Il personaggio
Calenda punta al 10 per cento, ma con Renzi è rottura totale: "Non andrò alla Leopolda"
Il leader di Azione lancia la fase 2 del partito: pronto un tour in giro per l'Italia. Ma con Italia viva è ai ferri corti: i due consiglieri eletti in Campidoglio sono pronti a sostenere Gualtieri
Coalizione Ursula, il fronte della serietà, l’alleanza degli europeisti. La fase 2 di Azione presentata questa mattina da Carlo Calenda nella sala conferenza della stampa Estera a Roma più che un’evoluzione di partito è una prospettiva politica. “L’offerta di un orizzonte per il Paese”.
“Se Azione riuscirà a prendere il 10 per cento alle prossime elezioni sarà più facile lanciare ‘il Draghi dopo Draghi’”, dice lui. La sua idea è nota, la ripete da giorni: la programmazione e la spesa dei fondi del Pnrr durerà fino al 2026 e senza Draghi il rischio è che i soldi vengano sprecati dal gioco politico delle lotte di fazione. "L'obiettivo di Azione – dice – è aggregare nella prossima legislatura una coalizione che metta insieme le grandi famiglie politiche europee e proseguire con Draghi dopo Draghi". Secondo Calenda l’unica reale faglia politica oggi è quella che divide gli europeisti da populisti e sovranisti. E il suo appello dunque è al Pd e a Forza Italia, a Enrico Letta e Silvio Berlusconi. “Letta è un amico – dice – ma l'idea dell'Ulivo è guardare la politica dal retrovisore. La pandemia ha diviso la politica in modo diverso, sui fatti, e i fatti dicono che in Europa, e anche in Italia, c'è un un nucleo di partiti e movimenti che stanno condividendo il percorso di Draghi in Europa e lavorano insieme. Fate 'sto gran casino dell'Ulivo, poi dovete governare i fondi del Pnnr con Raggi e Appendino ministre?". Discorso analogo per il Cav. “Berlusconi dice di stare con i sovranisti, ma in Europa il Ppe tuona contro di loro".
Per arrivare al 2023 e continuare anche oltre il primo scoglio si chiama Quirinale. Calenda dice senza giri di parole la sua linea. "È meglio avere Gentiloni al Quirinale, che conosce il Pnnr, e che Draghi continui a fare questo lavoro"
Per convincere Pd e Fi Calenda punta tutto sul suo partito. "Oggi – dice – la grande sfida ora è andare oltre Roma" E per questo lancia la fase due di Azione con tanto di nuovo logo (con il verde per “una transizione ecologica vera e non di chiacchere e ideologie”): serve arrivare al 10 per cento. Da giovedì inizierà un tour elettorale in giro per l’Italia. Si partirà dal Veneto, collegio elettorale nel quale Calenda è stato eletto al Parlamento europeo. Con lui ci saranno Matteo Richetti ed Enrico Costa. “Lanceremo la campagna di tesseramento – spiega Richetti – in due anni abbiamo già 30mila iscritti e l’obiettivo è fare il congresso entro gennaio, prima del voto per il Quirinale, saremo un partito vero, non solo di un leader”.
Le idee sono ambiziose. Ma ancora prima di Pd e Forza Italia Calenda deve districarsi e superare i primi inconvenienti dentro la caotica e malmostosa galassia dei centristi riformisti. “Con +Europa – dice – siamo già di fatto una federazione”. Lo stesso non si può dire per Italia Viva. A chi gli chiede se parteciperà alla prossima Leopolda Calenda risponde netto: “No, non parteciperò”. Eppure a Roma i più votati della lista Calenda sindaco – Valerio Casini e Francesca Leoncini – vengono proprio dal partito di Matteo Renzi. E già qui infatti sorgono dei dubbi. Che faranno i due? Rimaranno nel gruppo della lista o sceglieranno di essere un gruppo autonomo in Assemblea capitolina? Dopo il primo turno mentre Calenda spiegava che avrebbe votato Gualtieri, ma che, per rispetto degli elettori, la lista Calenda sarebbe rimasta all’opposizione, Casini e Leoncini insieme ai notabili del partito in città, Luciano Nobili e Marco Cappa, partecipavano a eventi con candidati del Pd e con Gualtieri (venne apposta a Roma anche Renzi) facendo apertamente campagna elettorale per il neo sindaco. I due d’altronde sono stati assessori in II e III municipio nelle ultime giunte di centrosinistra.
Dopo il ballottaggio Calenda ammonì: “Ricordo a tutti gli eletti della lista Calenda Sindaco che abbiamo preso l’impegno, ripeto l’impegno, con gli elettori di rimanere all’opposizione. Costruttiva ma ferma”. E lo stesso ha ripetuto anche oggi: “La linea è quella di un’opposizione, costruttiva, ma ferma. Non è Azione o Italia Viva che hanno preso il 20 per cento, ma la lista civica". Eppure, la voce circola insistentemente in queste ore: Leoncini e Casini sarebbero pronti a entrare a tutti gli effetti in maggioranza, facendo un gruppo autonomo in Aula Giulio Cesare. Solo rumors, sia chiaro. Contattati dal Foglio, Casini e Leoncini preferiscono non rispondere.