Il racconto
Berlusconi prova a riunire la coalizione, ma intanto Forza Italia brucia. Gelmini attacca
Il blitz romano del presidente di FI per tentare di pacificare gli animi interni ed esterni. Domani sarà a Bruxelles e incontrerà la Merkel
Il Cav. è a Roma e invita a pranzo Salvini e Meloni per cercare di tenere insieme il centrodestra. Intanto alla Camera Mariastella Gelmini attacca la linea del partito: "Così andiamo a sbattere, dobbiamo differenziarci, sì al proporzionale"
A Villa Grande, Appia antica, sono appena arrivate le pere cotte con la marmellata rosa. Giorgia Meloni ne è golosa. E Silvio Berlusconi sa essere un padrone di casa adorabile. Dudù scodinzola sotto il tavolo ovale. Matteo Salvini scherza con Ignazio La Russa. Alla Camera, intanto, il gruppo di Forza Italia sta implodendo.
Mariastella Gelmini è furibonda. Paonazza. Ha appena concluso un intervento durissimo contro la linea del partito. Non lo dice, ma in poche parole vorrebbe le dimissioni di Antonio Tajani. Rimbalzano sul taccuino del Foglio frasi tipo: “Così andiamo a sbattere”, “dobbiamo distinguerci da quei due” (Salvini e Meloni), “il discorso sul proporzionale non è chiuso”. A
Villa Grande, già residenza zeffirelliana, il pranzo organizzato dal Cav. è finito. I tre leader – presenti anche Licia Ronzulli, Ignazio La Russa e Antonio Tajani – sono al caffè. Prima delle pere meloniane hanno analizzato la sconfitta delle amministrative tra un boccone di risotto allo zafferano e un filetto di spigola. “Mai più”. Mai più competizione interna e candidati scelti con la monetina.
Sulla legge elettorale Berlusconi mette per iscritto che l’ipotesi proporzionale non esiste (Calenda la prende male). E che per il Quirinale il centrodestra voterà compatto (sogno proibito). Brindisi. Alla Camera, intanto, Paolo Barelli è il nuovo capogruppo. Sostituisce Roberto Occhiuto, governatore calabrese. Renato Brunetta esce infuriato. Dicono che vada dal Cav.
Silvio Berlusconi è a Roma da nemmeno 24 ore. Non scendeva da febbraio, dall’incontro con l’allora premier incaricato Mario Draghi. Ha un partito in fiamme e una coalizione sgangherata da rimettere su. Di prima mattina con una lettera designa Barelli capogruppo. Anche se ventisei deputati (compresi i tre ministri azzurri) chiedono il voto segreto. Spingono per Sestino Giacomoni. Ma c’è questa missiva che viene dall’Appia antica a chiudere i giochi. Renato Brunetta prima si commuove (“non mi passano più il presidente!”), poi con piglio noto chiede che sia messo ai voti (segreti) il nuovo capogruppo. Sta andando contro la linea di Berlusconi. Clamoroso. I più accorti ritirano subito le firme dal documento: Pietro Pittalis, Matteo Perego e Valentina Aprea si sfilano. Giacomoni rinuncia. Non farà nemmeno il vice. Clima teso. Facce torve.
Gelmini ce l’ha con chi avvelena i pozzi, dice che non si riconosce più in questa ultima stagione azzurra e che come lei forse anche il Cav. Poi si rivolge a Marta Fascina, la compagna di Berlusconi, chiedendole di riportare tutto quando torna ad Arcore. Intanto il vertice sull’Appia ha partorito una nota congiunta dei tre leader: l’impegno a vedersi ogni settimana (Salvini ha già un appuntamento simile con Draghi).
Fanno tutti un passetto indietro per provare a farne due avanti. Il Cav. assicura che non sarà schiacciato su Draghi; Meloni promette che sui provvedimenti “giusti” non farà opposizione; Salvini proverà a mettere in pratica i propositi di entrambi (ha due linee nel partito). Zoom sulla Camera: è rimasta l’urna che per votare il capogruppo. Inviolata. Ancora a Villa Grande: anche Meloni è andata via, per ultima. Intanto Giorgio Mulè in tv dice che le parole di Gelmini “sono false e ingenerose”. Berlusconi domani sarà a Bruxelles (riunione con il Ppe e Angela Merkel). Ha seminato buone intenzioni per il centrodestra. Ma ha un problemino in casa.