(Foto Ansa)

Al porto di Trieste emerge il vero problema di Salvini e Meloni

Valerio Valentini

Gli interventi sui social dei due leader sovranisti contro lo sgombero del porto occupato dai no green pass dimostrano la loro connivenza non tanto col fascismo, ma con la cretineria

Si pensava che il problema fosse politico: e stesse, cioè, nella difficoltà della destra sovranista nel prendere le distanze con una certa storia e una certa tradizione, che è in parte anche la sua storia e la sua tradizione, comunemente – e un po’ sbrigativamente – dette “fascismo”. E invece il problema è più che politico, e prepolitico insieme: è psicologico, è umorale, per non dire quella brutta parola che è “culturale”. E ha a che fare con la connivenza di Matteo Salvini e Giorgia Meloni non tanto col fascismo, ma con la cretineria. Altrimenti sarebbe difficile spiegare come, a fronte di una condanna chiara, per quanto ritardata, verso l’assalto squadrista di Forza Nuova alla sede della Cgil, i leader di Lega e Fratelli d’Italia continuino a proteggere i No Vax triestini, coccolando quella subcultura complottista e depensante che è stato il brodo di coltura delle violenze delle settimane scorse. 

Todo modo, del resto, per criticare Luciana Lamorgese. E allora ecco che, all’alba del lunedì in cui le istituzioni triestine decidono di sgoberare il porto occupato da portuali e cittadini antivaccinisti, Salvini per la prima volta contraddice la sua abituale convinzione per cui “le forze dell’ordine hanno sempre ragione” e ammicca al popolo dei No Vax. “Settimana scorsa si permette a un manipolo di neofascisti di mettere a soqquadro Roma, oggi si usano gli idranti contro i pacifici lavoratori e cittadini a Trieste. Ma al Viminale come ragionano?”, twitta il capo del Carroccio.

 

Adottando dunque una retorica che è in sostanza quella dei Cobas, in un cortocircuito ideologico che sa di paradossale. Perché Trieste, dove la protesta dei sindacati autonomi dei portuali guidati dal pasdaran Stefano Puzzer è stata nel giro di pochi giorni egemonizzata dai movimenti No Vax, dimostra in fondo come la retorica antiglobalista e neosocialisteggiante di sinistra diventa il cavallo di Troia perfetto per sdoganare la minchioneria. E però è proprio questo stesso filone che i sovranisti di destra decidono di seguire. Non solo Salvini, ma anche Meloni. La quale, nell’ansia di competere col suo amico Matteo nella corsa a inseguimento dei complottisti, eleva gli antivaccinisti triestini a eroi dell’operaismo moderno. “Lo stesso Governo che nulla ha fatto per fermare un rave illegale di migliaia di sbandati, nulla ha fatto per impedire l’assalto alla sede della Cgil, nulla fa per fermare l’immigrazione illegale e combattere le zone franche dello spaccio e della criminalità, che nulla fa contro le occupazioni abusive di case e palazzi privati – scrive su Facebook la leader di FdI – tira fuori dai depositi gli idranti per usarli contro dei lavoratori che scioperano pacificamente per non essere discriminati sul posto di lavoro”.

  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.