L'intervista

"Giusto il green pass, ma Draghi usi il metodo Ciampi”, dice Cofferati

Nunzia Penelope

L’ex leader della Cgil: “Non la chiamerei concertazione, ma serve un confronto preventivo sui grandi temi” 

Sergio Cofferati è reduce dalla cerimonia al Lincei per i cento anni di Carlo Azeglio Ciampi. Evento rinviato di un anno, causa Covid, e che viene così casualmente a coincidere col centenario di Luciano Lama. Elementi di continuità  tra le due figure, dice Cofferati, ci sono, anche se non hanno mai interagito. Un trait d’union, volendo, è rappresentato proprio dall’ex sindacalista, che con Lama lavorò alla Cgil e che con Ciampi elaborò il patto del 1993, inaugurando la concertazione. E, secondo Cofferati, oggi è proprio al “metodo Ciampi” che bisogna tornare: “Un metodo straordinario, che per qualche motivo è stato abbandonato, ma che oggi andrebbe ripristinato”. 

 

Un ritorno alla concertazione, vent’anni dopo? “Oggi non la chiamerei così: parlerei piuttosto di confronto preventivo sui grandi temi economici e sociali. Il confronto preventivo è utile anche al conflitto, non lo elimina, e del resto è fisiologico in una società, ma impedisce che diventi patologico, come accade se gli interlocutori non conoscono le reciproche esigenze e intenzioni. È allora che scoppiano le guerre per errore. Discutendo di merito, invece, è più facile trovare convergenze. Basti pensare alla politica dei redditi: ci si arrivò col confronto, senza rottura sociale. Ma anche nei contratti valeva lo stesso metodo: il contratto dei metalmeccanici del ‘94, la categoria tradizionalmente più conflittuale, fu firmato senza un’ora di sciopero grazie al confronto preventivo”.

 

Il confronto, tuttavia, è proprio quello che Cgil, Cisl e Uil rimproverano al governo di non fare: Draghi li convoca a cose fatte, ultimo casus belli sul green pass obbligatorio: “Il green pass è giusto ed efficace – taglia corto l’ex segretario generale della Cgil – ma è stato sottovalutato il suo impatto, si doveva lavorarci da prima e con maggiore accuratezza. Ciò detto, credo che questo sia il momento per un cambio di passo, e il primo terreno su cui esercitare il confronto preventivo è il Pnrr. A differenza degli anni ‘90, oggi abbiamo risorse straordinarie da spendere, e si può decidere come utilizzarle al meglio ricorrendo a un metodo che coinvolga molti soggetti, comprese le parti sociali. Non sono scelte che il governo possa fare in solitudine”.

 

Cofferati spiega di vedere in Draghi, e nel momento che stiamo vivendo, parecchie similitudini con l’era Ciampi: “Eravamo anche allora in mezzo a una crisi pesantissima, e avevamo un premier tecnico, che peraltro, ricordo, aveva la stessa matrice di quello attuale. Ci fu la parte dei sacrifici, con Amato nel’92, ma dopo, nel ‘93, con Ciampi arrivarono le regole per crescere col consenso. Draghi oggi ha le condizioni per provare a percorrere questa strada. Stiamo uscendo dalla crisi della pandemia, abbiamo risorse, ripetiamo ogni giorno che è un’occasione storica: facciamo in modo che lo sia davvero, partendo da questi fondamenti”. Anche lo Statuto dei Lavoratori, per Cofferati, va rivisitato: “Va aggiornato alla realtà del lavoro attuale, prendendo spunto dalle proposte depositate in Parlamento, tra le quali, ricordo, c’è quella di iniziativa popolare, elaborata dalla Cgil e pressoché ignorata'”.

 

Ma c’è un passaggio preliminare a tutto questo, che consiste nel dare efficacia e credibilità al confronto tra le parti: “Occorre la certezza della rappresentanza sociale: solo così il governo avrebbe interlocutori pienamente titolati”. Un passaggio che deve avvenire, secondo l’ex leader Cgil, attraverso una legge:”"La legge sulla rappresentanza è oggettivamente impegnativa per i sindacati: sapere quanto sono larghe le tue spalle è rischioso, potresti scoprire di avere meno massa di quella che immaginavi. Potresti scoprire che la giacca ti pende un po’ addosso. Ma si deve fare, è un rischio che bisogna avere il coraggio di correre”. E se non si fa? “Si continuerebbe a navigare in modo incerto, e invece di aiutare il paese a crescere si finirebbe per frenarlo”. Ma crede che nel clima attuale del paese oggi tutto questo si potrebbe fare? “Io credo che si dovrebbe”.