QUIRINALIA
Colle da governare. Italia viva vuole votare con il Pd. Il caos nel gruppo Misto. Morani (Pd): “Una donna? Sì”
I renziani esortano a una regia comune per il Colle tra Renzi e Letta. Coraggio Italia e lo strappo col centrodestra. La variabile gruppo Misto. E l'overdose di nomi fa pensare a un quadro barocco
La finalissima. L’onorevole Alessia Morani (Pd) sottolinea: “Uomo o donna che sia non mi importa, dobbiamo votare un Capo dello Stato che abbia tre caratteristiche: deve essere avere una grande esperienza politica, essere atlantista, essere europeista. Però se arrivano in finale un uomo e una donna, che hanno le stesse caratteristiche e sono uguali in tutto e per tutto, allora io voto la donna”.
Prodi? Furono cappelletti e non tortellini. L’onorevole Marco Di Maio (Italia Viva) chiarisce: “Nel 2015 noi renziani del Pd votammo tutti Romano Prodi. Chi afferma il contrario non sa che ci vedemmo tutti a cena da Eataly la sera prima del voto e io, che sono di Forlì, presi cappelletti al ragù. In quell’occasione dunque Renzi ci propose di votare Prodi ed eravamo tutti d’accordo, nessuno escluso. So invece di molti nel Pd che non lo votarono, i dalemiani per esempio. Fu un errore imbarazzante di gestione politica di tutta la faccenda, e tanti di noi finirono in lacrime dopo il voto per la tensione altissima di quelle ore”. L’onorevole si raccomanda, ad ogni conto, di “non confondere i tortellini con i cappelletti”.
Abbiamo una relazione. L’onorevole Marco Di Maio (Italia Viva) ritiene che Italia Viva sarà “tutta compatta al momento del voto”. L’onorevole tuttavia, poiché ancora “manca una regia”, esorta “Letta e Renzi a mettere da parte il passato”. E al riguardo assicura: “Da questo punto di vista è sicuro che Renzi non ha nessun problema a relazionarsi con Letta per lavorare con lui anche in vista del Quirinale”.
L’età giusta, più o meno. L’onorevole Marco Di Maio (Italia Viva) vede una situazione così caotica che per paradosso “neanche un nome fatto adesso potrebbe considerarsi bruciato”. Tuttavia, a suo giudizio, “Berlusconi non ce la fa. Aritmeticamente parlando, è il più vicino all’obbiettivo, ma lì si ferma. Più di tanto non aggrega e così il traguardo non può raggiungerlo”. Quanto alle sue personali propensioni, l’onorevole confida: “Ho più di una preferenza, anzi ho una scaletta di preferenze. In cima però c’è uno, o una, che ha più di sessantacinque anni, anzi più di sessanta”.
Arrabbiato. L’onorevole Osvaldo Napoli (Coraggio Italia) ha eletto 4 presidenti della Repubblica e si dichiara tra coloro che vorrebbero mantenere Draghi a Palazzo Chigi visto che “l’Europa ci dà i soldi ad avanzamento lavori e solo Draghi garantisce che si vada avanti.” Per il Quirinale invece l’onorevole chiarisce: “In Coraggio Italia nessuno è contrario a Berlusconi, ma secondo me in questo momento Berlusconi non prende neanche un voto da noi. Cosa vogliono? Non ci invitano al tavolo del centrodestra e gli diamo i voti? Se ci trattano così vuol dire che non hanno bisogno”.
Sondaggi macho. L’onorevole Marianna Madia (Pd) esprime la sua riprovazione per certi sondaggi: “Ho visto in tv un sondaggio in cui si misurava il gradimento dei vari candidati al Quirinale, diceva: primo Draghi con un tot per cento, secondo Mattarella, con un altro tot, poi Berlusconi con un altro tot ancora, e alla fine c’era: una donna. Un sondaggio così congegnato, con quell’indicazione di genere, indistinta e senza nome, è un insulto per tutte le donne. Quanto di più lontano dal femminismo!”.
Incontentabile. L’onorevole Rosa Menga (Gruppo Misto, ex M5s) ritiene che la lotta per il Quirinale sia “l’ennesimo giochetto di potere”, e dichiara: “Non c’è un nome condiviso tra noi espulsi del M5s. Per esempio un capo dello Stato donna sarebbe ora che ci fosse, ma è difficile. Comunque non c’è nessuno che mi piace nel panorama politico attuale”.
Colle artistico. L’onorevole Flavia Piccoli Nardelli (Pd) ritiene che Pd e Italia Viva dovrebbero smettere di litigare per ottenere un risultato comune al Quirinale: “Sarebbe un bene se Renzi, uomo di grande intelligenza politica e di visioni importanti, facesse un accordo con noi.” L’onorevole tuttavia vede “un quadro complicato”: “Siamo alla bulimia, c’è un overdose di nomi che circolano, una ridondanza eccessiva. Il panorama somiglia a un quadro barocco, più che dadaista o astratto”.