L'analisi
Cingolani e Giovannini, due ministri finiti nel gorgo del Pnrr
Il titolare dei Trasporti vuole espandere il numero di opere da commissariare, ma col suo elenco indispettisce il Parlamento. Il responsabile della Transizione ecologica è alle prese con una battaglia quotidiana coi suoi tecnici, che frenano i progetti del Pnrr. L'allarme dei renziani. L'avvertimento di Draghi
La miccia l’ha accesa Mauro Coltorti, il presidente grillino della commissione Lavori pubblici al Senato. E’ stato lui, dopo essere stato contattato dal ministro Enrico Giovannini, a condividere con i colleghi del M5s di Palazzo Madama il dossier inviatogli dal ministero dei Trasporti. E siccome quel file contiene il nuovo elenco delle opere da affidare a un commissario straordinario, era inevitabile che generasse clamore. Anzitutto per i tempi: Giovannini ha fretta, vuole chiudere le pratiche entro l’anno, inviare alle Camere il decreto ad hoc nel giro di pochi giorni, senza consultare i partiti e i loro responsabili d’area. E già questo, in un Parlamento che denuncia costantemente una crescente marginalizzazione nell’azione legislativa, basta a creare malumori. Specie nel mondo a cinque stelle perennemente in subbuglio, e specie nella pattuglia di Palazzo Madama.
E però, oltre i contorcimenti del grillismo, c’è di più. Ballano del resto 2,1 miliardi di costi stimati, e già questo dà il senso dell’intervento. Ci sono la Maglie-Santa Maria di Leuca in quel di Lecce e la Circumetnea a Catania. il nodo ferroviario di Bari nord e l’anello di Palermo, la velocizzazione dell’asse tra Milano e Genova, il collegamento tra Olbia e l’aeroporto, la Caltagirone-Gela. Ci sono i lavori sul porto e l’aeroporto di brindisi, poi gli interventi sul palazzo di giustizia di Milano e la nuova sede dei reparti d’eccellenza dell’Arma dei Carabinieri a Livorno. In totale sono dodici opere, che s’andrebbero ad aggiungere alle 102 già commissariate. Un elenco sterminato che potrebbe perfino lievitare ulteriormente, se qualcuna delle 32 infrastrutture stralciate all’ultimo dagli uffici di Porta Pia, per questioni contabili o per mancanza dei requisiti richiesti, dovesse poi essere riammessa nel computo.
E non è solo una questione di numeri. “Il punto – spiega ad esempio Raffaella Paita (Iv), presidente della commissione Trasporti della Camera – è che il commissariamento ha un senso se serve a velocizzare”. E invece? “E invece i commissari si ritrovano spesso a doversi confrontare con la stessa folle burocrazia ministeriale che aveva reso necessario il commissariamento”. Insomma, un uroboro di lentezza. Lo sfogo della Paita non arriva a caso. Arriva, cioè, dopo l’incontro della deputata renziana con Vera Fioroni, ex ad di Rete ferroviaria italiana e scelta come uno dei 29 commissari nominati dal governo Draghi, audita alla Camera nei giorni scorsi. Delle otto opere che ricadono sotto il suo controllo, sei restano di fatto bloccate. E il motivo è sempre lo stesso: il mancato rilascio dell’autorizzazione di Via (Valutazione d’impatto ambientale) da parte del Mite. E qui si viene all’altro terminale dello scontento di parlamentari e addetti ai lavori: quel Roberto Cingolani che fa quello che può, per far cambiare mentalità e approccio ai suoi tecnici, ma si ritrova tuttavia a dover battagliare quotidianamente con un apparato ministeriale, ereditato in gran parte dall’èra grillina del generale Sergio Costa, che interpreta il proprio mandato come una costante ricerca del cavillo che serve a bloccare, a rallentare, a tutelare un paesaggio perennemente minacciato da ruspe e cantieri. Uno zelo che avrà pure nobilissime ragioni ecologiste, e che però mal si concilia con la necessità di realizzare i progetti contenuti nel Pnrr entro le scadenze concordate con la Commissione europea.
E siccome molte delle opere assegnate alla gestione commissariale intercciano le risorse del Recovery, certe lungaggini non sono consentite. “Per questo ho chiesto pubblicamente al ministro di Cingolani di accelerare l’iter delle autorizzazioni”, insiste la Paita. Proprio nei prossimi giorni la commissaria Fiorani presenterà i progetti di fattibilità tecnica per l’alta velocità sulla Taranto-Battipaglia e sulla Salerno-Reggio Calabria: e stando all’ultimo decreto “Semplificazioni”, tanto basterà per avviare i bandi di gara. Ma l’attuazione del piano andrà poi monitorata, con tutte le incognite del caso. Un tema, quello dei ritardi, che è stato sollevato anche da Mario Draghi nel corso della cabina di regia sul Pnrr, durante la quale il premier ha illustrato a ministri ed enti locali la relazione sullo stato d’attuazione del piano da inviare alle Camere. “Nel caso in cui ci siano difficoltà nell’attuazione dei progetti, queste vanno sollevate subito e sottoposte all’esame di questa cabina”, ha ammonito Draghi. Ricordando come i poteri sostitutivi da parte del Cdm, in caso di lentezze e inadempienze, restano qualcosa più di un’ipotesi, nella cassetta degli attrezzi di Palazzo Chigi.