l'intervista
Zanettin (FI): "Il ddl Zan era liberticida. La colpa è di chi non ha voluto mediare"
Il deputato di Forza Italia: "Troppi limiti alla libertà di espressione. Il diritto all'odio non può essere represso penalmente. Un'altra legge? Difficile in questa legislatura"
“Sono convinto che sia giusto così. Era un provvedimento pericoloso, liberticida. Che poteva avere delle conseguenze nefaste sul diritto d’opinione”. Il deputato di Forza Italia Pierantonio Zanettin l’affossamento del ddl Zan l’aveva preconizzato, forse persino auspicato. Di certo, non se ne fa un cruccio adesso che s’è materializzato in Parlamento. “Sono contento che sia finita così. Evidentemente i dilemmi che albergano all’interno del Pd e di Italia viva si sono manifestati tutti al Senato. E sono stati decisivi”, dice al Foglio commentando a caldo l’esito dell’Aula. Che ha posto praticamente fine all’iter della legge contro l’omotransfobia. Rimandandola in commissione a un anno e mezzo dalla fine della legislatura. Ragion per cui, dice l’esperto di giustizia di FI, “che si approvi un testo da qui al 2023 la vedo molto difficile, anche se ovviamente non sono tra quelli che farebbero di tutto pur di non avere una legge. Avrei preferito di gran lunga una mediazione”.
Non c'è stata. E ora è tutto da rifare. Di chi è la responsabilità? “Quella di Letta e del Pd mi è sembrata una forzatura, fatta forse più per calcolo politico che altro. Bisognava sedersi a un tavolo e trovare un punto d’incontro”, dice Zanettin. Che lo scorso autunno, dibattendo alla Camera, aveva letto un apprezzato discorso enumerando tutti i limiti della legge. Troppo esposta al rischio che qualche giudice punisse opinioni in dissenso ma pur sempre legittime. “Sul rispetto delle minoranze e dei soggetti che hanno una sensibilità diversa rispetto all’eterosessualità, siamo tutti d’accordo. Ma aver voluto forzare la mano su un testo che era praticamente immodificabile è stata un’occasione persa. Credo che se si fosse deposto l’armamentario ideologico con un po’ di umiltà, un punto d’incontro si poteva trovare. Al Senato c’è stata arroganza. Mi viene il dubbio che il Pd e Zan cercassero un pretesto per avere un risalto mediatico e per farsi paladini di questa battaglia identitaria”.
E qui Zanettin coglie l’occasione per riannodare il discorso su tutti i limiti della norma. “Non solo la contestata giornata dell’omotransfobia da celebrare nelle scuole. O la discrezionalità sul gender. Bisognava sancire in modo più chiaro che la libertà d’opinione non può essere intralciata”. Maneggiando i termini con una certa cautela, il deputato veneto ha in più occasioni parlato del cosiddetto diritto all’odio. “L’odio è un sentimento esecrabile, quando si manifesta è un fatto negativo – spiega –. Però non si può reprimere penalmente. E’ il diritto all’odio rivendicato a suo tempo da Marco Travaglio e Oriana Fallaci. Ma anche da Beppe Grillo. Da liberale convinto ho sempre pensato che fossero contestabili ma non punibili penalmente. Ecco perché bisogna stare attenti a non introdurre nuove fattispecie di difficile interpretazione”.
L’obiezione, in questi casi, è che tanto, pur essendo indagati, quasi sempre si viene assolti, e non si arriva nemmeno a dibattimento. “Ma come mi hanno insegnato i miei maestri del diritto tra cui Francesco Carnelutti, è il processo di per se stesso la pena”, risponde l’avvocato forzista. “Dobbiamo elevare di molto la soglia del diritto di opinione, soprattutto su tematiche sensibili. La libertà di espressione è la principale delle garanzie liberali. va preservata, soprattutto su temi eticamente sensibili. Io sono cattolico, mi danno fastidio sia le bestemmie che le magliette che irridono Maometto. Detto questo, non mi sognerei mai di considerarle un reato. Non capisco perché sia lecito bestemmiare Dio, Allah, ma non il matrimonio tra due persone dello stesso sesso o la maternità surrogata”.
E’ così sicuro che lo Zan sia un discorso chiuso, almeno per questa legislatura? “Quando si esasperano i toni in questo modo, e ci sono vincitori e sconfitti, credo che nessuna delle due parti sia disposta a sedersi al tavolo. Temo che non ci siano più i tempi. Siamo oberati di lavoro. Non faccio parte di quelli che non vogliono una legge in questa materia. Mi augurerei che ci siano degli spazi di mediazione. Ma oramai si è perso l’attimo giusto”.