asse verde-rosso
Covid, le regioni chiedono al governo un tavolo sul super pass. Possibile incontro con Garofoli
Rimangono problemi di natura costituzionale sul trattamento diverso che chiedono i governatori per i non vaccinati. Nasce un inedito asse tra Lega e Pd
Le regioni chiedono trattamento differenziato per i non vaccinati. Il governo si "riserva di approfondire" ma non inasprisce. Previsto un tavolo da fissare per la prossima settimana. Gli unici governatori contrari al super pass restano quelli di FdI
Hanno chiesto anche loro un “tavolo” al governo, potrebbero ottenerlo la prossima settimana, ad ascoltarli la ministra Mariastella Gelmini e il sottosegretario Roberto Garofoli. A eccezione dell’Abruzzo e delle Marche, le regioni, hanno compiuto il miracolo dell’unità. Liguria, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Campania. Da ovest a est scendendo fino a sud, a Napoli, il suggerimento è lo stesso, l’intesa completa. È la coalizione “super green pass”, ed è composta dai presidenti di regione di destra e di sinistra. È un partito di “preoccupazione nazionale” che chiede al governo, e lo ha fatto ufficialmente giovedì durante la Conferenza stato-regioni, di tutelare la maggioranza virtuosa dei vaccinati, di separarla dalla minoranza superstiziosa e scettica, quella che non si vaccina ma che pretende libertà di movimento. Sarebbe un trattamento differenziato per vaccinati che il governo si riserva di “approfondire attentamente, ma, si ripete, di approfondire”. Significa che al momento il governo aspetta ma non inasprisce.
È un partito, quello di “preoccupazione nazionale” che è rappresentato dal presidente del Friuli Venezia Giulia, e della Conferenza Stato-Regioni, il leghista Massimiliano Fedriga che da giorni ripete: “Basta idiozie, il vaccino c’è e funziona”. Nei prossimi giorni dovrà ancora contrastare altri smandrappati no vax. Per il 20 e 23 novembre, a Trieste, sono previsti due scioperi creativi contro il green pass dal titolo “Non presentiamolo”. A fianco di Fedriga c’è Giovanni Toti che l’ha detto per primo: “Se dovesse scattare la zona arancione non possiamo accettare che i vaccinati paghino l’incoscienza dei non vaccinati”. I presidenti del nord, i più vulnerabili, da giorni, con interviste, preparano questo passaggio. Lo fanno con sfumature diverse. Oltre a Fedriga, che deve misurarsi con i contagi in aumento del confine, Austria e Slovenia, a intervenire, ormai quotidianamente sono Attilio Fontana, Luca Zaia. Camminano sul filo della responsabilità e della lealtà al loro leader. Matteo Salvini è sfidato, anche in questa circostanza, da Giorgia Meloni. I governatori di Fdi, Marco Marsilio e Francesco Acquaroli, si oppongono all’idea di trattamenti differenziati. A differenza dell’anno scorso sono saltate le vecchie affinità. L’asse di oggi è verde-rosso. A sostenere questi presidenti, ci sono i ministri di FI, Gelmini, Brunetta e Carfagna che si sono schierati a favore di misure, se necessarie. La posizione del governo rimane quella del governo: adesso no. Il trattamento differenziato va analizzato dal punto di vista costituzionale. Nei ministeri si crede che lo stato d’emergenza, ancora in corso, possa consentirlo. È la ragione per cui, al tavolo, della prossima settimana, non ancora fissato, potrebbe presentarsi Garofoli. Forti dei numeri dei vaccinati, il governo, anche per non infiammare il conflitto, non procederà per decreto malgrado una campagna forte da parte dell’informazione. Ieri sera, il trattamento differenziato veniva ritenuto dal governo “come un aspetto non liquidabile”. Così è.