one man show

Alla presentazione del libro di Zaia. Che piace alle tv

Gianluca De Rosa

Il governatore veneto a ruota libera. Dall'interventismo anti pendemico a Reagan, dai veneti immigrati negli Usa a inizio novecento ai giovani italiani che oggi scelgono di lavorare all’estero

Luca Zaia piace in tv. Buca lo schermo. Saranno i capelli sempre pettinanti all’indietro con la gelatina, i completi stretti e stiratissimi, le scarpe così lucide da specchiare l’ambiente circostante. Fatto sta che alla presentazione del libro dell’impeccabile leghistaRagioniamoci sopra. Dalla pandemia all’autonomia” nello slargo della galleria Alberto Sordi, una striscia pedonale da palazzo Chigi, location da eventi di politica romanissima, c’è una platea di conduttori. In prima fila Myrta Merlino ed Eleonora Daniele. Più defilato l’uomo delle presentazioni notturne, Gigi Marzullo. Poi, sarà per la legge d’attrazione, ma spunta per caso persino Paolo Bonolis, in piedi da dietro gli occhialetti cerca di capire cosa accade. Ascolta Zaia per cinque minuti, poi prende ed entra in libreria. 

     

Ci sono ovviamente anche i leghisti. Militanti e governanti. C’è la ministra per la Disabilità Erika Stefani, il deputato Lorenzo Fontana e il sindaco di Treviso. Per il resto è una platea di anziani che apprezza il governatore veneto. Soprattutto donne. Il doge piace molto alle signore. Sul palchetto – intervistatore il conduttore che piace al Carroccio, il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano – non si deludono le aspettative. È un one man show. Zaia alterna citazioni, posizioni da uomo di buon senso e aneddoti gustosi.

     

Parte ovviamente dalla lotta alla pandemia che lo ha reso celebre in tutta Italia. Rivendica il suo interventismo. “Se il Covid fosse stato un normale influenza io oggi non starei qui a presentare il mio libro, ma a scrivere le memorie difensive per la procura e la procura  della corte dei Conti. Ma davanti alla morte bisogna buttare il cuore oltre l’ostacolo come diceva De Gaulle ‘Meglio una decisione imperfetta prima, che una perfetta troppo tardi’. Abbiamo dovuto decidere, ho deciso davanti all’opposizione dei miei tecnici di tamponare tutti i cittadine di Vo Euganeo e mi dicevano che era contro le indicazioni delle Oms che dicevano che andavano fatti solo ai sintomatici, ‘sei pazzo, guarda che c’è il danno erariale’… La storia mi ha dato ragione, ma se fosse andata diversamente sarei un pirla con un’indagine penale. La platea apprezza. L'intervistatore pure. Per Sangiuliano, Zaia incarna non il deteriore populismo, ma il nobile popolarismo caro a Don Luigi Sturzo che significa “comprendere fino in fondo istanze popolo”, “ma - dice il presidente veneto - saper anche dire dei no”. “Io non avrei mai definito gli elettori “Miserabili” come ha fatto Hillary Clinton dopo la sconfitta, né sdentati come ha fatto qualcun altro”.

 

Poi, rimanendo in America, si passa all’economia e a Donald Reagan che diceva: “Che la ricchezza sgocciola” e Sangiuliano imbecca il governatore“Tu con parole semplici dici una cosa molto simile. “Si, ‘se il ricco guadagna il popolo magna’, in fondo è un principio della macroeconomia”. Il contrario di Beppe Grillo e la decrescita felice…”, la butta lì il direttore del Tg2. “Direi che sia lui, sia la decrescita sono ormai molto inattuali”, ghigna e fa sghignazzate il leghista.

 

Poi dato che il libro si chiama “Ragioniamoci sopra” si spazia su qualsiasi cosa: dai veneti immigrati negli Usa a inizio novecento ai giovani italiani che oggi scelgono di lavorare all’estero. “Dobbiamo riflettere - dice - cambiare un po’ la narrazione dell’’In Italia non c’è più futuro’. Io racconto sempre che avevo un collaboratore di 30 che avevamo assunto con un ottimo stipendio perché era davvero bravo. A un certo punto viene da me e mi dice ‘Guarda io me ne vado perché voglio girare il mondo’. Dopo un anno e mezzo lo vedo in una foto su un quotidiano vestito da casaro con due mozzarelle in mano in un caseificio in Nuova Zelanda e giustamente il giornalista scrive ‘La fuga dei cervelli’ senza conoscere la storia. Allora lo chiamo e gli dico ‘Ma scusa a me non risultava che fosse una fuga dei cervelli’. E lui mi risponde ‘Ma no tranquillo adesso vado in India che voglio insegnare yoga’. Però il messaggio che è stato mandato è che qui non c’è futuro.”.

 

Poi, a forza di tornare sul Covid, mentre Zaia dice “di questo virus cosa ci rimarrà…”, spunta pure il presidente dell’Aifa Giorgio Palù. “Ciao Giorgio vieni qui c’è un posto in prima fila per te, siediti”, dice Zaia indicando al professore una sedia accanto alla Merlino. Si chiude con l’autonomia. Zaia ricorda che anche il governatore della Campania De Luca vuole entrare nella trattativa è chiarisce: “non è una secessione dei ricchi, né impedirà alla lega di essere un partito nazionale, l’autonomia è una nuova logistica istituzionale non è la bussola che indica nord o sud”. 

     

Per il firma copia tutti in fila, mascherine ben aderenti al volto, e grande sobrietà. Ad attendere anche la ministra Stefani, “Beh per te, una dedica speciale”, gli dice Zaia prima di scrivere “Alla ministra dell’Autonomia…”.  Si portano persino i doni. Una signora gli regala un libro di un maestro di scuola veneto, Virgilio Quili, un’altra il calendario 2022 dell’Esercito italiano. Alla fine Zaia si offre alle telecamere sulle solite domande. Serve il super green pass? Dentro la Lega ci sono due posizioni? “Io - risponde lui - non faccio parte di quelli che pensano che i cittadini debbano essere trattati come cittadini di serie A o serie B, spero che questo paese intraprenda un percorso di pacificazione". Certo – aggiunge – davanti a questa ondata di infezioni che coinvolge soprattutto i non vaccinati la preoccupazione è alta, però è inutile che cercate titoli, ve l’ho detto la posizione della Lega è una sola ed è quella del segretario. Bisogna evitare di chiudere, ma anche evitare di penalizzare chi ha fatto una scelta in linea col piano di sanità pubblica, non sono scettico sul green pass, ma sull’obbligo vaccinale”. 

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