Il ministro della Salute Roberto Speranza e il premier Mario Draghi (Ansa)

Piano con le parole

Diritti e Covid. Prolungare lo stato di emergenza non è uno scandalo (e non è illiberale)

Giacinto della Cananea

Dai rischi imminenti per la salute pubblica alla necessità di intervenire tempestivamente, fino al consenso che dovrà passare per il Parlamento. Perchéi timori e le critiche contro la proroga fino al 31 marzo 2022 decisa dal Consiglio dei ministri sono eccessive

La decisione con cui il Consiglio dei ministri ha prolungato la durata dello stato di emergenza fino al 31 marzo 2022, com’era prevedibile, ha suscitato un vivace dibattito, in cui si spesso il piano della legittimità e quello dell’opportunità si sovrappongono, mentre è bene tenerli distinti. Per cominciare, ricordiamo come si sia arrivati alla situazione attuale. Lo stato di emergenza è stato proclamato per la prima volta il 30 gennaio 2020, dopo che l’Organizzazione mondiale della sanità aveva dichiarato che l’epidemia di coronavirus manifestatasi in Cina costituiva un’emergenza di sanità pubblica d’interesse internazionale. In seguito, è’ stato prorogato, da ultimo il 22 luglio 2021.

 

Stato di emergenza, ecco perché la proroga non è uno scandalo

Sul piano della legittimità, all’ulteriore proroga sono mosse varie critiche: che fin dall’inizio non si dovesse utilizzare il codice della protezione civile del 2018, ma la disciplina delle epidemie; che, dopo quasi due anni, non vi è il presupposto - cioè il fatto nuovo - richiesto dal codice della protezione civile; infine, che l’emergenza non può essere protratta strumentalmente, per permettere agli apparati amministrativi di servirsi di procedure abbreviate e di contabilità speciali. Quest’ultima notazione è ineccepibile. È vero anche che due anni fa è stato un errore non avvalersi della disciplina della profilassi internazionale. All’altra critica, si può – invece – obiettare che l’articolo 24 del codice ricollega la dichiarazione dello stato di emergenza “al verificarsi degli eventi … ovvero nella loro imminenza”. È sufficiente, quindi, che vi sia una ragionevole valutazione circa l’imminenza di eventi suscettibili di mettere a rischio la salute pubblica. Detto ciò, bisogna anche dire però che il codice stabilisce un termine massimo di due anni, per cui occorrerà modificare la disciplina vigente e verificare, così, il consenso di cui il governo dispone in sede parlamentare.

Non è vero che il Parlamento non potrà pronunciarsi in merito

Nel frattempo, però, la proroga dello stato di emergenza è contestata da quanti ritengono che il governo abbia agito in modo frettoloso o sproporzionato o temono che le libertà e la democrazia a siano esposte a rischi. Questo timore è eccessivo, perché di norma le decisioni prese si sono fondate sulle istruttorie tecniche svolte dagli organi ausiliari. Inoltre, le garanzie costituzionali, pur messe a dura prova, hanno mostrato una buona tenuta e questa volta il Parlamento dovrà pronunciarsi sulla revisione delle disposizioni sulla protezione civile. Infine, nel valutare la decisione presa dal governo, bisogna tenere conto che essa serve a fare tutto quanto è possibile per far diminuire la velocità di diffusione del virus e per fornire una rete di protezione a tutti, soprattutto ai più vulnerabili. Se riuscirà a far ciò, e al tempo stesso ad assicurare la continuità degli altri grandi servizi pubblici, dall’istruzione alla giustizia, e a mostrare progressi effettivi in vista del ritorno agli ordinari strumenti di azione, il governo potrà contrastare più efficacemente il pessimismo e la sfiducia.