Dopo la gogna mediatica
"Non sono renziano, ma…" è il nuovo “ho anche amici gay”
Dopo la pubblicazione dei conti dell'ex premier, è la nuova premessa non richiesta, e nemmeno necessaria. Un modo per mettere le mani avanti. Bene (finalmente) lo scandalo per il giustizialismo incivile. Ma perché questa coazione a nascondersi?
"Non sono un renziano, ma…” è diventato da alcuni giorni (ma va’ là, era lì che gorgogliava da anni come un rutto nel gargarozzo dei sinceri democratici) la nuova versione del socialmente vergognoso “ho anche degli amici gay”, il lapsus emersivo degli omofobi, quelli veri; oppure dell’altrettanto osceno “non sono razzista, ma…” che di solito accompagna odiose perorazioni per affondare i barconi o meschinerie per non pagare i contributi alla badante. Sono quelle tipiche excusatio da nessuno petite, quelle premesse non necessarie che vorrebbero fungere da mani messe avanti, per chiarire “il contesto” (che noia), e che invece altro non sono che mani messe a pararsi il culo. “Non ho niente contro gli omosessuali, ho letto persino Oscar Wilde e metto sempre i like al posto giusto”. “Non sono io che sono razzista, ma se lo stato, il comune, i vigili, l’Unione europea e pure il mio portinaio facessero il loro dovere non ci sarebbe tutto questo schifo in giro”.
“Non sono renziano, ma…”. Da anni la precisazione intasava le migliori digestioni della nostra generazione: perché quel Renzi lì, quel bullo o quel gambler della politica lì, sì, a volte ci ha azzeccato ma qualche cosa bisognerebbe pur dirgliela, una volta o l’altra. E adesso che il tubo digerente che dalle aule di tribunale trasporta il bolo fino a certune redazioni ha fatto il suo scarico, l’occasione è arrivata. I conti privati di un senatore, né indagato né in sospetto di illecito, offerti al pubblico ludibrio, come elemento di puro attacco politico. Qualcuno s’è indignato davvero, i soliti quattro o cinque garantisti nazionali, ma persino molti altri, che Renzi non hanno mai digerito ma che l’abc del diritto in democrazia lo conoscono, hanno capito che la misura è colma. Ed ecco un profluvio di “non sono mai stato renziano, ma” discendere dalle vette alte della politica (Pierluigi Castagnetti, ad esempio, su Twitter: “Non sono – come noto – un ‘renziano’ (…) ma considero la pubblicazione di @matteorenzi un vulnus molto grave allo stato di diritto”) fino all’ultimo degli account anonimi con le faccine, e persino molte persone e giornalisti per bene (a parte quelli che passano la sera a bere il ponce nelle aree interne), in tanti si sono accorti che qualcosa non va, qualcosa di grave, in quest’ultima evoluzione dell’illegalità manettara.
Bene, c’è sempre un’occasione. Resta solo una domandina, che a tutti quanti i non renziani vorremmo fare. Quando, ancora oggi, un razzista ripulito o un omofobo di quelli veri si lascia scappare il suo lapsus di battaglia, tutto il resto della società cosiddetta per bene capisce di che melma si tratti, e segna a dito i reprobi. Ma in questo caso? C’è forse, davvero, un motivo per doversi mettere una mano davanti e l’altra dietro, per dover premettere di “non essere” renziani, o elettori, o sostenitori di Renzi? Cos’è, davvero un reato, una vergogna? O non è invece, piccolo squallore inconscio, il riflesso condizionato di chi teme di essere a sua volta segnato a dito dai padroni della gogna, dai manganellatori della politica? Suvvia, per una volta basterebbe dire: è una porcata e basta. Forte.