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La variante della destra estrema 

Claudio Cerasa

Trump annuncia di aver ricevuto il booster e i suoi fan lo fischiano. E’ la dimostrazione che ciò che il populismo ha seminato non sparisce con la stessa velocità con cui i populisti vengono spazzati via alle elezioni

La decisione di Donald Trump di condividere con i propri elettori l’avvenuta ricezione del booster contro il Covid-19, decisione condita anche da un robusto endorsement per gli stessi vaccini messo in campo da parte dell’ex presidente degli Stati Uniti, ha posto agli osservatori di mezzo mondo una domanda che a voler essere brutali potremmo sintetizzare così: in che misura la destra estrema può essere considerata  un moltiplicatore dei molti problemi prodotti dalla pandemia? La risposta a questa domanda non può che partire dalla reazione avuta domenica scorsa a Dallas da alcuni sostenitori di Trump che alla notizia del booster di The Donald hanno reagito fischiando l’ex presidente degli Stati Uniti. La ragione è purtroppo molto semplice. In America, vi è una percentuale relativamente ampia di elettori repubblicani che fino a oggi si è rifiutata di ricevere anche una sola dose di vaccino (in tutto, in America i vaccinati con nessuna dose sono circa il 23 per cento del totale) e secondo una stima diffusa a fine novembre dalla Kaiser Family Foundation il 60 per cento degli americani non vaccinati è di fede repubblicana (mentre il 91 per cento dei democratici è vaccinato).

A questo, dato ancora più allarmante, va aggiunto il fatto che i governatori più ostili all’introduzione dell’obbligo di mascherina e all’introduzione dell’obbligo di vaccino per alcune categorie di cittadini sono proprio quelli repubblicani. E non è un caso che pochi giorni prima che Trump parlasse a Dallas, tanto per rimanere sul tema, l’ex governatrice dell’Alaska Sarah Palin, candidata vicepresidente repubblicana nel 2008, ha dichiarato a un evento conservatore in Arizona che “solo sul mio cadavere riceverò un’iniezione”, aggiungendo con aria rassicurante che “è meglio che non tocchino i miei figli”. Come se non bastasse, dal maggio 2021, secondo uno studio condotto dalla National Public Radio, le persone che vivono nelle contee che hanno votato massicciamente per Donald Trump in occasione delle ultime elezioni presidenziali hanno avuto quasi tre volte più probabilità di morire di Covid-19 rispetto a quelle che vivono in aree che sono andate al presidente Biden. Risultato: i primi 22 stati con i più alti tassi di vaccinazione per adulti sono andati tutti a Joe Biden nelle elezioni presidenziali del 2020, mentre Trump ha vinto in 17 dei 18 stati con i tassi di vaccinazione per adulti più bassi degli Stati Uniti.

 

Un quadro simile, se vogliamo, lo si registra anche in Francia, dove la destra estrema di Marine Le Pen, un po’ come è successo in Italia con la destra di Salvini e Meloni, ha evitato in questi mesi di opporsi ufficialmente ai vaccini, ma ha cercato modi creativi per mettersi dalla parte di chi ha scelto di non vaccinarsi, presentandosi come campione delle libertà individuali e indossando la casacca più dei Free vax che dei Sì vax (cosa che invece non ha fatto per esempio Viktor Orbán). Nei Paesi Bassi, tanto per allargare la nostra ricognizione, il Forum for Democracy di Thierry Baudet, passato da due a otto seggi parlamentari dopo le elezioni di marzo, ha battuto in questi mesi con successo il tamburo dello scetticismo sui vaccini. E domenica scorsa, in seguito alle proteste contro le misure scelte dal governo per fermare la pandemia, quando è arrivata la notizia che ad Amsterdam 30 persone sono state arrestate e sei rimaste ferite al termine di una mobilitazione promossa contro le regole introdotte per governare il Covid, si è scoperto che tra le sigle scese in piazza vi era ancora il Forum voor Democratie, che incidentalmente fa parte dell’Ecr, il partito conservatore europeo guidato da Giorgia Meloni. 
In Germania, la leader dell’AfD, alleato a sua volta con la Lega di Salvini al Parlamento europeo, Alice Weidel ha a lungo sottolineato e rivendicato la sua scelta di non essere vaccinata e lo ha fatto spacciando la sua libertà di scelta come un cardine della nuova libertà. Nelle elezioni federali di settembre, circa la metà degli elettori non vaccinati della Germania ha votato per l’AfD, e il partito estremista, nonostante abbia perso le elezioni lo scorso anno, ha mantenuto un forte sostegno in Sassonia e Turingia, che sono non a caso le regioni della Germania con i tassi di vaccinazione più bassi del paese. Allo stesso modo, ha scritto Foreign Policy in un articolo dedicato a questo tema, “lo scetticismo sui vaccini ha aiutato il Partito della libertà d’Austria (FpÖ) a trovare nuova credibilità con la sua base dopo che uno scandalo di corruzione ha colpito la sua leadership nel 2019”.

 

Il risultato di questa piccola ricognizione ci spiega bene perché gli elettori di estrema destra non riescono a sentirsi in sintonia con i propri leader quando questi, dopo aver passato anni a educare i propri elettori a essere in disaccordo aperto con l’establishment diffidando delle fonti ufficiali di informazione e non disdegnando le teorie del complotto in nome di una lotta contro il potere costituito, gli chiedono di non credere a chi dice che i vaccini possano danneggiare la fertilità, a chi dice che i vaccini contengano un microchip e a chi dice che il governo stia gonfiando il numero di morti per Covid-19 per controllare meglio le nostre vite. Nell’uscita dalla pandemia, il complottismo alimentato dalla destra è dunque una parte dei problemi della pandemia nella misura in cui (a) rallenta la fine di un incubo e (b) espone i cittadini a rischi mortali.

 

All’interno di questo ragionamento, l’Italia può essere considerata un esempio tutto sommato virtuoso solo grazie ai pragmatici governatori di regione del centrodestra (sia quelli della Lega sia quelli di Fratelli d’Italia) che hanno affrontato con responsabilità la stagione pandemica controbilanciando le pazzie free vax dei propri leader di partito. Ma gli elementi forse più interessanti che si indovinano alla fine del nostro ragionamento sono due e sono questi. Primo: ciò che il populismo ha seminato durante gli anni non sparisce purtroppo con la stessa velocità con cui i populisti vengono spazzati via alle elezioni. Secondo: in tempi di pandemia il contagio pericoloso non è solo quello veicolato dalle varianti ma è anche quello veicolato da un’ideologia tossica divenuta il collante delle destre estreme: il complottismo. E dunque provate a rispondere voi a questa domanda: che contributo sta dando per il prosieguo della pandemia la variante delle destre estreme? Risposta purtroppo facile. 

 

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.