Ronald Wittek, Pool Photo via AP 

In europa

I parlamentari della Lega difendono la Polonia contro l'Ue

Domenico Di Sanzo

Avvisare Salvini: mentre lui a Roma rinnova il sostegno a Draghi, i suoi fedelissimi a Bruxelles stanno con Varsavia e contro la von der Leyen

A leggerle, queste prese di posizione, all’indomani del tonfo sovranista alle amministrative, si ha l’impressione che il destino della Lega sia ineluttabile. E così mentre si apriva la discussione sul futuro di un Carroccio troppo muscolare per i tempi che corrono, sui social alcuni leghisti davano prova di incontinenza verbale, commentando il dibattito al Parlamento europeo tra la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen e il premier polacco Mateusz Morawiecki.

  

Il nodo è il rispetto dello stato di diritto da parte di Varsavia, legato anche all’erogazione dei fondi del Recovery plan, con la recente pronuncia della Corte Costituzionale polacca sul primato del diritto nazionale su quello comunitario a fare da moltiplicatore delle tensioni. Tanto che si è materializzato, nei Palazzi di Bruxelles, il cigno nero della Polexit. Dal partito di Matteo Salvini – che pure sostiene l’arci-europeista Mario Draghi – non si alza nemmeno una critica alla destra polacca. Anzi. La Lega rilancia. Prendiamo il tweet di Marco Zanni, europarlamentare, presidente del gruppo Identità e Democrazia.

 

“Le forzature costituzionali con cui è stata costruita l'integrazione europea negli ultimi trenta anni hanno distrutto il continente”, scrive dall’Aula di Strasburgo. Il deputato Paolo Grimoldi, ex segretario della Lega Lombarda, dice che “ancora oggi Varsavia, come noi, difende i confini della civiltà europea”. Grimoldi è un leghista della prima ora, autonomista e considerato giorgettiano, le sue parole dimostrano come l'insofferenza verso l’Ue tenga insieme parti della vecchia e nuova Lega. Poi c’è Angelo Ciocca, europarlamentare di rito salviniano, che riporta ed esalta le parole del premier polacco Morawiecki contro “l’Europa dei doppi standard”.

  

Lunedì c’erano stati gli sbuffi in un video su Facebook del capodelegazione Marco Campomenosi, tediato “dall'ennesimo dibattito sulla Polonia”. A botta calda Claudio Borghi aveva giudicato “sacrosanta” la mossa della Consulta di Varsavia. Ma i tweet di oggi appaiono quantomeno asincroni rispetto al dibattito italiano sull’eclissi del sovranismo.