Mario Draghi (Ansa)

Il dibattito

Draghi si sottrae alla palude dei partiti sulla manovra. E l'unità sindacale si rompe

Ruggiero Montenegro

Il premier rimanda al mittente le richieste e gli attacchi delle forze politiche, che tornano alla carica. Mediazione possibile sul Superbonus. Il resto si deciderà in Senato a partire da venerdì. E intanto la Cisl si smarca da Landini: "Evocare lo sciopero continuamente rischia di sminuirne il valore e la portata"

Questione di tempi. Troppo stretti, quelli legati all'approvazione della Finanziaria, per trovare una baricentro comune e in grado di tenere insieme tutte le spinte dei partiti, gli assalti reciproci ai provvedimenti della legge di Bilancio, che ogni forza politica si è intestata: il centrodestra vorrebbe un'ulteriore stretta sul Reddito di cittadinanza, il Pd è tornato a spingere su Opzione donna, il Movimento 5 stelle preme per l'allargamento della platea dei beneficiari del Superbonus (forse l'unico tema su cui è possibile una convergenza) mentre la Lega non ha ancora abbandonato l'idea della Flat Tax e di una riforma diversa sulle pensioni. Una mediazione troppo difficile, forse impossibile: per questo Draghi ha deciso di tirare dritto, rispendendo al mittente le richieste: se ne parlerà in Senato, con tutta probabilità da venerdì.

 

Non ci sono le tempistiche per integrazioni o modifiche sostanziali alla legge approvata in Consiglio dei ministri a fine ottobre, non c'è margine per una nuova ratifica in Cdm. È questo il senso della riunione di ieri mattina, quando il premier ha riunito il capodelegazione del M5s Stefano Patuanelli, il ministro del Lavoro Andrea Orlando, il ministro della Pa Renato Brunetta e alcuni tecnici del Mef. Presenze che rappresentavano grosso modo tutto l'arco parlamentare, ad eccezione della Lega: "Non faccio io gli inviti di Palazzo Chigi, la Lega è il perno di questo governo, quindi certe dimenticanze stupiscono", ha commentato, piccato, questa mattina Salvini.

Quello parlamentare però, non è l'unico fronte aperto in relazione alla Legge di bilancio, perché anche i sindacati continuano a lamentare scarso ascolto, chiedendo maggiore coinvolgimento, in particolare sui temi legati al fisco e alle pensioni. Lamentele che nei giorni scorsi si erano spinte fino alla minaccia di sciopero, agitata più volte dal segretario Cgil Maurizio Landini in una logica unitaria. Un approccio che pareva condiviso da tutte le sigle che rappresentano i lavoratori.

 

E invece “la mobilitazione del sindacato deve essere intransigente ma costruttiva, nel solco della responsabilità. Lo sciopero è un mezzo, non un fine: si proclama, se ci sono le condizioni. Ma evocarlo continuamente rischia di sminuirne il valore e la portata. Possiamo riprendere il dialogo con il governo subito, senza elevare il livello del conflitto”. ha detto questa mattina, in un'intervista alla Stampa, numero uno della Cisl Luigi Sbarra. Un messaggio chiaro, un invito alla responsabilità per Landini. Anche perché “le fughe in avanti non aiutano e rischiano di inquinare il clima unitario. Ad esempio, mi ha infastidito che la Fiom abbia indicato da sola un pacchetto di 8 ore di sciopero”.

Parole che arrivano a pochi giorni dalle aperture del ministro Orlando sulle pensioni. Anche se sarà molto difficile che la proposta dei sindacati di andare in pensione a 62 anni o dopo 41 possa essere accolta. Forse è anche per questa ragione che Sbarra manda un altro messaggio, questa volta diretto al governo. E chiede al più presto un nuovo incontro, “un metodo di confronto stabile: è necessario partire dai contenuti della nostra piattaforma sulle pensioni. Ma ci aspettiamo aperture anche su investimenti e occupazione, fisco e Pnrr”.

 

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