Roberto Monaldo / LaPresse 

Passeggiate romane

Per il Colle, il partito del non voto punta su Cartabia e Casini 

Per il Pd l'elezione di Mario Draghi al Quirinale sarebbe l'occasione giusta per provare ad andare all’incasso elettorale, prima che il centrodestra si riorganizzi e il centro di Carlo Calenda nasca. Matteo Renzi ha intenzione d'impedirlo

È stato il più grande sponsor di Mario Draghi. Di più, è stato il leader che, facendo cadere il governo giallo-rosso guidato da Giuseppe Conte, ha contribuito in modo decisivo a far nascere l’esecutivo presieduto dall’ex numero uno della Bce. Si sta parlando, naturalmente, di Matteo Renzi. Come è noto il capo di Italia viva ha smosso mari, monti e un governo per portare Draghi a Palazzo Chigi. Ma non sarebbe disposto a fare altrettanto per il Quirinale. Renzi, infatti, non ha nessun interesse di andare alle elezioni anticipate. E il passaggio del premier da Chigi al Colle, nonostante il lavorìo alacre di molti, secondo alcuni parlamentari non garantirebbe la prosecuzione della legislatura. Se Mario Draghi venisse eletto presidente della Repubblica, per il Pd potrebbe essere una tentazione troppo forte, provare ad andare all’incasso elettorale, prima che il centrodestra si riorganizzi e il centro di Carlo Calenda nasca.
 

Elezione presidente della Repubblica, crescono le quotazioni di Cartabia e Casini

Dunque Renzi, che non è certo tipo da stare con le mani in mano, non ha affatto archiviato l’idea di trovare un altro candidato nel caso in cui Sergio Mattarella insista nella sua decisione di non voler concedere il bis. Per questa ragione il leader di Italia viva non ha affatto rinunciato ai suoi due possibili candidati al Colle. Il primo è Pier Ferdinando Casini, che sembra essersi calato nella parte dal momento che dopo la pausa estiva calibra bene ogni sua mossa. Niente dichiarazioni estemporanee su questo o quell’argomento. Solo interventi sui grandi temi internazionali: profilo alto e fare compassato. Casini ha amicizie a destra come a sinistra ed è un candidato che alla fine della festa ha molte più chance di quante possa a tutta prima apparire. La seconda è Marta Cartabia. La Guardasigilli ha dalla sua il fatto di essere una donna, e perciò il Pd che sulle donne dice di voler puntare difficilmente potrebbe dirle di no. Nel centrodestra, poi, sia Forza Italia sia la Lega, grazie alla sua riforma della giustizia, potrebbero facilmente sostenerla. Altro elemento da non trascurare assolutamente è il fatto che anche la Guardasigilli, come del resto Pier Ferdinando Casini, non scuoterebbe con la sua elezione la stabilità del governo, e quindi la legislatura potrebbe continuare con grande soddisfazione dei deputati e dei senatori che, tanto più dopo il referendum sul dimezzamento dei parlamentari, temono come la peste l’ipotesi di elezioni anticipate.

Il Pd e il nodo delle liste 

Ma c’è un di più. Sia Casini sia soprattutto Cartabia potrebbero non avere i voti del Movimento 5 stelle. E questo a Renzi, che ha messo nel mirino il M5s e che punta a rompere l’asse che si è formato tra Letta e Conte, ovviamente non può che far piacere. Certo, i giochi sono ancora tutti da fare, ma il leader di Italia viva è convinto di poter avere voce in capitolo nella partita per il Quirinale. Tanto più che i parlamentari del Partito democratico sono terrorizzati dall’idea del voto anticipato. Temono, soprattutto quelli di Base riformista, di venire falcidiati. Del resto, la nuova segreteria dem ha già fatto capire a qualcuno (a Luca Lotti, per esempio) che non potrà più essere candidato. Lo stesso dicasi per molti altri parlamentari di Base riformista. Si prenda un nome per tutti: chi potrebbe mai garantire ad Andrea Marcucci, che ha già alle spalle diverse legislature, un posto in lista? Insomma, anche nel Pd come nel Movimento 5 stelle la paura del voto è tanta. E qualsiasi soluzione che la impedisca è bene accetta. Anche per gli stessi grillini che pur non votando i “candidati” al Quirinale di Renzi, vedrebbero garantita la loro sopravvivenza fino al 2023.