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Il Pd coccola l'opzione voto nel 2022 e si allontana dal Mattarella bis

Quella di Letta per un patto di maggioranza sulla legge di Bilancio appare come una proposta a doppio taglio. E nasce dall'esigenza di rinviare la scelta del candidato al Colle. Il Nazareno tentato dall'ipotesi elezioni anticipate. Leu vuole tornare a casa

Raccontano che al presidente del Consiglio Mario Draghi sotto sotto non sia piaciuta la proposta avanzata dal segretario del Partito democratico Enrico Letta di un patto fra tutte le forze della maggioranza per varare tutte insieme, senza divisioni, la legge di Bilancio e solo in un secondo tempo pensare al Quirinale. Infatti, se da una parte quel patto garantirebbe al premier una sospensione del dibattito sul successore di Sergio Mattarella, consentendogli di continuare a tenere le sue carte coperte, dall’altra quella proposta pare tesa a inchiodare Draghi a palazzo Chigi incatenandolo nel suo ruolo di capo del governo. E questo secondo aspetto, ovviamente, non può convincere il presidente del Consiglio.

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Ma quella proposta ha anche un altro aspetto che non suscita l’entusiasmo di palazzo Chigi. Un patto del genere in apparenza consentirebbe a Draghi di mandare in porto la legge di Bilancio senza tensioni e divisioni. Ma, nel contempo, ed è questo il punto che suscita i dubbi maggiori, riporterebbe le redini del gioco nelle mani dei leader di partito. Questo quando la legge di Bilancio, nella mente di Mario Draghi, è già cosa fatta. E per chiudere definitivamente i giochi gli basterebbe porre la fiducia.

   

Dunque, quella di Enrico Letta appare come una proposta a doppio taglio. E nasce da un’esigenza precisa del Partito democratico. Cioè quella di rinviare il più possibile la scelta del candidato alla presidenza della Repubblica. Una scelta che, in questo momento, il Pd non è in grado di fare. Al momento infatti i dem non hanno nemmeno un candidato di bandiera. E da quando Sergio Mattarella si è sfilato dalla partita, anche le speranze di un suo bis (sempre presenti in casa Pd) si stanno affievolendo.

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Nel frattempo sul tavolo del Nazareno resta tuttora l’ipotesi di andare ad elezioni anticipate. È una tentazione alla quale i vertici dem non sanno ancora rinunciare, anche se questa è un’opzione assai difficile da mettere in pratica. Ma i sondaggi che continuano a dare il Pd in buona salute mantengono in vita l’ipotesi di voto anticipato. È anche questa la ragione per cui al Nazareno si vorrebbe chiudere l’accordo per far entrare i 5 stelle nel gruppo dei Socialisti e democratici entro la fine di quest’anno, nonostante le perplessità tra i dem siano ancora molte. Perché, sedendo insieme all’Europarlamento, per i Pd e per i grillini sarebbe più facile poi giustificare un’alleanza alla prossime elezioni politiche. Ma tutta questa fretta fa trascurare un particolare non di poco conto, ossia che il Movimento 5 stelle al suo interno è molto diviso tra chi preme per andare a ingrossare le file degli S&D e chi invece ritiene che non sia quella la strada da intraprendere.

  

Chi invece non ha dubbi e non vede l’ora di abbracciare i dem, trasferendosi armi e bagagli, sono i dirigenti di Leu. Da Pier Luigi Bersani a Roberto Speranza sono tutti pronti al grande passo. Peccato che in questo caso sia il Pd a frenare. Tutto il processo messo in piedi da Enrico Letta non può infatti esaurirsi con un ritorno a casa degli ex. Sarebbe un’operazione con poco appeal che rischierebbe di far perdere voti piuttosto che farli guadagnare. Per questa ragione il Pd prende tempo.