Draghi antipanico
Il governo allontana ulteriori inasprimenti sul green pass. Valutazione a dicembre
L'esecutivo potrebbe porre la questione di fiducia sul decreto che riguarda il certificato vaccinale in esame alla Camera
Palazzo Chigi non vuole ulteriori strette contro i non vaccinati. Una valutazione verrà fatta insieme alla comunità scientifica ma non adesso. La difficoltà dei governatori leghisti vittime dell'ambiguità del leader
I titoli di queste ore: “le nuove strette”; “prossimo giro di vite”; “in arrivo le nuove regole”. Le cose non stanno così. Il governo non ha intenzione di varare “nuove e rigorose strette”; non “prevede l’imminente giro di vite”. Non è detto che non accada. E’ sicuro che non accadrà adesso. Se sarà necessario contenere ancora, intervenire per contrastare, in maniera ancora più severa, la quarta ondata pandemica, la decisione arriverà ma solo a dicembre. Ogni fine settimana, insieme ai picchi di contagi, si registra infatti un picco di “ipotesi”. E’ informazione paramedica che risente delle angosce (doverose) del ministero della Sanità, ma che non si trasforma in imminenti e nuovi decreti. L’aumento dei casi, ancora governabile, non giustifica, per il governo, un inasprimento del decreto green pass, decreto che oggi deve essere convertito in legge dalla Camera. Si ragiona se porre la “questione di fiducia”.
Non si procederà dunque a delle novità significative se non dietro a un allarme importantissimo del coordinatore del Cts, Franco Locatelli, persona d’equilibrio. Si continuerà a spingere sulla vaccinazione, si proseguirà con la somministrazione della terza dose. A Palazzo Chigi si separa la prudenza dall’isteria, la ragionevolezza dal panico. Si sta riproponendo in queste ore l’antica contesa tra gli incoscienti che rifiutano tutto e i fanatici dei guanti in lattice per tutta la vita. I presidenti di regione in maggiore difficoltà sono al nord, Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, e al sud, Vincenzo De Luca. I primi due, che hanno condotto una campagna vaccinale esemplare, sono infastiditi. Non possono dire, fino in fondo, e per ragioni di partito, quello che pensano sui non vaccinati. Pensano che per colpa degli smandrappati, i follower di Borghi e Bagnai – che si continuano ad assembrare contro le decisioni di governo – le loro regioni rischiano di tornare a quelle restrizioni automatiche, le restrizioni per cui la Lega ha tanto combattuto in Cdm. Al sud, De Luca, rimane consapevole delle difficoltà storiche del suo sistema sanitario ed è tornato a esibire il lanciafiamme nelle sue dirette social.
Ci sono casi in cui le proteste no pass, sia pure oggi limitate dalla circolare della ministra Luciana Lamorgese, vengono effettuate in trasferta. In Veneto, i no pass, e si fa l’esempio di Padova, quelli che hanno poi causato l’aumento dei contagi, provenivano da altre città. E’ il fenomeno delle carovane no pass. Agiscono come piccoli untori e stanno facendo male alla Lega, quel partito che ha provato a difenderli. Un contrappasso. Producono un “clima di emergenza continua”, un clima da fine mondo, che non è gradito al premier. Draghi si sta infatti misurando non solo con la pandemia, la governance del Pnrr, ma pure con i cartomanti del Quirinale. Tra le “ipotesi” che girano, e che ammorberanno queste settimane, si è sparsa anche quella di possibili dimissioni anticipate del premier. E’ falsa. “Resto dove sono. Il governo rimane in carica fino a che avrà la fiducia”. Non si può attribuire a Draghi anche se questa frase gli somiglia molto.