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L'intervista

Parla Armando Spataro: "Inaccettabile che un giudice sia anche politico. I partiti non dovrebbero candidarli"

Dei magistrati no vax cosa ne pensa? “Rimango ammutolito. Come lo rimango quando sento magistrati che usano una comunicazione enfatica, volta all'autoesaltazione.

Carmelo Caruso

"Un magistrato che fa anche il consigliere comunale lede l'immagine di indipendenza e autonomia. E' un vulnus. Basta alle conferenze stampa teatrali dei procuratori. La proposta di utilizzare il sorteggio per il Csm è immonda"

Roma. Armando Spataro, da ex, ha mai desiderato una candidatura? L’ha cercata? Le è mai stata offerta? “Non l’ho mai desiderata, non l’ho cercata, non mi è mai stata offerta”. Se le fosse stata offerta quale sarebbe stata la sua risposta? “Avrei ringraziato e risposto di no”. Per quale ragione? “Perché è un altro mestiere, una funzione alta ma non è la mia”. La sua è stata quella di ex procuratore della Repubblica a Torino, sostituto e aggiunto a Milano, ed è stato membro del Csm, l’organo che in questi giorni ha “dovuto” autorizzare il ritorno in magistratura di Catello Maresca, giudice a Campobasso e nello stesso tempo consigliere comunale a Napoli, dopo essere anche stato candidato sindaco. E’ un fenomeno che per la ministra  Cartabia “non deve mai più ripetersi”. Lei perché si sarebbe sentito fuori posto? “Perché l’immagine di indipendenza e autonomia, sarebbe stata compromessa. E’ un vulnus sufficiente. Trovo infatti inaccettabile la possibilità di esercizio contemporaneo delle due funzioni che, peraltro, qualsiasi magistrato, in tale situazione, non potrebbe mai svolgere efficacemente”.


Proprio ieri, la ministra della Giustizia, ha ragionato della riforma del Csm con i partiti. Il vicepresidente David Ermini ha invece auspicato una riforma per evitare le “porte girevoli politica-magistratura”. Caro Spataro, è più facile impedire a un magistrato di candidarsi o più semplice, e forse urgente, chiedere a un partito di non farlo mai più? “La mia convinzione è che non è possibile limitare il diritto di elettorato passivo. Non si può negare, neppure a un magistrato, l’attività politica. Si dovrebbe, e si può, discutere invece dell’inopportunità che un magistrato si candidi a ruoli politici in amministrazioni locali dove ha operato. Deve però essere il partito a valutare sempre l’opportunità e il merito della candidatura”. E se invece si provasse a vietarlo per legge? “Innanzitutto bisogna essere onesti e dire che questo fenomeno non riguarda solo i magistrati”. Chi tocca? “Nel passato ha riguardato prefetti, generali, questori. Io sono dell’opinione che, in modo equilibrato, completo, si dovrebbe valutare, anche la compatibilità dell’impegno politico con il precedente esercizio di altre pubbliche funzioni”.

 

Cosa e chi impedisce di vietare a un magistrato di fare il magistrato se ricopre nello stesso tempo un incarico politico? “Lo impedisce la Costituzione. E’ l’articolo 51, comma 3. E’ un articolo chiaro. Chi si candida non può perdere il precedente posto di lavoro”. Non sarebbe possibile vietare almeno di candidarsi nello stesso collegio dove il magistrato ha operato? “E’ un altro punto delicato. E’ evidente che chi si candida confida di spendere la propria credibilità nel luogo dove ha svolto la sua funzione. Anche in questo caso non lo si può impedire senza stravolgere la carta”.

 

Prima di continuare l’intervista, va precisato che neppure il Csm conosce l’elenco dei magistrati che svolgono nello stesso tempo il ruolo di magistrato e siedono in un ente territoriale. Non esiste infatti un obbligo di aspettativa per chi si candida in un ente territoriale al di fuori del distretto in cui esercita l’attività di magistrato. Quello che non è vero è che non si possa fare nulla.

 

Ecco cosa suggerisce Spataro: “Se non si vuole modificare la Costituzione e continuare a garantire l’elettorato passivo è possibile ragionare su alcune modalità”. Cosa immagina? “Si possono prevedere periodi di decantazione in modo da permettere ai magistrati, dopo il mandato, di rientrare lontano dai distretti in cui hanno operato”. Intende di ricorrere al “fuori ruolo”? Non si dice che siano troppi i magistrati fuori ruolo? Non è pure questa un’altra distorsione? “E io ritengo invece che sia una buona soluzione. Mi riferisco, in particolare, a incarichi amministrativi anche internazionali. Si parla molto delle criticità del sistema giudiziario italiano e di episodi inaccettabili, ma si tace sul fatto che il nostro è un sistema-modello per gli altri stati europei e che i magistrati italiani svolgono ruoli importanti in istituzioni sovranazionali ove sono richiesti per la loro qualità”.

 

E si dice poco che non sono molti i magistrati che hanno scelto la candidatura anche quando sono in andati in pensione. Gherardo Colombo si è dedicato ai libri e alla solidarietà. Spataro scrive, ad esempio, su quotidiani e insegna all’ Università. “Ma questo non significa che non ci siano stati magistrati che hanno fatto bene in politica”. Non crede che la politica li abbia solo candidati per esibirli, mercificarli, farne delle medagliette? “E’ un rischio che il magistrato corre e di cui dovrebbe sempre rendersi conto”. Anche lei è del parere, come ha suggerito qualche importante magistrato, che per risolvere la crisi del Csm si debba ricorrere al sorteggio? “La trovo un’ipotesi immonda, anticostituzionale, toglie dignità ai cittadini e alla magistratura stessa”.

 

La riforma Cartabia è una buona riforma? “Non sta a me giudicare il lavoro di un ministro. Quello che posso dire è che ha avuto capacità di ascoltare. La riforma era necessaria, utile, imposta da leggi e sentenze europee. Sono pochissimi i punti criticabili della sua riforma”. Dei magistrati no vax cosa ne pensa? “Rimango ammutolito. Come lo rimango quando sento magistrati che usano una comunicazione enfatica, volta all’autoesaltazione. Sentire che la loro inchiesta è ‘la più grande inchiesta dai tempi di Falcone’, mi lascia perplesso. Sono quelli che si lamentano che i giornali e le televisioni non abbiano dato adeguato risalto. Sono conferenze stampa teatrali”. Si sta riferendo al procuratore Gratteri? “Diciamo che mi riferisco a una tipologia di interventi”.

 

Per finire. Da magistrato ha indagato sui no tav. E’ vero che i no vax sono come loro? “Ci sono punti di contatto. Quello che tuttavia trovo sconvolgente sono le omissioni d’impegno degli intellettuali. La libertà di pensiero è indubbia ma come non vedere il confine che i no vax, come i no-tav, hanno oltrepassato? Violenze, minacce? Mi sarei atteso dagli intellettuali un atteggiamento più severo”. La chiamano libertà. Volterriani? “Non contesto la loro libertà di non vaccinarsi, ma non posso accettare che la loro libertà metta in pericolo la salute degli altri”.  
 

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio