l'intervista
L'eccezione a destra: Trieste. Parla il sindaco Dipiazza
"Il centrodestra per vincere ha bisogno di far crescere figure che abbiano esperienza amministrativa", ci dice il sindaco rieletto
È il giorno del vertice di centrodestra Berlusconi-Salvini-Meloni dopo il flop elettorale, ma è anche il giorno in cui, guardando indietro, alle urne appena aperte, sempre nel centrodestra si registra un’eccezione alla sconfitta: la città di Trieste dove, all’alba del quarto mandato, si è riaffermato come sindaco l’imprenditore Roberto Dipiazza, risultato vincitore nei giorni delle proteste “no green pass” al porto. A lui, a Dipiazza, pare che il Cav. abbia detto parole che suonavano un po’ come “sei il nostro eroe”.
Dipiazza: ecco come si vince a destra
E ora ci scherza, il sindaco dal profilo civico che ha trionfato dove altri civici (vedi Roma) hanno fallito: “Eroe non saprei; diciamo che abbiamo portato a casa il risultato mentre in piazza arrivavano manifestanti mai visti a Trieste, e insomma non so se c’è stata qualche provocazione, ma era una situazione potenzialmente penalizzante per noi. E però la città mi ha ripagato, come sempre”. Si è commosso, Dipiazza, ieri, quando, camminando da neosindaco (per l’ennesima volta), veniva fermato “ogni due passi per saluti e auguri”.
Qual è la sua ricetta? C’è qualcosa, nella sua esperienza, che possa essere di esempio per il centrodestra altrove in affanno, dopo mesi di altrettanto affannosa e spesso inconcludente o malriposta ricerca dei candidati, in un clima di tensione sotterranea tra contraenti del patto di coalizione? “Sono un imprenditore, una persona pratica”, dice Dipiazza, “e in quanto tale so che quello che veicoli sul campo come persona pratica arriva all’elettorato. E io credo che ora il centrodestra debba cercare di ripartire bene cercando da subito di crescere figure che abbiano esperienza lavorativa sul campo, e che siano capaci di mettere quell’esperienza a frutto e a favore del paese, con amore e impegno”.
Il caso Trieste e l'unità del centrodestra
E cita il suo caso, il sindaco di Trieste: “Non bisogna avere paura di impegnarsi a fondo. Se ti impegni a fondo può anche succedere, come è capitato a me, di lavorare per più di vent’anni in città senza mai ricevere un avviso di garanzia, e si sa che gli amministratori locali hanno spesso sulle spalle qualche accusa di abuso d’ufficio. Sarà perché mi sono sempre circondato di persone capaci? Il mio messaggio comunque è: da soli non si va da nessuna parte, e bisogna saper motivare i collaboratori”.
Come si fa a restare uniti, nel centrodestra, però, visto l’attrito neanche tanto nascosto, in alcuni casi, tra Lega e Fratelli d’Italia, proprio sul campo delle amministrative, e visto il conseguente malumore tra i moderati della stessa coalizione? “Per il bene del paese”, dice Dipiazza, “si può raggiungere e mantenere compattezza, nonostante qualche uscita poco felice”.
E insomma, dal basso delle percentuali non rassicuranti raggiunte dalla destra in altre città, si guarda a Trieste e alla Calabria (vittoria di Roberto Occhiuto), come a luoghi-talismano. E si ripete, a destra, che ha contato, a Trieste, anche “l’empatia di Dipiazza con i cittadini” che conoscono la sua storia, molto legata alla città e al “farsi da soli”. Il sindaco, infatti, da bambino, accompagnava ogni giorno il padre a distribuire il latte e ha sempre raccontato che in quegli anni ha imparato “il sacrificio e le soddisfazioni che può regalare”. Poi venne l’abbandono della scuola e l’apertura del primo supermercato, fino ai mandati da sindaco a ripetizione.