L'intervista

"La Fornero? In acciaieria. Draghi scenda giù dal palco". Parla il capo dello Spi-Cgil

Carmelo Caruso

"Siamo pronti allo sciopero generale. Prenderei per le orecchie, metaforicamente, la professoressa Fornero per farle vedere i lavori usuranti. Draghi fa l'uomo solo al comando". Intervista al segretario Ivan Pedretti

Caro segretario, ma cosa volete?  Ma come parlate? “Siamo pronti allo sciopero generale”; “Non si esclude la mobilitazione se lo deciderà l’assemblea convocata il 17 ottobre”. Stiamo intervistando Ivan Pedretti, il segretario dello Spi-Cgil, la costola pensionati del grande sindacato, o ci siamo imbattuti in un “indiano metropolitano”, simpaticamente, un po’ cresciuto?

 

“I vecchi tempi e nuovi si somigliano. State intervistando chi una riforma delle pensioni l’ha subita. Parlo della riforma Dini. Quella che ha provocato un salto dal retributivo e al contributivo. Ma quella era pur sempre una riforma e infatti l’ho compresa. Il contributivo lo abbiamo voluto noi. Lo hanno voluto i sindacati. Come si può dire, come ha detto il premier, che  vogliamo il ritorno al retributivo? Non si possono dire certe cose. Non lo abbiamo mai chiesto”.

 

Ma Draghi non ha mai parlato di riforma delle pensioni e oggi, in Cdm, si discute di legge di Bilancio. Cosa c’entra con la riforma epocale delle pensioni che chiedete?

 

“E cosa significa? Se un provvedimento come ‘Quota 100’ va in scadenza è giusto ragionare su una riforma vera. E’ giusto immaginare una pensione di garanzia per i giovani. E’ giusto fare in modo che il lavoro precario non sia malpagato. Il processo inizia ora”. Ed è giusto minacciare uno sciopero generale proprio ora che l’Italia è ripartita? “Cosa rimane a un sindacato che non viene ascoltato? Gli resta la mobilitazione, lo sciopero. Ragioneremo”.

 

Segretario, quanti siete?

“In Italia i pensionati sono sedici milioni, l’80 per cento percepisce meno di mille euro. Noi rappresentiamo loro”.

 

E i giovani chi li rappresenta?

“Li stiamo difendendo noi. Volete metterci contro di loro ma è un gioco sbagliato. Non è una battaglia per la tutela dei vecchi”.

 

Ma che battaglia è mai questa?

Una battaglia per fare in modo che  alle donne vengano riconosciuti i contributi per il loro lavoro di cura”.

 

E infatti, il governo vuole prorogare l’Ape, l’opzione donna. Non vi basta?

“E cosa sono 600 milioni di euro? E’ una cifra ridicola”.

 

E’ dunque meglio sfasciare i conti, sfasciare tutto?

“E’ una bugia dire che vogliamo sfasciare i conti. Il vero tema è il mercato del lavoro. Se non si interviene il sistema salterà da sé”.

 

Vede, che il tema è sempre un altro?

“Non è così. Le pensioni e il lavoro sono intrecciati. Il governo dovrebbe mettere una “pacca” di miliardi per sostenere il lavoro qualificato. Dove sono finiti i soldi risparmiati con la riforma Fornero? Sono forse finiti a pagare il debito di chi evade? In questi anni i governi hanno dato 130 miliardi alle imprese. Non si può partire dal cuneo”.

 

Perché ce l’avete sempre con la professoressa Elsa Fornero?

“Non ce l’abbiamo con lei ma vorrei tanto accompagnare per le orecchie, e lo dico ovviamente metaforicamente, lei e i professori come Carlo Cottarelli, in un’acciaieria. Fargli vedere le condizioni di un operaio, le loro mani, i loro volti”.

 

Segretario, lo sa cosa si dice? Che la Cgil si sta federando con la Lega di “Quota 100”. State diventando leghisti?

“Noi “Quota 100” l’abbiamo sempre avversata. Era riservata a pochi lavoratori e tutti localizzati al nord. Non siamo leghisti”.

 

Siete infatti sindacalisti. Il vostro metodo è sempre quello del rilancio. Ma perché?

“I temi, come quello della riforma fiscale, sono stati messi sul tavolo dal governo”.

 

Non è lo stesso governo, quello che vi riceve e vi ascolta?

“Serve la pazienza per tessere il filo e non un presidente che si alza e se ne va. Servono ore, ascolto. Gli uomini soli al comando non funzionano. Neppure se si chiamano Draghi. Mi sembra che Draghi stia perdendo l’occasione di fare lo statista”.

 

Avrebbe dovuto dirvi di sì e tutto si sarebbe sciolto e risolto?

“Avrebbe dovuto rispondere nel merito. Ha una maggioranza che neppure il governo Monti aveva. Draghi deve scendere giù dal palco. Forse la corsa a presidente della repubblica lo sta distraendo. Non è così che fa lo statista. Noi gli abbiamo dato l’opportunità di farlo”.

 

Volete indire lo sciopero generale, invocate la mobilitazione. La chiamata opportunità?

Non lavorate così per farlo cadere? “Sono i sindacati che tengono salda la democrazia di questo paese, che governano la rabbia e che la moderano. Siamo noi che vogliamo la stabilità”.

Loro, la pensano così.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio