Grillini sott'acqua
Una guerra per un acquario senza pesci crea un guaio tra Draghi e il vice Conte
Un progetto a Taranto da oltre 100 milioni, caldeggiato anche dall'ex sottosegretario Mario Turco. È stata una delle ultime mosse da premier del leader M5s. Ma ora il dossier è nelle mani del nuovo ministro per il Sud Mara Carfagna che vuole vederci chiaro. E propone un altro utilizzo per quelle risorse
Il tarantino ex sottosegretario di stato Mario Turco, ora vice Conte, ha un problema che lo affligge: “Che fine ha fatto l’acquario green?”. Lo ha chiesto la scorsa settimana proprio in questi termini con una interrogazione parlamentare al ministro del Sud e a quello dello Sviluppo. Tutto nasce dalla convocazione fatta dal ministro Mara Carfagna a diversi ministeri che si oggi riuniscono nel tavolo “Istituzionale Permanente per il Contratto di Sviluppo dell’area di Taranto”, che ha all’ordine del giorno la “riprogrammazione delle risorse per l’acquario green”. Questo acquario da 50 milioni è infatti l’ultima firma messa da Giuseppe Conte nell’ultima sua notte a Chigi. Una delibera Cipe che gli passò in extremis proprio il sottosegretario tarantino anche lui all’ultimo momento prima dell’addio tra gli applausi dei dipendenti alle finestre.
Il progetto fu inserito nel Cis di Taranto, istituito dal governo Renzi nel 2015 con lo stanziamento di un miliardo per 33 macro interventi, poi diventati 57 con Mario Turco che ci ha aggiunto 100 milioni in più. Turco ogni fine settimana convocava a Taranto tavoli super blindati col prefetto (e da cui sindacati hanno lamentato di essere stati tenuti fuori). Duecento tavoli e neanche un bullone inserito. Solo chiacchiere ma nessun cantiere avviato. Tant’è che il predecessore di Mara Carfagna al ministero del Sud, Giuseppe Provenzano, che a questo acquario green ci teneva più di Turco, lo fece inserire nel Pnrr. Finché il dossier è passato al ministro Carfagna, che però per prima cosa ha avviato a luglio scorso una due diligence per verificare lo stato dell’arte. Questo documento verrà presentato oggi, ma il Foglio ha già avuto modo di visionarlo.
Ebbene siamo di fronte all’unico acquario al mondo senza pesci. E senza neanche tartarughe o mammiferi. Insomma l’acquario green che doveva rilanciare Taranto è un acquario virtuale, digitale, con i pesci in 3D, insomma un acquario finto. “L’unico acquario al mondo senza animali” ha detto orgoglioso l’ex sindaco Pd di Taranto, ora sostituito dal commissario prefettizio dopo che la sua maggioranza ha consegnato le firme al notaio. “Dall’analisi – è scritto nella due diligence – emergono l’assenza di impegni finanziari sulle risorse disponibili, l’assenza di una progettazione specifica anche a livello di fattibilità tecnico economica e l’evidente rischio di non conseguire le obbligazioni giuridicamente vincolanti entro il termine stabilito dal CIPE (31.12.2022). Pertanto, si presenta la necessità di valutare una riprogrammazione”. Inoltre “dalla medesima documentazione non emergono elementi sufficienti a sostegno dell’ipotesi che non vi sia necessità di bonificare il sito prima dell’avvio delle opere”.
Del resto anche per il famoso investimento Ferretti, leader cinese degli yacht di lusso, servono 137,5 milioni per le opere di bonifica e infrastrutturazione dell’area da coprire con risorse pubbliche. E degli 85 che Turco aveva sbandierato come investimento privato, Ferretti oggi ne vuole mettere solo 50 e ne chiede altri 14 al Mise. Per questo Forza Italia vuole toglierli all’acquario finto e metterli per le bonifiche vere. Ma il vice Conte tuona: “La proposta del ministro Carfagna è uno schiaffo alla città di Taranto. È inaccettabile stralciare un progetto del governo Conte II che mira a creare un centro turistico multimediale di cultura del mare. Si tratta di una fondamentale infrastruttura che mira a riconvertire sul piano economico, sociale e culturale un territorio che, con fatica, negli ultimi anni sta cercando di diversificare il suo assetto strategico. Il Movimento 5 stelle – continua Turco chiamando all’appello anche Michele Emiliano – chiede a tutte le istituzioni territoriali di difendere i progetti programmati che rappresentano concrete e importanti risposte alla crisi economica, sociale e culturale di Taranto. Non si può consentire che venga arrestato un processo oramai avviato di riconversione e riqualificazione”. Forse sono rimasti al parco giochi acquatico al posto di Ilva.