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L'intervista

Green pass, pochi i medici Inps e tante le assenze sul lavoro per malattia

Giovanni Rodriquez

Con il certificato verde si registra il 14,6 per cento in più di richieste rispetto alla settimana precedente. "No a dietrologie, l'aumento dei malati era comunque previsto. Visite siano occasione per persuadere verso vaccinazioni", dice Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici

Lunedì 18 ottobre sono arrivati all’Inps 152.780 certificati di malattia presentati dai lavoratori, con un incremento del 14,6 per cento rispetto alla settimana precedente. Il primo pensiero va all’obbligo di green pass esteso anche ai luoghi di lavoro entrato in vigore dallo scorso 15 ottobre. Molti lavoratori non vaccinati, non volendosi sottoporre a tampone o non avendo trovato posto in farmacia, potrebbero aver così deciso di assentarsi per malattia. Se questo trend dovesse consolidarsi, i datori di lavoro potrebbero chiedere l’intervento dei medici dell’Inps per le verifiche. Il problema è che di medici di ruolo incaricati dall’Inps ve ne sono appena 311 in tutta Italia. E dunque che fare?

“Al momento io eviterei dietrologie su queste assenze”, ci spiega il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli. “È però vero che i medici Inps sono pochi, siamo ancora in attesa che il ministero della Salute definisca una data per sottoscrivere un accordo di lavoro che consenta ai medici convenzionati di poter svolgere le attività di medici fiscali Inps. Questo naturalmente aiuterebbe a dar fiato ad un settore fortemente penalizzato durante quel periodo Covid che ha compromesso tutta l’attività di controllo che la legge prevede sia fatta per i lavoratori che si mettono in malattia”. Ad oggi, se i datori di lavoro dovessero chiedere una visita fiscale per tutti gli assenti, il problema non potrebbe essere aggirato: “Di certo si andrebbe incontro a delle oggettive difficoltà”, sottolinea Anelli. 

Un aumento delle malattie, secondo Anelli, resta comunque atteso nelle prossime settimane, a prescindere dal ‘problema’ green pass. “Devo dire che viviamo una situazione epidemiologica che con il passare delle settimane tenderà a far aumentare il numero dei possibili malati. L’alto tasso di vaccinazione porta una buona parte degli italiani a pensare che l’utilizzo delle mascherine possa essere non più necessario. In realtà questo ci protegge non solo dalle possibili infezioni da Covid ma anche da altre malattie delle alte vie respiratorie, ossia da quei virus che determinano tracheiti, faringiti laringiti, otiti e così via. Lo scorso inverno l’influenza, a differenza degli anni precedenti, non si è trasformata in una vera epidemia proprio grazie all’uso delle mascherine. Queste possono quindi rappresentare ancora oggi uno strumento utile per evitare un picco di queste malattie che hanno sì una scarsa valenza clinica, ma che possono comunque essere fastidiose per le persone oltre a determinare un incremento dei certificati medici”, aggiunge il presidente Fnomceo. 

C’è infine anche un altro aspetto più sociologico da prendere in considerazione. “Abbiamo registrato un forte disagio in queste settimane da parte di milioni di persone. Molti di questi sono venuti a manifestare anche nei nostri confronti, spesso con modalità assolutamente inaccettabili. Questa è la spia di un profondo disagio. Se queste persone si presentano dal medico, l’occasione potrebbe essere colta per provare a farle riflettere sulle scelte fatte. Potrebbe cioè diventare un momento utile per riallacciare il rapporto di fiducia medico-paziente e provare insieme a superare queste loro paure e perplessità nei confronti del vaccino contro il Covid”, conclude Anelli.

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