La strana coppia
Meloni&Letta. Più duellano e più si legittimano, reciprocamente
Quando si attaccano l’un l’altra sempre lasciano intuire agli spettatori che nei loro rapporti ci sia qualcosa di nemico ma pure di complice, negli occhi, nei gesti, che li rivelano avversari eppure alleati in un medesimo codice. E così non c’è più spazio né per Salvini né per Conte
Complici come il caldo con il freddo, il nord con il sud e la luna con il sole, domenica sera Giorgia Meloni ed Enrico Letta, la leader della destra e il leader della sinistra, sempre specchiandosi l’uno nell’altra, si sono cimentati in un duello a distanza. Dopo essersi infatti tanto cercati e incontrati pubblicamente in questi mesi, al punto da aver indispettito e anche insospettito la destra della destra e la sinistra della sinistra (“questi due hanno un accordo sul Quirinale” deve aver pensato il non lucidissimo Matteo Salvini), ecco che i due leader opposti d’Italia si sono incontrati-scontrati per l’ennesima volta. L’altro ieri, appunto.
E allora Giorgia ha dato a Enrico del “Casalino di Macron”, un po’ scoattando come si dice a Roma, mentre Enrico su Twitter ha ironicamente fatto il verso a Giorgia e alla sua proposta di un presidente “patriota” opponendole la fotografia di Sandro Pertini. #Patriota, sì, ma non del genere che forse intendeva lei. Sembra così essere iniziata una lotta che è come una reciproca legittimazione. Non il patto del Nazareno che Berlusconi tentò di chiudere con Renzi, non un patto per fare insieme delle riforme, né tanto meno probabilmente un accordo sotterraneo per eleggere insieme il presidente della Repubblica (cosa che teme Salvini), bensì un armonico disaccordo che allude al mutuo riconoscimento, alla spartizione della politica italiana per sfere d’influenza: tu di qua e io di là, tu governi la sinistra e io la destra. Fuori i secondi.
E infatti, mentre litigarellano o dialogano da opposte posizioni, Meloni e Letta sanno bene che il loro conflitto, il loro reciproco punzecchiarsi, equivale all’oscuramento di tutti gli altri. Quasi, verrebbe da dire, alla promessa vicendevole d’essere i prossimi compatibili nemici d’Italia. Non c’è spazio per nessun altro. Tutti comprimari. Tutti spariti. Niente più Salvini, Berlusconi, Renzi, Conte, Di Maio... Puff! Non c’è più nessuno. Scomparsi. Perché quando Giorgia riconosce Enrico, ed Enrico riconosce Giorgia, ecco che il proscenio sempre di più viene integralmente occupato dalla loro sola presenza. Vasta e debordante. Lei vestita di bianco e lui di grigio, che duellano ma si fanno anche i complimenti. Da Vespa, per esempio, settimane fa, era tutto un “come ha detto bene Enrico” e un “ho ascoltato con attenzione le parole di Giorgia”.
A dimostrazione del fatto che anche quando si attaccano l’un l’altra sempre lasciano intuire agli spettatori che nei loro rapporti ci sia qualcosa di nemico ma pure di complice, negli occhi, nei gesti, che li rivelano avversari eppure alleati in un medesimo codice: il nipote della Dc e la nipote del Msi. Scuola politica, tradizione e grammatica. Pedigree. Il duello equivale ovviamente al mutuo riconoscimento. E si vedrà a breve quale sarà la prossima tappa di questo conflitto itinerante costruito per escludere il resto del mondo. Il maggioritario, il Quirinale, le elezioni anticipate? Chissà. Più se le danno e più si tengono.