il retroscena
I motivi per cui Conte non riuscirà a far ricredere Draghi sul cashback
Oggi l'incontro con i sindacati, che sulle pensioni minacciano lo sciopero generale. Il presidente del M5s incassa un'apertura sul Superbonus ma il premier tira dritto sul Cashback: "È una misura regressiva"
Mario Draghi non ha intenzione di fare passi falsi. E ai partiti lo ha detto con parole chiare, senza indugi. Per questo, alla vigilia della presentazione della legge di Bilancio in Cdm prevista non più tardi di giovedì, a una serie di aperture ha fatto seguire impegni categorici. E se oggi i sindacati gli faranno visita a Palazzo Chigi chiedendo un tavolo sulle pensioni e minacciando lo sciopero generale, lui non ha intenzione di svilire lo spirito e l'impostazione della prossima manovra. Che dovrà essere costruita su un architrave di sostenibilità. Ragion per cui, nelle ultime ore, i contatti con il Movimento cinque stelle hanno sì segnalato una convergenza sul Superbonus. Ma pure registrato un venire meno delle condizioni perché venga ripristina un'altra delle misure di bandiera del BisConte come il Cashback.
Del resto lo stesso Draghi, lo scorso luglio, spiegando i motivi per cui lo strumento di compensazione non sarebbe stato rifinanziato ne aveva giustificato pubblicamente le ragioni. "Ha un carattere regressivo ed è destinato ad indirizzare le risorse verso le categorie e le aree del Paese in condizioni economiche migliori”. In pratica il gioco non valeva la candela, visto che la misura aveva un costo alto (circa 4,75 miliardi di euro per 18 mesi di applicazione) e scarsi effetti redistributivi (in pratica era più conveniente per chi era già più propenso a spendere). Nel momento in cui il paese, a causa del protarsi della pandemia, ha visto un ulteriore milione di persone entrare in povertà assoluta. E' chiaro che, alla luce di tutti questi ragionamenti, per il presidente del Consiglio un ripristino del Cashback non sarebbe stato possibile.
E però Giuseppe Conte questa lettura l'ha sempre rifuggita. E continua a pensarla allo stesso modo, a stracciarsi le vesti. Se è vero che solo ieri è tornato a ribadire su Facebook che "è il tempo di riattivare il Cashback, una misura che può essere rivista ma è essenziale per contrastare l'evasione e incrementare i pagamenti digitali e quindi i consumi a beneficio dei negozi delle nostre città: il Politecnico di Milano nei primi sei mesi dell'anno ha registrato un più 41% di pagamenti digitali". E forse è proprio per mitigare questa apparente intransigenza che nelle ultime ore, sull'altro punto in cui si registravano tensioni nella maggioranza, il Superbonus, Draghi è apparso più aperturista.
Il governo, infatti, vorrebbe ampliare la platea per cui verrà rifinanziato il bonus ristrutturazioni. Ancorando l'erogazione dei fondi non più al semplice distinguo tra condomini e case monofamiliari. Bensì a una certa soglia Isee che permetta un applicazione su più vasta scala. Almeno una delle bandierine grilline (ma anche la Lega si è detta a favore) verrebbe salvata. Sull'altra, il Cashback, Draghi è stato tranchant: mai più. Che Conte se ne faccia una ragione.