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I Måneskin del Pd: la nuova leva dei dem sui cui Letta scommette
Da Genova a Milano, da Reggio Calabria a Roma. Dal basso e con umiltà, una nuova generazione di democratici rianima il partito. Letta vuole puntare su di loro per battere la destra alle prossime elezioni
Li hanno visti organizzarsi a Palermo e Genova. Ci sono uomini a Torino, incursori a Brindisi. Una colonna è distaccata a Siena. In Lombardia sfideranno la “Lega” austriaca. A Vicenza il più coraggioso ha perfino tentato di spodestare la monarchia assoluta di Luca Zaia. Abbiamo infatti scoperto un piano di eversione “democratica” e abbiamo anche la mappa di questa organizzazione che può fare benissimo alla sinistra. Con la complicità di Enrico Letta, che ha tutta l’intenzione di valorizzarla, si è messa in mare una flotta corsara di consiglieri, segretari cittadini, provinciali, candidati sindaci, assessori.
Sono i Måneskin del Pd, i “sarracini” e non solo perché uno di loro lo è di cognome (Marco, 32 anni, segretario a Napoli, ma con la ‘o’ finale). Non assalgono il partito, ma lo tengono aperto. Non hanno nessuna intenzione di rottamare qualcuno ma di superare l’invincibile armata di destra. Come si chiamava una volta? Nei partiti veniva chiamata la “linea verde”. Ebbene, non solo esiste ma è pronta alla prossima (ed eventuale) battaglia elettorale. Uno per tutti. Andrea Furegato, ha solo 24 anni e sarà candidato sindaco a Lodi. Ha messo d’accordo tutti e si dice proprio tutti. Altro che campo largo. Il suo è larghissimo. E’ un riformista della scuola Guerini-Alfieri.
Hanno tutti un luogo simbolico che li unisce. E’ Siena. Si tratta della città da dove forse è ricominciato non solo la nuova, la terza, vita di Letta, ma anche questo partito. Ad accompagnarlo casa per casa, a confidargli bisogni e segreti, c’era Andrea Valenti. Al momento è segretario provinciale ed è il modello di dirigente che insegue il segretario. Si può definire il distretto toscano. Ad Arezzo, l’altro milite che difende, e ha difeso la bandiera, è Francesco Ruscelli. In regione si sta facendo notare Alessandra Nardini. E’ assessore al Lavoro, e si è misurata, a soli 33 anni, con l’emergenza Gkn. Fa parte del reparto Orlando-Provenzano, il reparto dei nipotini di Napolitano. Impastano la calce di partito, studiano le candidature locali, girano i circoli. In Piemonte, ad esempio, Paolo Furia, 35 anni, ha le stelle di “seg. regionale” e può vantare già la presa di Torino con il “prof” Lo Russo.
A Genova, invece, chissà che non sia la volta buona, dopo tanto tempo, per insidiare il bravissimo sindaco Bucci. E’ appena stato eletto segretario cittadino Simone D’Angelo e lo affianca, come vice, una sindaca di cui non solo si dice un gran bene. Ha le guance rosse della sinistra che si sbraccia e che (evviva!) sorride senza freni. Guida il comune di Rossiglione e ha già dato prova di temperamento duellando con Giovanni Toti. Avete capito quindi perché Letta, che si sente “un allenatore”, ha detto, “il Pd si deve fare trovare pronto”? Non vuole le elezioni anticipate ma di certo ha ragione a non temerle.
Andiamo al sud. In Calabria, tutti conoscono la vicenda di Nicola Irto. Era il candidato perfetto che non è stato candidato. E si sa come è finita. Ha stavinto Occhiuto. Avrebbe potuto fare il gradasso e dire: “Avete visto? Colpa vostra”. Ha preferito stare in silenzio, stare “democraticamente” al suo posto. Come può non essere un futuro protagonista? Anche lui è “riformista” come lo è Enrico Ioculano, consigliere regionale in Liguria. Si era già fatto notare come sindaco di Ventimiglia, la “linea d’ombra” per i migranti che sognavano la Francia.
A Milano, invece, e ormai si conosce, c’è una segretaria Pd che ha interpretato al meglio l’epoca Sala. E’ Silvia Roggiani ed è stata la più intransigente nel condannare i cortei no pass, le sfilate squilibrate. Nella vicina Varese, la città di Maroni e Giorgetti, lì dove la Lega ha perso, si è vinto anche grazie ad Andrea Civati che è stato il buon assessore all’urbanistica e alla mobilità del buon sindaco Davide Galimberti.
Spostiamoci in Sicilia. A Palermo, c’è un consigliere regionale, ed economista che sta emergendo. E’ Michele Catanzaro, di Sciacca, ed è vicecapogruppo all’Ars. Pure lui è riformista come Giuliana Milone che è vicesegretaria provinciale del Pd sempre a Palermo. Non si segnalano perché hanno 30 anni ma perché sono la conferma di un partito in movimento che ha trovato un suo cammino dopo le dimissioni di Nicola Zingaretti, il San Sebastiano a cui andrebbe chiesto sempre scusa per tutte le ferite che cristianamente ha sopportato.
Sono della legione Zingaretti Giovanni Crisanti, il più giovane candidato al consiglio comunale di Roma e Leonardo Majocchi, mattatore alle ultime elezioni di Latina. Il vero prode è però, e di sicuro, Giacomo Possamai che evangelizza nel Veneto di Zaia. Ha preso ben 11 mila voti. E’ classe ‘90. Il Pd, e Letta, lo aspetta a Roma, in segreteria. Non “sono fuori di testa e neppure diversi da loro”. Sono solo alla testa di un Pd diverso da prima.