sì ma non ora, grazie
"Congresso del Pd? No, macché". Bonaccini vuole fare il segretario, ma non lo dice
Il nuovo libro del presidente dell'Emilia Romagna, presentato a Milano insieme a Gelmini e Maran, è il suo manifesto politico. Mira alla guida del partito, ma non subito. "Ora dobbiamo dare una mano al governo". Il cui futuro dipende dalla partita del Colle
"Congresso? No, macché". Una risposta, con l'accento simpatico di Stefano Bonaccini, originario di quell'Emilia che sta in val Padana, che vale come un concretissimo programma politico. Il presidente dell'Emilia Romagna arriva a Milano alla Fondazione Stelline per presentare il suo libro insieme a Mariastella Gelmini e a Pierfrancesco Maran, grande vero talento politico nato sotto la Madonnina e recordman di preferenze, nell'ambito della kermesse "Direzione Nord 2021", l'appuntamento fisso che ogni anno raduna i big della politica e dell'imprenditoria in un luogo privo di connotazioni partitiche all'ombra della bellissima cupola di Santa Maria delle Grazie. Quindi, il manifesto di Bonaccini è il suo libro, e non ci vuole molto a capire che la guida spirituale della riscossa contro il Salvinismo di piazza aspira a diventare leader del suo partito. Ma no, non adesso. No, macché (appunto).
"Quando si è dimesso il mio amico Zingaretti qualche dirigente del partito disse 'facciamo il congresso'. Ma secondo lei avremmo potuto fare il congresso mentre quadruplicavamo i posti letto, c'era la pandemia che infuriava, 90mila posti di lavoro perduti in Emilia Romagna? No, macché. Ma noi ci potevamo permettere un congresso cioè chiuderci come imbecilli per quattro mesi per le regole che abbiamo nel nostro statuto, prima tra gli iscritti e poi tra gli elettori mentre il paese fuori aveva paura di morire, di essere ricoverato? Ci avrebbero dovuto mandare via a calci nel sedere tutti".
E così Bonaccini chiama Letta. "Io sono tra quelli che telefonò a Enrico Letta mentre era a Parigi per dire: si fa anche il mio nome in un eventuale congresso. Ma se tu vieni, io ti sosterrò perché abbiamo bisogno di una soluzione unitaria che non ci faccia perdere tempo".
Però la pandemia pare essere abbastanza sotto controllo, e dopo il Colle bisognerebbe andare a congresso? "No, macchè... Ma secondo lei il Paese si può permettere il congresso? No, macché... Ora noi dobbiamo dare una mano al governo. Perché se ripartiamo come stiamo ripartendo, se la pandemia sarà sconfitta, allora io penso che gli italiani che sono meno scemi di quanto qualcuno pensi, premieranno chi è stato leale verso il governo, e non premieranno chi invece alla mattina era nel governo e alla sera faceva opposizione. Quindi io devo fare il presidente dell'Emilia Romagna, e una volta che ci saranno state le politiche, io sono a disposizione per fare qualunque cosa mi si chieda, compreso il fatto che se mi dicessero "no grazie, grazie di tutto", io sarei comunque contento perché nella mia vita politica ho ricevuto più di quanto mi meritassi".
Insomma, sì, ma grazie non ora. Bonaccini usa parole forti anche sull'autonomia: "E' stata l'impostazione di Lombardia e Veneto che l'ha frenata fino ad oggi".
Ma Mariastella Gelmini, ministro proprio alle Autonomie e ai rapporti con le Regioni, è ottimista: "Se il governo procede, entro la fine della legislatura possiamo approvare la legge quadro sull'autonomia. Siamo pronti, perché la legge quadro c'è e le intese ci sono a fare questo passaggio come anche a dare poteri speciali a Roma. La scelta che il ministro Boccia aveva delineato di una legge quadro nazionale la condivido e credo che possa accompagnare, se il governo andrà avanti, la messa a terra non solo del Pnrr ma anche l'autonomia. Perché oggi ci sono le condizioni per tenere a livello nazionale materie che devono avere un’impronta unitaria, ma dall'ambiente ai beni culturali, alle politiche per l'occupazione c'è la possibilità di benefici al cittadino dove siano chiare le competenze".
Ovviamente se il governo va avanti dipende dalla partita del Colle. Draghi o non Draghi? Gelmini, Bonaccini e Maran sono tutti concordi: "Vada avanti". "È un bel segnale che Mattarella non voglia andare avanti. Il prolungamento è stato un errore con Napolitano e sarebbe un errore oggi. Il paese non ha bisogno di eroi. Adesso la politica deve trovare una figura in cui tutti ci si possa riconoscere", spiega Maran. Chiosa Gelmini: "Sì, però si può anche pensare a qualcuno che non sia per forza a sinistra, eh... Da editore, prima che da politico, Berlusconi è stata una figura riconosciuta da tutti". Sipario.
L'editoriale dell'elefantino