Editoriali
Il bazooka di Draghi sulle rinnovabili (finalmente!)
Il Cdm interviene per aggirare i veti burocratici e ambientali sulla realizzazione dei sei impianti eolici. Il premier accoglie le pressioni di Cingolani. La sfida sul Pnrr passa anche da qui
Il sindaco di Ascoli Satriano, nel foggiano, aveva mostrato il petto gonfio: “E’ uno scempio, dovranno passare sul mio cadavere”. A Cerignola le autorità locali non s’erano neppure dovute scomodare, visto che a bloccare preventivamente l’installazione di due impianti fotovoltaici, facendo seguito a un parere del Comitato regionale per la valutazione d’impatto ambientale, era stata la giunta Emiliano. A Montemilone, in provincia di Potenza, era invece intervenuto il Comitato tecnico regionale per l’ambiente della Basilicata a fermare i lavori chiedendo maggiori documentazioni per ottenere un’autorizzazione che poi il Tar aveva ritenuto non necessaria, con una sentenza che però il Consiglio di stato aveva infine ribaltato.
Ecco, lo sviluppo delle rinnovabili in Italia passa anche da qui: da questo pantano di localismi e bizantinismi burocratici. E siccome è da qui che passa anche la sfida del Pnrr, ora finalmente il Cdm ha deciso di ricorrere a uno degli strumenti più efficaci che possiede nella sua cassetta degli attrezzi: il superamento dei dissensi. Quando cioè lo ritiene necessario per realizzare gli obiettivi strategici connessi ai fondi del Recovery, Palazzo Chigi può decidere di aggirare le opposizioni di soprintendenze ed enti locali. Ieri lo ha fatto, accogliendo una richiesta che da parte del ministro Roberto Cingolani cominciava a essere pressante, per sei parchi eolici (quattro a Foggia e due a Potenza), autorizzando anche la realizzazione di due nuove stazioni fotovoltaiche. In tutto, quasi 350 megawatt.
Numeri contenuti, visto che il Mite ritiene indispensabile passare dagli attuali 0,8 ad almeno 7 gigawatt all’anno di rinnovabili, per ottemperare agli obblighi del Pnrr. E d’altronde restano più di venti i progetti di parchi fotovoltaici e geotermici che Cingolani vorrebbe vedere sbloccati. Anche per dare un segnale a un settore, quello dell’energia, che vede i nostri investitori disertare le aste pubbliche per l’installazione di nuovi impianti di rinnovabili proprio in virtù dell’incertezza normativa e del caos burocratico. Un buon segnale, dunque.