La misura
Ecco il super green pass, l'oscar del vaccinato. “È un premio”, ci dice Brunetta
Draghi: “Vogliamo prevenire per preservare, per conservare la normalità che ci siamo conquistati”
Il Cdm vara il nuovo decreto. Il ruolo decisivo di Fedriga. Le "perplessità" di Giorgetti. Salvini "prende atto". Misure valide fino a gennaio e stretta anche sui mezzi di trasporto. La prossima sfida sarà la vaccinazione per i bambini
Dunque non siamo più “vaccinati alle vongole”. Da ieri i fessi, e si dica con il sorriso, sono i presunti furbi (quelli che pur potendo hanno rinunciato a vaccinarsi) mentre i veri furbi sono gli italiani presi per fessi (quelli che ripetono “vaccino, sì, grazie”). Nasce il super green pass che è il premio di chi ha scelto il camice dei medici e non il turbante dei ciarlatani, di chi, tra vaccino e tampone, ha scelto il vaccino. Nasce grazie ai governatori della Lega, passa per merito di Massimiliano Fedriga. Scatta dal 6 dicembre, vale fino al 15 gennaio, si applica a partire dalla zona bianca, ed è il “passaporto” che consentirà di accedere a tutte le attività “ricreative” (bar, cinema, ristoranti). Viene anche esteso l’obbligo vaccinale alle forze dell’ordine e agli insegnanti. Non è stato il solito Cdm del malumore. E’ stato invece il gran gala della doppia dose, la consegna dell’oscar “italiano responsabile” per mano di Mario Draghi che in conferenza ha spiegato: “Vogliamo prevenire per preservare, per conservare la normalità che ci siamo conquistati”.
Come si poteva essere contrari a questa nuova misura che, ha ripetuto Draghi, serve per “riconciliarci, per passare un Natale normale”? Quando il premier ha presentato il super green pass non ha infatti drammatizzato ma ha avvisato che “la nostra condizione è in lieve e costante peggioramento”. Ha lodato il presidente della Conferenza stato-regioni, Fedriga, il leghista protagonista, “l’arciduca” del Friuli Venezia Giulia.
Salvini dovrebbe comprendere che sono uomini come Fedriga a mantenere in alto il leader Salvini. E’ stato Fedriga, di mattina, durante la riunione fra il capo, i ministri e i presidenti leghisti, a dire quello che pensavano tutti ovvero che il super green pass era l’unica alternativa alle chiusure durissime scandite dal passaggio delle zone a colori. Salvini ha “preso atto”. Era contrario all’applicazione in zona bianca. Ha voluto che fosse Giancarlo Giorgetti, in Cdm, a esprimere “perplessità”. E Giorgetti l’ha espressa tutta ma la ministra Mariastella Gelmini era costretta a ricordargli: “Caro ministro, sono i tuoi presidenti che ci dicono andate avanti. Le nuove misure le vogliono tutti i presidenti di regione a eccezione di quelli di FdI”.
Perfino Andrea Orlando doveva fare a quel punto la parte dello storico e dire “se siamo arrivati fino a qui, e bene, è merito del green pass che era stato contrastato da alcuni partiti. E’ giusto ricordarlo”. Hanno votato tutti i ministri all’unanimità. Il Cdm si concludeva con i due comunicati di Giorgetti e Fedriga che parlavano di “gioia con un pizzico di perplessità”. La gioia di chi “garantisce la continuità della attività economiche” con “la perplessità per l’estensione del super pass in zona bianca”. Nel caso di Fedriga, la perplessità, era quella di chi teme ancora gli squilibrati che nella sua regione continuano ad agitarsi come tarantolati. Perché dunque l’idea del super pass come premio? Perché è una metafora efficace.
E’ di Renato Brunetta, il ministro della Pubblica amministrazione, il ministro che sa usare la penna e le immagini e che al Foglio dice: “Il super green pass richiede una duplice strategia: da un lato premiare i vaccinati – il 90 per cento degli italiani, come ha ricordato il presidente Mattarella - e riservare ai non vaccinati le restrizioni legate ai vari “colori” (bianco compreso), dall’altro lato estendere la platea soggetta all’obbligo del green pass base (tampone) per aumentare il livello di sicurezza e protezione della comunità”. A chi pensa, ministro? “Penso innanzitutto ai fruitori dei servizi: dagli utenti dei front office della Pubblica amministrazione ai clienti delle banche e degli studi professionali, fatta naturalmente eccezione per i servizi di pubblica utilità”. Vale ripeterlo. Sono state le regioni che hanno suggerito al governo altre possibili misure. Hanno chiesto di intervenire e prevedere che anche sui trasporti pubblici locali valesse il green pass base. E’ un’altra idea benedetta da Brunetta e lo è “perché non c’è dubbio che bisogna aggredire una volta per tutte il nodo del trasporto pubblico locale, che, soprattutto nei centri urbani, rappresenta un potenziale veicolo di diffusione del virus”. Suggerimenti, ministro? “Per le metropolitane i lettori ottici ai tornelli potrebbero essere facilmente integrati per leggere il Qr Code dei certificati verdi. Sugli autobus i controlli a campione sui passeggeri, già previsti per verificare il possesso dei biglietti, potrebbero essere ampliati al green pass. Tutto questo all’interno di un sistema di controlli rafforzato e totalizzante, a partire dalle attività di somministrazione di alimenti e bevande”. Tiriamo le somme.
Tutto questo per dire che il governo, e lo ripeteva Draghi in Cdm, “non permetterà che il vantaggio accumulato, grazie alla vaccinazione, possa essere esaurito”. Ci sarà adesso da convincere i genitori a far vaccinare i bambini e lo si farà con una campagna informativa che il premier ha definito “importante”. A fianco a lui, il mite Speranza, si limitava a dire la frase più eversiva che ci fosse: “Fidatevi dei pediatri”. Macché restrizioni. Ieri, i vaccinati, che sono ormai nove su dieci, sono stati insigniti “cavalieri”. Nasce la tessera premium, vaccinati di “gran croce”.