tra kombat e Orietta Berti
Zingaretti per Gualtieri. Il sindaco mancato spinge il sindaco che potrebbe essere
"Vinceremo insieme, sono fiducioso”, dice il candidato al Campidoglio in Piazza del Popolo, dove si è chiusa la campagna elettorale del Pd tra musica e palloncini rossi. Con una parola d'ordine: "Combattere". Sul palco anche il presidente del Lazio: la scelta è tra “palude e acqua limpida, tra paura e riscatto”
Alle cinque e mezzo del pomeriggio, in Piazza del Popolo, all'ultima ora dell'ultimo giorno di campagna elettorale per Roberto Gualtieri candidato sindaco del centrosinistra, improvvisamente risuonano le note di “Mille”, la hit di Orietta Berti, Achille Lauro e Fedez, dopo mezz'ora di classici italiani e stranieri. E a quel punto nel vento freddo cominciano a muoversi le bandiere Pd dei militanti che non resistono al richiamo delle note: c'è voglia di ballare, ma la parola d'ordine è, fino a lunedì, “combattere”. È l'ultimo atto prima del secondo turno, in palio c'è un tesoretto di voti composto da indecisi, astenuti della tornata del 3-4 ottobre, elettori di Virginia Raggi e di Carlo Calenda (in totale un 40 per cento).
Roberto Gualtieri arriva al comizio finale sorridente, dopo una settimana di confronti televisivi con l'avversario candidato di centrodestra Enrico Michetti, forte della dichiarazione di voto a suo favore (anche se a titolo personale) di Carlo Calenda e dell'appoggio di Giuseppe Conte, dell'ex vicesindaco di Virginia Raggi Luca Bergamo (presente in piazza) nonché di alcuni esponenti romani del M5s (come Roberta Lombardi). Combattere, dunque, combattere fino all'ultimo, e lo dirà in un discorso-arringa per le truppe elettorali presenti e disperse (gli astenuti da stanare a convincere) il governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti, che allude allo scontro di domenica e lunedì tra “la palude e l'acqua limpida, tra la paura e il riscatto”. Ed evoca, Zingaretti, la “trincea della pandemia”, la lotta partigiana, le belle chiese di Roma, il Tevere e la necessità di “guardare negli occhi le persone”, per fare in modo che “lo sconforto” incontri l'ascolto. E insomma, se Zingaretti è la voce kombat, Gualtieri è la voce motivazionale (“vinceremo insieme, sono fiducioso”), tanto più che è salutato e incoraggiato in video dal vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans e da molti sindaci italiani (da Dario Nardella a Giorgio Gori, passando, tra gli altri, da Matteo Ricci a Valeria Mancinelli) e da vari parlamentari di vari paesi europei, sottotitolati per gli astanti.
E mentre i palloncini rossi sventolano nel primo buio, e gli anziani e i giovani ringraziati dagli oratori sul palco si lasciano andare agli applausi, i candidati nei Municipi, guidati da Lorenza Bonaccorsi, si schierano uno accanto all'altro, quasi una catena umana, e poco dopo Gualtieri ringrazierà anche loro, sottolineando la volontà di dare peso al governo di prossimità e di quartiere, e poi alluderà a un futuro verde (“sarò un sindaco ecologico”), a metropolitane e treni urbani, economia circolare e welfare, e a una Roma degna del nome di capitale, dove non si parla solo di “topi, cinghiali e buche”. E racconta, Gualtieri, del suo lungo percorso nelle periferie, “rigenerante dal punto di vista umano”: periferie dove è tornato “due o tre volte”. E invita a convincere nelle ultime gli indecisi, ultimo sforzo estremo, e persino “i moderati di centro” che ora “sono a disagio”, e vorrebbero magari, chissà, si spera, dare una mano.