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Lo sbarco di “Ciccio Puzzer” a Roma. Tra Flaiano e pizza con la mortadella
Cori da stadio, doni degli ammiratori, quel fascino rabdomantico del Marziano da sempre di moda nella capitale: "Visto che a Trieste non si può più manifestare, ho deciso di fermarmi qui"
Nella tarda serata di martedì 2 novembre, Stefano Puzzer, l'ex portavoce dei portuali di Trieste, è stato denunciato per manifestazione non preavvisata. La Questura di Roma nei suoi confronti ha emesso un foglio di via obbligatorio, con divieto di soggiorno per un anno, intimandogli di fare rientro a Trieste entro le ore 21 del 3 novembre. Di seguito il racconto dello sbarco nella Capitale di "Ciccio Puzzer".
“Bello, ciccio mio. Ho preso un giorno di ferie solo per venire qui a darti un bacio”. Segue lo smack. Altro che mascherina. Questa è l’esaltazione del droplet libero e selvaggio. Le signore se lo sbaciucchiano (“è pure caruccio!”), gli uomini lo arpionano (“famose un selfie!”), le telecamere lo inseguono. Stefano Puzzer da Trieste è arrivato in città. Giubba fluo da camallo, espressione un po’ così, stanca e masticata, da uomo di porto che non rifiuta mai il bicchiere della staffa. “T’ho portato la pizza con la mortazza: è una specialità di Roma”, insiste l’ammiratrice che insieme al bacio ha pure la merenda (si chiama Chiara, è una dipendente comunale dell’ufficio turismo, oggi è in ferie e col “piffero che me vaccino: finché avrò i soldi mi pago il tampone”).
Lo sbarco di Puzzer a Roma, tra ammiratori e pizza con la mortadella
Piazza del Popolo, che pure ne ha viste tante, diciamo, adesso si becca la calata del leader calmo dei no green pass. Proviene dall’impero italiano dei contagi, Trieste, ma nessuno se ne cura. “Sono un generale dell’aeronautica: conosco la verità, tieni duro”, si avvicina all’orecchio di Puzzer un distinto signore. “Visto che fino al 31 dicembre non potremo più manifestare nella mia città, ho deciso di rimanere qui, in piazza del Popolo, fino alla fine dell’anno”, dice al Foglio il cavaliere nero del giorno. Ha l’aria stanca del Bandolero. È sceso in auto (il treno, green pass a parte, ci mette comunque una vita dal Friuli Venezia Giulia). Umile eroe. Marziano flaianeo. Attrattiva della mattinata. Puzzer – che qui invocano tutti “Ciccio Puzzer alè alè” con coro da Curva sud – si è appena accomodato. Ha piazzato un tavolino e sedie vuote con stampati i nomi degli invitati che aspetta: Mario Draghi e il Papa. Sono attesi anche “gli Stati Uniti e la Russia”.
Sicuramente allora può mangiare tranquillo la vagonata di leccornie che continuano a portargli. “Prenditi questo chiletto di mandarini: so’ de Frascati”. “Ti ho preso un panino al bar”. Innaffiato da miracolosa spremuta di melograno. Comitiva cinese scatta foto a raffica. Senza motivo. I ragazzi vedono un po’ di telecamere e si buttano. Volano verso la giacca-simbolo della rivoluzione crocifissi, rosari, santini della Madonna, benedizioni. “Dio li punirà, se toccheranno i nostri bambini”, dice una signora di nero vestita (dire che sei un giornalista qui è come vantare una parentela di primo grado con Roberto Burioni: è pericoloso). Arriva gente. Qualche forzanovista in incognito (“sto Puzzer è pure di sinistra, ma è forte”). “Io sono vaccinato, ma sono contro il green pass, anche se lo ho, e penso di essere dalla parte giusta della storia”, dice ancora al Foglio il capo dei portuali triestini.
È in trasferta. E forse un po’ in gita. Lo hanno accompagnato tre colleghi con fisici non proprio da lanciatori di coriandoli. È una mattinata calda, romanissima, nonostante il novembre iniziato. Altro che bora e grappini. “Ma lo vuoi il ciambellone e un po’ di birra?”, gli chiede ancora una signora. C’è una netta prevalenza femminile in piazza. “Mi gioco una birra che sarò ascoltato e ricevuto da chi di dovere”, insiste ancora Puzzer. Che forse, senza volerlo, è entrato nell’eterno presepe dei personaggi sotterranei fenomeni rabdomantici che da sempre abitano la capitale. Storie pazzesche. Fatte di proteste eclatanti. Sul Cupolone, sopra il Colosseo. Gente con i parenti rapiti dai marziani, chi si sente un moschettiere.
In piazza c’è un’auto con il tricolore su una fiancata e la scritta “Ladri uguale politici”. Sarà un’altra protesta, magari. La battaglia dignitosa dei lavoratori del porto di Trieste, poi infiltrata dai facinorosi, poi caricata con gli idranti, ha prodotto la calata di Puzzer. Un sacco di dirette Facebook. Signore che fanno il girotondo. Clima allegro e delirante. Ma tranquillo. La Digos osserva. Si ferma un frate con la bicicletta e ride. Una donna vende a 2 euro un sacchetto di “lavanda umbra” per misurare il 5G. Assicura di essere una scienziata. Anche lei ha subito un torto. Ma mica è famosa come “Ciccio Puzzer”.
Se davvero rimarrà qui fino al 31 dicembre magari alla fine finirà invitato nelle ville sull’Appia delle vecchie contesse nere, da sempre attratte da questi fenomeni esotici. Oppure un giorno l’eroe di Trieste, sbarcato in questo fronte del porto che è Roma, lo vedremo avvolto in abiti sartoriali di Caraceni pronto per un sottoposto di governo al ministero? Non scherziamo. “La gente come noi non molla mai”. Urla la piazza (duecento persone). Puzzer è stanco, ma rapito dalla Capitale. Stasera sarà ospite di “Fuori dal coro”, in tv, da Mario Giordano. Vuole andare a riposare. “Vuoi vedere che va in hotel nonostante il green pass?”, maligna un poliziotto.