La stretta salva Natale
Come funzionerà il super green pass. Dopo il pressing delle regioni il governo prepara il piano
Oggi l'incontro tra l'esecutivo e i governatori: le nuove restrizioni varranno solo per i non vaccinati, ridotta la validità del certificato verde a 9 mesi, dose di richiamo dopo 5 e obbligo per personale sanitario e Rsa. Resta il nodo per i dipendenti pubblici e quello sullo stato d'emergenza. Fedriga: "L'alternativa è che altrimenti chiudiamo tutti”
La rotta è ormai tracciata, la stretta ci sarà e anche in tempi brevi, forse già entro la settimana. Dalle restrizioni legate ai colori delle regioni al green pass, con i dati del contagio in aumento, gli esempi poco incoraggianti che arrivano dall'Europa e il Natale alle porte, bisogna fare in fretta, garantendo anche dal punto di vista economico la possibilità di organizzare e pianificare per tempo.
Per questo, dopo una settimana di confronti, le regioni vedranno oggi il ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini e quello della Salute, Roberto Speranza, oltre al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli. Si partirà da qui, dalla nuove misure che verranno introdotte per evitare chiusure generalizzate. E d'altra parte, lo scorso giugno, nel momento della sua introduzione, il certificato verde era stato presentato dal governo come la misura cardine a cui legare la ripartenza: la posizione non è cambiata e la ratio sarà quella di favorire chi è vaccinato, un super green pass che permetta agli immunizzati di continuare a svolgere le stesse attività di oggi. Una logica da declinare poi rispetto alle varie esigenze, distinguendo tra quelle essenziali e no. E che secondo l'esecutivo avrà ripercussioni positive anche sulla vaccinazioni.
La linea delle regioni, che trova un sostegno diffuso anche tra i sindaci, la detta ancora una volta Massiliano Fedriga, presidente del Friuli-Venezia Giulia e delle Conferenza della regioni, che ormai studia e si comporta da leader, seguendo una linea autonoma rispetto alle ambiguità della Lega di Salvini: “Proponiamo al governo di scegliere nel più breve tempo possibile misure per favorire le vaccinazioni garantendo, in caso di passaggi di zona, la possibilità di superare restrizioni per chi si è vaccinato. Anche per dare certezze a ristoratori e albergatori e per convincere gli indecisi”. Ha spiegato ieri il governatore, prima di sottolineare: “L'alternativa è che altrimenti chiudiamo tutti”.
Una prospettiva, questa, che ormai non è più in discussione. Si tratta semmai di definirne le modalità: con tutta probabilità la distinzione sarà tra attività sociali, culturali e ricreative, che potrebbero essere negate a chi non è vaccinato, a prescindere dal tampone, e quelle lavorative per cui la possibilità del tampone dovrebbe rimanere valida. Ma, anche sulla base delle indicazioni del Cts, le regole legate saranno riviste, in particolare quelle per i test antigenici, la cui validità scenderà a 24 ore (da 48) e potrebbe essere rivista anche quella del molecolare (oggi 72 ore).
E sembra anche certo che il green pass sarà rimodulato, non più 12 mesi: troppi e non in linea con le indicazioni scientifiche che indicano un chiaro abbassamento della protezione a partire dai 6 mesi successivi alla vaccinazione. Sarà così valido per 9 mesi e molto probabilmente legato alle terze dosi, la vera arma con cui il governo conta di lasciarsi definitivamente alle spalle la pandemia. A partire da oggi la campagna per i booster, che ha finora raggiunto circa 3,3 milioni di italiani, è aperta anche agli over 40, e diventerà presto obbligatoria per il personale sanitario e per quello delle Rsa. Al vaglio invece l'ipotesi per chi lavora nelle scuole e nel pubblico.
Mentre appare probabile che venga ridotto il periodo di tempo tra la seconda e la terza dose, oggi prevista dopo 180 giorni. ''Spero che il governo anticipi a 5 mesi per fare la terza dose prima di Natale”, ha detto questa mattina Giovanni Toti, tra i più attivi insieme a Fedriga, in un'intervista al Messaggero, in cui ha parlato anche di trasporti. Ministri come Brunetta e lo stesso Speranza vorrebbero che anche bus e metro fossero soggetti al green pass, (in questo caso facendo valere almeno la logica dei posti di lavoro), ma in questo caso la volontà potrebbe scontrarsi con la realtà: troppo difficile il controllo, mancano strumenti e personale.
Infine, si dovrà decidere anche se il supercertificato debba scattare già per le regioni in giallo, dove le limitazioni sono minime – mascherine anche all'aperto, numero ridotto di persone al ristorante, ma nessuna chiusura sostanziale – oppure in zona arancione. Sono queste misure che allontanerebbero ancora l'ipotesi di obbligo vaccinale generalizzato, che certamente è sul tavolo del governo ma che per ora Draghi non considera essenziale, in ragione delle percentuali di immunizzazione (quasi l'85 per cento tra gli over 12) e soprattutto delle tensioni sociali che attraversano il paese, che potrebbero crescere ulteriormente senza ottenere risultati effettivi sul fronte vaccini. Da domani, ministri e governatori inizieranno a discutere, sarà il primo passo verso la prossima Cabina di regia e poi il Consiglio dei ministri, che dovrà anche iniziare a valutare l'allungamento, ormai certo, dello stato d'emergenza, in scadenza a fine anno. Decisioni che sono attese in breve tempo, al massimo entro la prossima settimana.