Sergio Giordani (LaPresse)

Restare aperti

A Padova mascherine obbligatorie in centro storico: "Il rischio è la serrata”. Parla il sindaco

Marianna Rizzini

"Sono tutti propensi a prevenire. Qui nessuno vuole chiudere, tutti farebbero qualsiasi cosa pur di evitare l’incubo di un altro lockdown. Il super green pass? Assolutamente d'accordo", dice Sergio Giordani

Obbligo di mascherine nelle vie del centro storico di Padova ventiquattro ore su ventiquattro, da venerdì 26 novembre al 31 dicembre, con sanzioni per i trasgressori: ha annunciato un’ordinanza ad hoc il sindaco Sergio Giordani, per cercare di arginare la diffusione del virus (stessa cosa anche a Milano dal fine settimana), mentre il prefetto Raffaele Grassi ha deciso di chiudere il centro storico della città alle manifestazioni no green pass. E insomma Giordani, già imprenditore e dirigente sportivo, racconta al Foglio che non soltanto “nessuno ha protestato, anzi molti commercianti mi hanno ringraziato: nel giro di un mese i contagi sono quintuplicati, nonostante Padova possa contare il novanta per cento di cittadini vaccinati. Quindi avendo io la responsabilità della salute dei miei concittadini ho preso questa decisione per arginare preventivamente eventuali danni. Danni non soltanto fisici ma anche economici: qui nessuno vuole chiudere, tutti farebbero qualsiasi cosa pur di evitare l’incubo di un altro lockdown”.

 

Dice Giordani, eletto come indipendente di sinistra, che a Padova, finalmente, “stanno tornando i turisti. Città patrimonio Unesco, un po’ di respiro dopo due anni difficili. Non possiamo permetterci di chiudere attività e negozi. Sono tutti propensi a prevenire: la mascherina non è un grande problema se il rischio è la serrata”. Lo schema del super green pass trova Giordani “assolutamente d’accordo”, come pure lo trova d’accordo l’accelerazione sulla terza dose e sul via libera ai vaccini per i bambini di fascia d’età 5-11. Non solo: in Veneto il presidente leghista Luca Zaia, intervistato dal Messaggero, ha dichiarato di vedere con favore un ritorno “alle vecchie pratiche dei tamponi negli aeroporti e dei controlli per chi arriva dai paesi più in difficoltà. Anche la Germania li fa, non vedo quale possa essere il problema. Lì c’è una frontiera sanitaria, e ho chiesto al governo che venga imposta di nuovo anche qui”.

 

È dai territori, dunque, che arriva la spinta a una stretta che spinga i riluttanti a vaccinarsi; e molti presidenti di regione hanno chiesto al governo, nei giorni scorsi, di intervenire. Ieri il premier Mario Draghi ha annunciato il decreto che sancisce l’entrata in vigore delle nuove misure, dal 6 dicembre: riduzione della durata del green pass da 12 a 9 mesi, introduzione di un super green pass valido solo per chi è guarito dal Covid o vaccinato (non più, quindi, con l’esito negativo di un tampone) e obbligo di green pass base, quindi ottenuto effettuando un tampone con esito negativo, per i mezzi di trasporto pubblici. “Vogliamo un Natale diverso da quello dello scorso anno”, ha detto il premier, “vogliamo conservare questa normalità senza rischi e restare aperti”. 
 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.