La storia
Boccardi torna in Senato dopo tre anni e otto mesi: "Pronto a votare Berlusconi al Quirinale”
Il forzista ha ottenuto il suo seggio dopo una lunga querelle su un presunto errore nei riconteggi. Aveva mandato una diffida alla Casellati: “Atto estremo. Lo ritirerò”. Festeggerà il ritorno a Roma con “un calice di primitivo delle cantine di Bruno Vespa”
“Ho aspettato tre anni e otto mesi per ottenere il seggio che mi spettava. Una enormità che ha danneggiato il mio diritto a rappresentare elettori e territorio. Ora sono pronto a votare Silvio Berlusconi per il Quirinale”: Michele Boccardi, imprenditore di Turi, borgo a pochi chilometri da Bari, ha ritrovato il suo scranno di parlamentare forzista a Palazzo Madama dopo una lunga diatriba che lo vedeva contendere (dal marzo 2018) - a causa di un presunto errore nei riconteggi della corte d’appello di Bari - l’elezione alla collega Carmela Minuto (ora decaduta). Il voto dell’aula ha dato il via libera al parere della Giunta per le elezioni, favorevole al parlamentare barese, presidente nazionale di AssoEventi.
Nei lunghi mesi in cui la discussione del caso al Senato non si materializzava nel calendario parlamentare, Boccardi non si è mai scoraggiato ma le lungaggini sembravano riproporre affinità con la storia di Cettino Trotta, candidato missino che nel 1994 ottenne più consensi del rivale Nichi Vendola (secondo l’allora giunta per le elezioni ebbe 45 voti in più), ma non mise mai piede a Montecitorio.
“Sono emozionato - racconta la Foglio Boccardi -. La svolta positiva non ha riguardato solo la mia rielezione ma soprattutto la legittimazione della composizione del Senato. Per l’annosa questione che mi ha riguardato, non si era ancora validata l’elezione di ben 192 parlamentari di questa Camera.”.
“Ho sempre avuto fiducia nel Senato - puntualizza -. La giunta per le elezioni aveva approvato il mio ricorso all’unanimità, con il voto favorevole di tutte le forze politiche presenti. Anche il voto (che ha bocciato un odg contrario al suo ritorno a firma Raffaele Fantetti, ndr) è stato bipartisan”.
Come si recupera il tempo perduto nelle carte bollate? “Non si può fare nulla - ribatte Boccardi-. Sono tenace, darò il mio contributo al Sistema Italia ma soprattutto sarò in campo per la Puglia”. Il primo provvedimento che proporrà? “Non vorrei sembrare retorico, ma cercherò di convincere i miei colleghi a cambiare il regolamento del Senato per la risoluzione di controversie come la mia: i deliberati della giunta per le elezioni devono ottenere una ratifica in massimo trenta giorni, non tempi biblici”.
Per Boccardi adesso scorrono veloci i ricordi di anni in Purgatorio fino al voto che gli ha spalancato di nuovo le porte romane: “Ho ricevuto subito una telefonata da mia moglie Aurelia, e ho pensato ai miei due bimbi e a mio padre di 88 anni, che è stato sempre al mio fianco in questa battaglia”. La prima telefonata dai compagni di partito? “E’ stata quella di Antonio Tajani”. Silvio Berlusconi? “Mi è stato sempre vicino. Mi incoraggiato a non mollare quando tutto sembrava bloccato”. Poi i ringraziamenti ai senatori degli altri gruppi, in particolare al renziano Giuseppe Cucca, “un vero amico”, “al presidente Pietro Grasso, al Pd, al senatore Alberto Balboni, e alla presidente del mio gruppo, Anna Maria Bernini”.
Sullo sfondo resta la dura polemica che lo ha visto contrapporsi alla presidente Maria Elisabetta Casellati, con una diffida alla seconda carica dello Stato per “danno erariale e omissione di atto di ufficio”. Boccardi vuole metterci una pietra sopra: “Con la presidente ho avuto un rapporto di amicizia per tanti anni. Non sapevo più cosa fare. Non mi rispondeva nessuno e sono stato costretto alla estremizzazione, dopo tre anni di trauma psicologico… Un atto non contro la Casellati ma nei confronti del presidente del Senato. Nelle prossime ore lo ritirerò”, chiosa il politico barese. L’ultima postilla del “neosenatore”: “Come festeggerò? Con una cena insieme ai miei cari e con un calice vino rosso primitivo pugliese, delle cantine di Bruno Vespa".