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Lamorgese: "Respingo accuse da strategia della tensione"
"A Roma erano in piazza 10-12 mila persone, erano operative 840 unità. Tra le forze di polizia 41 feriti". Il ministro dell'Interno alla Camera
Dopo gli scontri, i numeri del Viminale. Luciana Lamorgese, già incalzata nel question time della scorsa settimana, ha chiarito oggi alla Camera la gestione da parte del ministero dell'Interno delle manifestazioni di Roma, Milano e Trieste, con particolare attenzione agli eventi del 9 ottobre nella Capitale, una manifestazione che "ha rappresentato senza dubbio l'evento più critico della mobilitazione nazionale", riconosce il ministro. "Ho chiesto, nell'immediatezza dei fatti, un'immediata ricostruzione al capo della polizia. Occorre riconoscerlo: è palese che non si sia riusciti a contenere tutti i propositi criminali da cui era mossa la parte violenta dei manifestanti, specie quella istigata dagli elementi più politicizzati. Il successivo 13 ottobre ho sottolineato l'esigenza che il deficit di sicurezza determinato da una situazione che ha superato ogni ragionevole previsione non debba più ripetersi, in considerazione anche della delicata fase che si sta attraversando e del G20 di fine mese. Ci attende un periodo ancora molto impegnativo".
La giornata era iniziata "nel segno di una partecipazione composita e assai eterogenea, dalla destra radicale alla sinistra anarchica fino a rappresentanti di categorie economiche e semplici cittadini uniti contro la cosiddetta dittatura sanitaria. Un primo aspetto da chiarire attiene all'adeguatezza del dispositivo di ordine pubblico, in relazione all'elevato numero di manifestanti: tra le 10 e le 12mila persone riversatesi a piazza del Popolo. È stata infatti rimarcata una sproporzione fra gli elementi in raffronto, al punto da domandarsi se ci sia stata una sottovalutazione della portata dell'evento dipesa anche dalla carenza del circuito informativo. I promotori della manifestazione avevano indicato in 1000 persone il numero indicativo dei partecipanti, mentre le autorità ne avevano stimati 3-4000. La forza pubblica complessiva poteva contare su 840 unità effettive da ritenersi pienamente adeguato rispetto alle stime previsionali. Inoltre i controlli in mattinata agli snodi autostradali avevano individuato poco meno di un migliaio di manifestanti, segnalando un flusso in arrivo in linea a quello preventivato. Tuttavia, diversamente dalle precedenti manifestazioni, la manifestazione del 9 ottobre ha attirato inaspettatamente un numero di partecipanti più che triplicato rispetto a quello previsto".
Un altro aspetto critico "è legato alla presenza di circa 200 militanti di Forza nuova, che attraverso all'adesione alla protesta mira ad acquisire spazi di visibilità funzionali all'accrescimento del loro bacino di consenso: gli esponenti di spicco si sono poi evidenziati nella fase degli scontri e durante l'assalto alla sede della Cgil, come dimostrano le misure cautelari disposte nei loro confronti. Da più parti ci si è dunque chiesto com'è possibile che un elemento ben noto come Giuliano Castellino si sia potuto recare a una manifestazione pubblica prendendovi parte attiva. E come non vi sia stata opportuna risposta da parte delle forze dell'ordine. Da qui una lettura politica che richiamando stagioni drammatiche della nostra storia repubblicana tende ad accreditare la tesi secondo cui tale disegno sia stato quasi assecondato dal comportamento delle forze dell'ordine. Debbo respingere fermamente questa lettura". Applausi, seguiti a brontolii contro Lamorgese. "Essa, oltre al non tener conto del susseguirsi dei fatti, insinua il dubbio che le forze di polizia si prestino ad essere strumento di oscure finalità politiche. È un'ingiusta accusa, nei confronti di colleghi che il 9 ottobre scorso hanno dovuto pagare il tributo di 41 feriti per aver difeso le sedi istituzionali. Sento di dover escludere anche altri inquietanti retroscena, come infiltrati delle forze di polizia fra i manifestanti".
E qui il ministro fatica ad andare avanti, tra le urla che si sollevano in aula soprattutto fra i deputati di Fratelli d'Italia. "Alle 16.45 senza alcuna autorizzazione circa 3mila manifestanti hanno iniziato a muoversi in corteo da piazzale Flaminio", riprende Lamorgese, "secondo un flusso impetuoso e disordinato e per un breve momento le forze di polizia hanno accusato una grave difficoltà di reazione, culminata negli otto minuti del vile assalto alla sede della Cgil prima dello sgombero da parte delle forze dell'ordine". Mentre "le interlocuzioni della polizia con Castellino avevano lo scopo di guadagnare tempo per riorganizzare gli assetti delle forze di polizia", la spiegazione del ministro.
Secondo cui "i fatti di Milano e Trieste" debbono inquadrarsi "nello stesso contesto dei fatti di Roma: anche a piazza Fontana sabato scorso, infatti, si è radunato un folto numero di manifestanti contro l'introduzione delle certificazioni verdi. La composizione dei partecipanti è risultata come al solito molto variegata, con solamente 80 persone ascrivibili attorno all'area anarchica. Già verso le 17 si contavano però circa 3mila presenze: i manifestanti hanno cercato di dirigersi verso la camera del Lavoro, ma è stato categoricamente escluso da parte delle forze dell'ordine che tale destinazione potesse essere ricompresa in qualunque forma dinamica della protesta. Poi il corteo è proseguito lungo piazza San Babila e corso Venezia, proteggendo anche la sede del quotidiano Libero già oggetto di contestazioni. Nel frattempo l'iniziativa continuava a richiamare un numero sempre maggiore di partecipanti, fino a raccogliere 8mila unità. È a quel punto che uno sparuto gruppo di anarchici ha tentato di deviare verso corso Buenos Aires: tuttavia tale improvvisa devastazione è stata fronteggiata e impedita grazie all'invio di un ulteriore contingente di polizia. Nello stesso tempo, altri 80 anarchici prendevano la testa del corteo puntando alla sede della regione Lombardia. Ma anche in questo caso sono stati prontamente neutralizzati. E così per tutte le sedi sensibili, dalla sede del Corriere della sera a quella di Assolombarda. Uno scenario di guerriglia urbana è stato dunque scongiurato grazie alla risposta coordinata e puntuale dell'ordine pubblico".
Riguardo invece a quanto accaduto ieri mattina a Trieste invece, "la manifestazione era stata preceduta da una lunga fase di positivo confronto fra le parti per scongiurare il blocco del porto giuliano. L'iniziativa è stata promossa dai lavoratori dell'area, e subito oggetto di strumentali adesioni da parte di elementi ideologizzati. Nonostante l'illegittimità dello sciopero indetto di ben cinque giorni, dal 15 al 20 ottobre è stato attuato un presidio che ha visto nella sua punta massima la presenza di 8mila manifestanti. Grazie tuttavia agli altri varchi disponibili, a cui ha potuto accedere la stragrande maggioranza dei lavoratori in disaccordo con la protesta, non si è verificato il tanto temuto blocco. Il picchetto ha però richiamato no green pass da tutta Italia, impedendo il regolare svolgimento di alcune attività portuali. Lunedì 18 sono pertanto iniziate le operazioni di sgombero dell'area interessata, a cui i manifestanti hanno risposto con un sit-in, bloccando l'avanzamento di uomini e mezzi. Nei momenti di maggiore tensione in cui si è prefigurato il chiaro pericolo di una degenerazione dell'ordine pubblico si è dovuto ricorrere all'uso di idranti e lacrimogeni per fronteggiare i manifestanti più concitati. Ma anche qui, come a Roma, con moderazione e contenimento della forza. A dimostrazione di questo i numeri: tre casi di lievi contusione e altrettanti di malore fra i partecipanti a causa della ressa".
"Oggi espongo una complessiva visione di come è stata impostata in questi due anni di pandemia la politica dell'ordine pubblico", ha detto Lamorgese all'inizio del suo intervento, dopo il lungo applauso dell'aula al ringraziamento dell'operato delle forze dell'ordine. "Era prevedibile che le restrizioni creassero insofferenza diffusa, mettendo alla prova la resilienza e la tenuta dell'Italia. Dobbiamo molto al senso di responsabilità civile con cui si sta affrontando questa durissima prova. Non sono mancate però proteste e malcontento sociale, innescati dagli effetti depressivi della pandemia. Abbiamo tenuto conto del rischio che questi potessero essere oggetto di strumentali intrusioni da parte di frange eversive di vario orientamento politico e ideologico, interessate a rilanciare istanze destabilizzanti. La consapevolezza di questo complesso scenario ha portato a sensibilizzare con una mia direttiva dell'aprile 2020 la rete delle prefetture, per monitorare segnali di criticità e prevenire possibili derive violente in grado di turbare la sicurezza pubblica. Con successive indicazioni operative, non si è mancato di raccomandare il ricorso a modalità di gestione della piazza improntate al maggior equilibrio fra il diritto a esprimere pacificamente il dissenso e la necessità di salvaguardare l'ordinata convivenza civile".
I dati del Viminale, in cui inquadrare i fatti di Roma, sono questi: "Dal febbraio 2020 all'ottobre 2021", continua Lamorgese, "si sono tenute in tutta Italia 5769 manifestazioni di protesta contro i provvedimenti governativi di contenimento del virus. Più della metà, 3668, si sono svolte nel 2021 e di queste 1526 tenutesi tra il 22 luglio e il 18 ottobre di quest'anno e hanno riguardato la contestazione al green pass. Nello stesso periodo, lo sforzo di contenimento delle contestazioni di piazza ha portato all'assegnazione di 17470 unità delle forze mobili di polizia alle autorità di pubblica sicurezza. La percentuale delle iniziative di protesta che hanno registrato episodi di rilievo in termini di sicurezza pubblica si attesta a 52, soltanto il 3,4 per cento del totale".