lo scenario
È già finita la tregua tra Meloni e Salvini
Il leader della Lega sarebbe disposto a votare Draghi al Colle ma non vorrebbe elezioni anticipate. La reazione dell'alleata: "Mi sembra folle". Intanto da FdI fuga in avanti in vista delle prossime amministrative
Anche nei momenti di maggiore tensione, quando ad esempio il Foglio svelò in esclusiva cosa pensasse Matteo Salvini di Giorgia Meloni, i due hanno fatto di tutto per mostrarsi pacificati. "Non sarà un audio rubato a farci litigare, ci siamo scritti per spiegarci", dissero quasi all'unisono. E però nelle ultime ore non è sfuggito agli osservatori politici un nuovo disallineamento. L'incrinatura di una concordia costruita a fatica. E già, pare, venuta meno. Se è vero che la Meloni qualche sera fa, ospite a Retequattro, lo scenario auspicato dallo stesso Salvini, e cioè che non si possa andare a elezioni anticipate anche nel caso in cui si riuscisse a eleggere Mario Draghi al Quirinale, l'ha bollato come una follia. "I cittadini possono dire la loro o no? Ci interessa cosa hanno da dire o non ci frega più niente? Se è così allora abbiamo un problema", ha detto in tv. Ed era chiaro come il destinatario del messaggio fosse l'alleato di coalizione al governo. Che in effetti, proprio nella riunione con i propri parlamentari documentata dal Foglio, disse: "Se qualcuno spera di andare a votare prima del 2023 è un illuso". E ieri, sentendosi chiamato in causa, ha dovuto diffondere una nota in cui spiega che "la Lega è pronta ad andare al voto per le Politiche in qualsiasi momento". Ma anche che il timore del segretario è che "molti parlamentari - a partire dai 5Stelle - faranno di tutto per evitare le elezioni anticipate".
In ogni caso rispetto all'incontro riservato di tre settimane fa qualche passo in avanti era stato fatto per cercare di correggere la rotta del centrodestra. Che s'è rimproverato, nell'analisi della sconfitta, in primis di non essere stato in grado di presentare candidati per tempo. Dovendo rincorrere gli avversari. Anche se subito, ai tentativi di rendere Forza Italia e la Lega sempre più interconnessi (dopo che i ministri dei due partiti si sono visti a Villa Grande, da Berlusconi, per cercare di costruire un nuovo raccordo operativo), le resistenze dei ministri forzisti si sono rese più esplicite. Oggi la ministra del Sud Mara Carfagna ha detto, in un'intervista alla Stampa, che "Forza Italia deve pesare di più nella coalizione di centrodestra" e che il suo gruppo parlamentare si auspica che "Draghi resti alla guida del governo" perché "è l'unico che può garantire la qualità delle riforme per il Pnrr". Rendendo ancor più manifeste le distinzioni tra il suo partito e la Lega, che ha accusato di essere "troppo ambigua su vaccini e green pass".
Fatto sta che il leader del Carroccio, cercando di provvedere per tempo al nuovo impegno elettorale (le amministrative della primavera 2022), aveva anche spiegato che laddove fosse difficile individuare un candidato comune, com'è capitato in questa tornata, sarebbe disposto a partecipare a primarie di coalizione, scenario cui però Forza Italia si è sempre opposto finora. Ma non è tutto. Perché proprio in tema di amministrative s'è registrato un primo sgambetto di Fratelli d'Italia. Che a Como ha già presentato come suo candidato sindaco il coordinatore provinciale Stefano Molinari. Una vera e propria fuga in avanti, visto che nel comune lariano il sindaco uscente, sostenuto da tutta la coalizione di centrodestra, è il civico Mario Landriscina. Che farà adesso la Lega? E' un interrogativo che non riguarda solo Como ma ovviamente tutto il paese.