiunque altro. Ho immediatamente aderito alla manifestazione unitaria, ma su questo punto. Mi trovo invece una manifestazione con un preciso elenco di politiche economiche non in sintonia con quello che penso e che pensa il governo Draghi. E’ scorretto annunciare una manifestazione su un tema trasversale, a cui la destra avrebbe dovuto aderire, e poi farla diventare una piattaforma sindacale. Ho chiesto a Landini un chiarimento, se non arriva Azione non aderirà”.

 

Si può obiettare che è naturale che, dopo essere stata vittima di un’aggressione, la Cgil rilanci la sua piattaforma. “Doveva essere una manifestazione in difesa della democrazia e della costituzione – dice Carlo Calenda – e così diventa una questione di lotta politica, fatta tra l’altro il giorno prima delle elezioni durante il silenzio elettorale. Così non va bene”. Non va bene solo a lei? “Mi domando perché il Partito democratico, gli altri partiti che intervengono e gli altri sindacati che partecipano chiedano un chiarimento. Possibile che in questo paese non riusciamo a fare una cosa seria sulla difesa delle istituzioni democratiche?”. Magari c’è chi preferisce passarci sopra e partecipare lo stesso. “Noi no, non su quei punti. Abbiamo mobilitato tutti gli iscritti e i simpatizzanti e ci troviamo, il giorno prima, con l'oggetto della manifestazione parzialmente cambiato ad uso di una piattaforma sindacale. Non capisco perché abbiano fatto una cosa del genere”. Tra l’altro si tratta di punti programmatici che toccano la discussione sulla legge di Bilancio che dovrà essere conclusa nelle prossime settimane. E molti dei quali, ad esempio sulle pensioni, sono contrari all’orientamento del governo. “Sono punti in cui la realtà viene affrontata con il tradizionalismo del sindacato e colpi di slogan, a partire dai giovani. Non è un problema che puoi liquidare con la redistribuzione del lavoro e abbassando l’età pensionabile”.

 

Nel programma non c’è un riferimento al Green pass, ma è probabile che se ne parlerà vista l’attualità del tema. “Qui c’è un problema di fondo: il rapporto tra diritti e doveri. Una parte larga della politica ormai è totalmente sottomessa al pensiero sovranista e populista, che rivendica diritti ma non prevede doveri. E così tutte le misure di sanità pubblica sono coercitive e alla fine arrivi alla Fiom che si chiede ‘perché ci hanno attaccato, se anche noi siamo contro il Green pass?’”. Il sindacato dice che è contrario al Green pass ma è a favore dell’obbligo vaccinale. “L’obbligo comporterebbe il licenziamento immediato per chi non si vaccina, non si tutelano così i lavoratori”. Infatti la Cgil ha chiesto che non ci sia una logica sanzionatoria. “E allora vuole un obbligo senza sanzione. E che obbligo è? Se è un obbligo morale per quello ci sono la religione e l’etica privata”. In questo modo però si tira fuori dalla piazza antifascista. “Non è che per essere antifascista bisogna sottoscrivere tutto il programma della Cgil. Altrimenti finisce che chi è contro Quota 100 è fascista. Così si estremizza il dibattito e, soprattutto, è poco rispettoso per cosa è stato l’antifascismo”. Quindi con tutta probabilità non parteciperà alla manifestazione. “Se non c’è una smentita è una certezza. Se da quel palco Landini parla di Quota 100, nazionalizzazioni e tamponi gratuiti è un grosso problema”.

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali