la festa dell'ottimismo

Il presidente Marsilio (meloniano) è per l'obbligo vaccinale

"Non mi scandalizza l'idea di vaccinare i bambini", dice il governatore dell'Abruzzo, che al green pass preferirebbe l'obbligo. Ma a Fratelli d'Italia, assicura, non interessano i voti dei no vax

Valerio Valentini

“Non mi scandalizza l’idea di vaccinare i bambini: decidono i medici se i farmaci sono sicuri, e dobbiamo fidarci delle istituzioni sanitarie”. Intervistato alla Festa dell’Ottimismo del Foglio, il governatore dell’Abruzzo, Marco Marsilio, dirigente di Fratelli d’Italia, s’è espresso così. Parole misurate rispetto ai toni molto critici che altri dirigenti FdI hanno spesso assunto nei confronti della campagna vaccinale. “Quello che consiglio è una linea di prudenza sull’obbligo per i bambini, perché l'impatto emotivo nei confronti delle famiglie e dei genitori sarebbe molto forte. I pediatri dovranno essere in prima fila: se sapranno usare parole convincenti con i genitori, sono convinto che la grande maggioranza farà vaccinare i loro bambini. Ma se invece di questo lavoro di costruzione del consenso e di informazione, si farà l’errore di obbligare tutti a vaccinarsi altrimenti non si va a scuola, all’asilo, non si gioca a pallone con i coetanei, ebbene, i cortei no vax si riempiranno. Molti di quelli che si sono vaccinati due, anche tre volte, non vorrebbero portare i propri bambini a vaccinarsi, questo realisticamente lo dobbiamo capire. Ma mi pare che fino ad oggi il governo abbia anticipato che non vorrà mettere l’obbligo”.


Però le critiche al green pass Marsilio non se le è risparmiate. Non è una posizione in contraddizione con gli sforzi del governo? “Innanzitutto vorrei evidenziare che, in quanto presidente di regione, sono un protagonista della campagna vaccinale. Siamo noi amministratori regionali a gestire gli hub vaccinali e a dare la possibilità agli italiani di vaccinarsi. Il super green pass non mi scandalizza, così come non mi scandalizza l’idea dell’obbligo vaccinale: è una possibilità prevista dalla Costituzione. Ciò che contesto è il fatto che non si parli chiaramente ai cittadini. Come si è mosso lo stato? Ha preso la scelta strategica di presentare il vaccino come facoltativo, una libera scelta. Se però poi si impedisce a chi non si vaccina di lavorare e di ricevere lo stipendio, allora la scelta viene meno, e si attua un obbligo surrettizio. L’unica cosa che manca rispetto all’obbligo è l’indennizzo: questo è il tema che pongo. Lo stato dovrebbe mandare un messaggio rassicurante ai cittadini quando chiede di vaccinarsi non solo per la propria protezione, ma perché è un dovere morale e sociale a beneficio di tutta la comunità. L’indennizzo in caso di effetti collaterali, che sono pochi ma esistono, sarebbe la prova che siamo certi dell’efficacia dei vaccini, della loro sicurezza e della loro necessità. Invece lo stato ha sempre respinto questa possibilità con giustificazioni incomprensibili. Però, poiché per quanto riguarda le misure di contrasto alla pandemia è stata fatta una dozzina di decreti legge, credo che la proposta di esplicito diritto all'indennizzo presentata da FdI avrebbe dato alla parte che non si è ancora vaccinata una fonte di rassicurazione in più. Ho incontrato molte di queste persone e in tanti mi hanno detto che, di fronte all’introduzione di un indennizzo o addirittura dell’obbligo, andrebbero a vaccinarsi”. 


Ma allora l’impegno della politica non dovrebbe essere tutto rivolto a un’efficace campagna di sensibilizzazione sulla necessità del vaccino? “Sì, una comunicazione che però non può funzionare se lo stato ha questo doppio volto che lascia un sospetto nei più scettici, in chi non si fida del potere. Guardiamo agli stati dell’Europa dell’est, compresa parte della Germania: storicamente hanno avuto governi di cui non si fidavano, che gli raccontavano di vivere nel paradiso dei lavoratori e invece facevano la fame, e oggi sono paesi dove l’invito del potere a vaccinarsi è meno ascoltato. Ma anche in Italia e in occidente in generale c’è una parte di popolazione che non si fida e pensa di poter trovare verità alternative su internet. Il diritto all’indennizzo metterebbe lo stato al riparo dalla critica di non essere certo in primis della sicurezza del vaccino. Immaginiamo qual è il ragionamento del complottista, senza esserne complici”. 


Si può dire che al suo partito non interessa inseguire i voti no vax? “Assolutamente, come ha fatto per il M5 il ministro Di Maio, che pure ha candidamente ammesso che buona parte del movimento era No vax e faceva i cortei contro il ministro Lorenzin. FdI non li ha mai fatti e ha approvato il green pass quando è servito ad aprire l’Europa ai viaggi, a costruire un circuito di fiducia e a far ripartire l’economia. Peraltro penso che i veri No vax siano una frazione marginale, il 2 o il 3 per cento. Quello che invece deve far riflettere il governo nelle sue granitiche certezze è per quale motivo la fascia che si sottrae alla vaccinazione è al 10, 15 per cento. E onestamente, se dovessimo capire a un certo punto che l’adesione spontanea incontra un limite invalicabile che ci fa rimanere in condizioni di pericolo, non mi scandalizzerei se si optasse per l’obbligo”.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.