Foto LaPresse - Donato Fasano

Il modello Bari, antitesi di Trieste. Il porto dove tutti si vaccinano

Annarita Digiorgio

"La sinergia fra sindacati, imprese e lavoratori qui ha fatto la differenza", spiega Ugo Patroni Griffi, presidente dell'Autorità del Mare Adriatico meridionale: "I no vax? Solo due sobillatori esterni: allontanati dai portuali e denunciati alla polizia"

A differenza dei porti del nord Italia, l’entrata in vigore dell’obbligo di green pass nei luoghi di lavoro non ha avuto nessun impatto sui sei porti pugliesi. Nessuna protesta, manifestazione, sciopero o assenteismo. Per una sola ragione: qui i portuali sono tutti vaccinati. Il 98 per cento a Bari, a Monopoli il 95, a Brindisi il 94, a Manfredonia il 92, e a Barletta il 98 per cento.

 

Il presidente di questi 5 porti, riuniti nell’Autorità del Mare Adriatico meridionale, è il professor Ugo Patroni Griffi. È in buona parte suo il merito di questo successo: “Abbiamo lavorato sin dall’inizio della pandemia in modo sinergico con i lavoratori, i sindacati e le imprese per garantire la sicurezza sul lavoro: abbiamo subito adottato metodi innovativi come dispositivi di protezione individuale sviluppati dalla Nasa e sistemi di areazione e sanificazione con ossidazione fotocatalitica per evitare la diffusione del contagio. Infatti – spiega Patroni Griffi – nonostante non abbiamo mai smesso di lavorare, e con contatti stretti inevitabili, non abbiamo avuto focolai. Poi una volta arrivati i vaccini, lavoratori, sindacati e imprenditori, si sono resi conto che solo la vaccinazione avrebbe evitato infortuni sul lavoro dovuti al virus, e quindi hanno fatto la loro parte. Da parte nostra, sempre in collaborazione tra le parti, siamo stati i primi in Italia ad avere allestito un hub vaccinale al porto. Aperto non solo ai dipendenti dell’Autority e delle ditte portuali, ma anche ai marittimi. Tutti sapevano che in qualunque momento chi passava dal porto di Bari poteva vaccinarsi: questo ha fatto sì che la percentuale arrivasse quasi al 100 per cento (l’unico dipendente diretto non vaccinato è per allergia). Ma certamente – ci ripete Patroni Griffi – anche sindacati e imprese hanno fatto la loro parte quanto a responsabilità e sensibilizzazione”.

Per questo a Bari non c’è stato nessun blocco, anzi due sobillatori no vax si sono presentati provando a convincere i portuali a organizzare una manifestazione copiando quelli di Trieste per cavalcare la ribalta mediatica, ma senza successo. “I due no vax – ci racconta il presidente – sono stati allontanati dai portuali sono rientrati con le pive nel sacco e per giunta sono stati denunciati alla Polizia di frontiera per avere tentato di organizzare una rivolta dove la gente sa di avere agito correttamente”.

Dello stesso avviso è Michele Gelao, della Filt-Cgil Bari. Anche il sindacalista dei portuali rivendica la scelta dell’hub vaccinale al porto che “è servito anche visivamente e a livello organizzativo per identificare la linea politica del sindacato dei portuali baresi: vaccinare tutti. Di conseguenza, già in estate e prima ancora dell’obbligo, anche le aziende avevano monitorato la situazione dei lavoratori vaccinati”. Rispetto alle proteste dei colleghi nei porti del nord Italia, Gelao ci dice che secondo lui i manifestanti no green pass non sono iscritti ai sindacati, o comunque sono dei sindacati di base, perché “la posizione della Cgil è invece per la vaccinazione obbligatoria”. E di Landini che chiede tamponi gratis che ne pensa? “Noi non abbiamo avuto necessità di chiederla – ci dice il sindacalista dei portuali di Bari – perché i nostri sono tutti vaccinati. Il problema è per altre categorie. Noi vogliamo lavorare, e tutti i nostri lavoratori sanno che rispetto al virus solo il vaccino ci permette di farlo in sicurezza”.

 

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