Addio euroscetticismo
FdI si dà un volto governista e lancia la scuola di “europeismo”
Al via la scuola politica “Europa e territori: conoscere per costruire il futuro”: progetto lanciato da Raffaele Fitto, copresidente del gruppo Ecr a Bruxelles. La fine dell’ostracismo verso i conservatori nell’euroassemblea è un modo per Fratelli d'Italia di marcare la differenza con Salvini
Dalle letture delle pagine comunitariste de “Il gabbiano Jonathan” di Richard Bach alle pagine poco letterarie ma attualissime dei regolamenti comunitari di Bruxelles: la destra di Giorgia Meloni in Italia si dà un volto sempre più governista, e nella rotta verso Palazzo Chigi, lancia una sua scuola di “europeismo”. Addio dunque all’euroscetticismo populista: Fdi investe sulla formazione di una classe dirigente pronta a muoversi con disinvoltura nei corridoi di Bruxelles “per difendere l’interesse nazionale”. L’iniziativa, intitolata “Europa e territori: conoscere per costruire il futuro”, è promossa da Raffaele Fitto, co-presidente del gruppo dei Conservatori nel parlamento continentale, partito di cui è presidente europeo proprio la Meloni. Gli incontri si terranno in una prima fase in Puglia, ma il format sarà riproposto in tutto il Sud Italia.
Lezioni modello master
"Funzionari e dirigenti della Commissione e del parlamento europeo saranno i docenti delle lezioni”, spiega Raffaele Fitto, che ha presentato il progetto a Bari insieme al deputato e coordinatore regionale Marcello Gemmato (meloniano doc) e ad Andrea Piepoli, tra i leader di Gioventù nazionale. Il cambio di paradigma è presto fatto: l’approccio rispetto all’eurostato è dialettico e non conflittuale come quello di “Identità e democrazia", il gruppo delle destre lepeniste di cui fa parte la Lega di Matteo Salvini. Restano punti cardine le battaglie contro il “nutriscore” o la direttiva lessicale laicista “anti Natale”, ma la parola “Europa” è declinata in maniera differente rispetto al recente passato in cui era associata ad una immagine “matrigna”.
“Abbiamo sentito il bisogno di organizzare un ciclo di lezioni, coadiuvati dalla Fondazione Tatarella - argomenta Fitto - perché puntiamo a rafforzare la consapevolezza nei gruppi dirigenti, nei giovani e negli amministratori della rilevanza della scelta conservatrice. Insisteremo sul dato valoriale e sulla dimensione sovranazionale del progetto della Meloni, alla luce dei rapporti con l’Ue e con le grandi famiglie mondiali di quest’area, dai repubblicani americani ai tory inglesi al Likud”. La scuola europeista allarga ulteriormente il solco dalle posizioni di Salvini, che puntava a un nuovo gruppo delle destre identitarie (fallito anche per la freddezza meloniana). Fitto non polemizza ma precisa: “Non siamo europeisti tout cort né antieuropeisti. Non ci piace questa Europa. La Meloni del resto è cresciuta grazie alla coerenza delle posizioni, un unicum, e alla competenza, ovvero alla capacità di criticare con proposte”. E aggiunge: “Per cambiare l’eurostato devi conoscerlo. Da qui la scuola”.
I temi oltre gli slogan
Coesione sociale, Pnrr, Green new deal, riforma dell’Ue, geopolitica e Mediterraneo sono solo alcuni temi delle giornate di studio. L’ideologia del “green a tutti i costi” non seduce Fitto: “Tutti siamo a favore dell’abbattimento delle emissioni, ma una declinazione esasperata porta a scelte insostenibili, anche per la tempistica, e mette in ginocchio il nostro sistema produttivo. Cina, Russia e India non adottano misure così drastiche, mentre noi produciamo solo il 9% delle emissioni globali. Ci vuole concretezza, non slogan, anche per difendere l’occupazione in Italia”. Il focus su esteri e sui migranti? “L’immigrazione è il tema dei temi, impatta sulla geopolitica. Abbiamo tre fronti aperti: quello del Mediterraneo centrale con le instabilità nel Nord Africa, quello della Turchia, dove l’Ue ha mostrato ambiguità nelle relazioni con Erdogan, mettendo in campo 10 miliardi di euro, e il fronte polacco che è tutto politico per la crisi con la Bielorussia. Non dimentichiamo poi che in Libia ci sono sempre più Turchia e Russia, e in poco tempo la leva migratoria potrebbe diventare una formula di accerchiamento per l’Europa, al fine di ottenere risorse con flussi strumentali".
Rompere l’isolamento a Bruxelles
"A gennaio ci sarà un passaggio cruciale. Non c’è una sola ragione che giustifichi il cordone sanitario per escludere i conservatori dai ruoli di vertice del Parlamento”, conclude Fitto, alle prese con un delicato lavoro di tessitura di rapporti e relazioni per superare l’ostracismo sancito dall’asse Ppe-socialisti. Avere i conservatori pienamente legittimati negli organismi europei sarebbe un passo rilevante nella prospettiva di Fdi in maggioranza di governo a Roma, e quindi con la chance di indicare la stessa Meloni come premier.