dopo monda

Per i maschi del Pd la donna è un'arma politica

Salvatore Merlo

Nel Partito del centrosinistra vige una regola: la guerra (tra uomini) si si fa usando le quote di genere. E dopo i capigruppo adesso tocca alla festa del cinema di Roma

Quando si trovò di fronte al muro apparentemente inscalfibile che deputati e senatori gli opponevano a difesa dei due capigruppo di Camera e Senato, due dirigenti nazionali che peraltro non avrebbero mollato il loro incarico nemmeno se sottoposti a bombardamento dei B-52 americani, ecco che il neosegretario del Pd Enrico Letta, dopo tanto dolente rimuginare, fu all’improvviso attraversato da uno di quei brividi di genio che di solito accendono come una fiammata lo sguardo e anche il sorriso: due donne, accidenti! Qua ci vogliono due donne!  

  

L’unico modo infatti per far fuori due maschi protettissimi, potenti, conosciuti e soprattutto assai attaccati alla poltrona cui li aveva imbullonati Matteo Renzi, era quello di opporgli il dispositivo ideologico più formidabile che esista nel centrosinistra: la questione di genere. Fu così che Letta, felicissimo, recuperò (o quasi) il controllo dei gruppi parlamentari del Pd, fece fuori i barbuti Graziano Delrio e Andrea Marcucci (soprattutto quest’ultimo era il suo bersaglio), sostituendoli con Debora Serracchiani e Simona Malpezzi. Tutti mugugnavano, certo. Ma nessuno si oppose. Non pubblicamente. E come avrebbero potuto mai? Sostenendo che cosa?
       

Insomma nel Pd la questione femminile, o questione di genere che  dir si voglia, è più che altro  un sistema che i dirigenti (ovviamente  tutti maschi) usano per farsi la guerra tra loro. Altrove è talvolta moda. Nel Pd invece è cinismo puro. In pratica la questione di genere  serve a risolvere conflitti di potere. A rimuovere persone. È infatti all’incira quello che sta succedendo, proprio in queste ore, a Roma. In quella specie di brodo maleodorante che nella capitale va sotto il nome di “sistema culturale” (direzioni di musei, teatri, spazi espositivi e quant’altro), insomma in quel luogo di spensierata lottizzazione che da sempre accende i più cupidi desideri del Pd, ecco che un’altra donna potrebbe diventare l’arma di fine mondo con la quale il solito famelico gruppo di maschi cerca di conquistare una fortezza fin qui apparentemente inespugnabile: la festa del cinema di Roma.

   
L’attuale direttore, Antonio Monda, è infatti un mezzo moloch. Un paracarro di marmo. Amicissimo di tutti. Ma davvero di tutti. Insomma sono due mesi che Goffredo Bettini assieme a un pezzo del Pd cerca di fare la festa al direttore della festa. Ma non ci riesce. Niente da fare. Impossibile. Quello è iperdifeso. Quando Roberto Gualtieri è andato, per esempio, a trovare Papa Francesco è addirittura successo che un alto prelato si è avvicinato al sindaco di Roma: “Ma Monda lo confermate, no?”. Incredibile. Due minuti dopo il sindaco ha ricevuto pure una telefonata di Gianni Letta. Sul serio. Persino il ministro della cultura, Dario Franceschini, è stato circondato. Il direttore della festa del cinema, in pratica, è più blindato di un carrarmato. E allora adesso, dal nuovo quartier generale di Parigi, lì dove Goffredo Bettini sta passando le feste, ecco l’idea. Idea geniale, benché in realtà sempre la stessa: una donna! Buttiamogli in testa una donna e così gli facciamo fare il botto. Com’è che non ci abbiamo pensato subito? E così, seriamente compenetrati come sono nella questione epocale della parità di genere, questi dirigenti del Pd insistono. Ci credono. Il femminismo per loro cos’è, d’altra parte? Una donna come caterpillar. Ora basta solo trovarne una.
           

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.